Dress code a scuola, l’eurodeputata Ceccardi: “In classe si va vestiti in maniera decorosa!” Sui social è polemica: “Trovo assurdo considerare i bermuda indecorosi” e “Oggi non è libertà, è anarchia”

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Un post su X dell’eurodeputata della Lega, Susanna Ceccardi, ha riacceso il dibattito sul dress code a scuola. “In classe si va vestiti in maniera decorosa! Non con infradito, bermuda e pancia scoperta. Le scuole sono luoghi di educazione e rispetto: applausi al Nautico di Livorno che ha il coraggio di difendere questi principi!”, ha scritto Ceccardi, elogiando l’istituto scolasico toscano per la sua linea rigorosa sull’abbigliamento degli studenti.

Le sue parole hanno immediatamente polarizzato l’opinione pubblica, generando una valanga di reazioni tra chi invoca il ritorno a regole chiare e chi, invece, contesta la rigidità delle norme.

Commenti tra nostalgia, indignazione e richiami al regolamento

La discussione si è infiammata nei commenti, dove emergono ricordi di un passato in cui il decoro era la norma e le regole venivano fatte rispettare senza clamore.

Alle scuole medie ti dicevano di utilizzare pantaloni in cotone leggero, al liceo alla seconda infrazione non ti facevano entrare. Era la norma!”, scrive un utente, mentre altri puntano il dito contro i genitori: “Oggi bisognerebbe ripartire dai genitori, che a loro volta non hanno ricevuto nessun tipo di educazione, né di buona creanza. Quella di oggi non è libertà, è anarchia, è inciviltà, è barbarie”.

Non mancano però voci critiche verso l’eccessiva severità: “Trovo assurdo considerare i bermuda indecorosi. A fine anno scolastico in classe fa molto caldo, le ragazze possono indossare le gonne ma gli uomini dovrebbero indossare i pantaloni lunghi?”.

Altri ancora ricordano che, da bambini, i pantaloncini corti erano la regola e che il vero discrimine dovrebbe essere il buon senso e la pulizia, non la lunghezza del tessuto.

Regole, clima e buon senso: la scuola tra tradizione e nuove esigenze

Il caso in questione, dove i bermuda sono ammessi solo se parte della divisa ufficiale, diventa così il simbolo di una tensione più ampia tra tradizione e cambiamento. Alcuni insegnanti denunciano un clima di permissivismo e mancanza di rispetto per le regole, mentre altri sottolineano le difficoltà pratiche di frequentare le lezioni con temperature elevate e senza aria condizionata.

“Oltre il buon senso e la decenza c’è il regolamento d’istituto”, ricorda un commentatore, invitando le famiglie a conoscere e rispettare le norme interne.

Il dibattito, acceso e spesso nostalgico, mette in luce una scuola ancora divisa tra chi chiede rigore e chi invoca adattamento, tra chi vede nel dress code un baluardo educativo e chi lo considera un retaggio superato. In mezzo, studenti e famiglie cercano risposte concrete, tra esigenze di comfort e richiami al rispetto delle regole.

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