Dovremmo fare un anno di lavoro e uno di recovery. Ci troviamo a fare da genitori, psicologi e infermieri. Lettera

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Inviata da Valentina Pantisano – Io, tutti quelli che parlano di scuola senza la minima idea di cosa sia realmente la scuola e del fatto che ormai sia una trincea, li farei venire in classe solo per cinque minuti! Classi con un numero spropositato di alunni tra cui ragazzi con BES più o meno gravi, insegnanti di sostegno che arrivano dopo un mese e mezzo dall’inizio delle lezioni così come i docenti di posto comune, ma attenzione il sistema GPS funziona benissimo.

Il Ministro aveva detto: “tutti in cattedra il primo settembre” e così è stato! Si sì, proprio il primo settembre!!

Aria condizionata assente per cui da maggio a fine ottobre è grazia ricevuta se si esce dalle aule con una buona saturazione.

Tende staccate dai supporti, sedie e banchi degli inizi ‘900, per non parlare degli strumenti a supporto della tanto sponsorizzata didattica digitale.
Laboratori scientifici assenti o se presenti poco strutturati: eh, ma dobbiamo implementare le STEM mi raccomando!! Istituti al collasso per l’infinita burocrazia, docenti sottopagati o non pagati per lungaggini burocratiche. Dobbiamo stare in silenzio, però, perché ci facciamo tre mesi di vacanza all’anno…e io direi: solo???

Nelle condizioni in cui lavoriamo dovremmo fare un anno di lavoro e uno di recovery. Veniamo chiamati a gestire, non solo la didattica, ma soprattutto il contorno: atti di
bullismo, tribunali, assistenti sociali, strutture di accoglienza per minori, dispersione scolastica, tutto questo senza alcun tipo di strumento, se non il buon senso!! Ci troviamo a fare da genitori, psicologi e infermieri tutti i santi giorni.

Ma dagli alti scanni, dite che c’è da promuovere il Piano Estate, da aderire al DM65, al DM66, ai corsi anticorruzione, bisogna portare avanti i progetti STEM, bisogna fornire i corsi di recupero, bisogna coordinare le classi.

Noi insegnanti siamo costantemente sotto scacco dell’obbligo di formazione, dove chi ci forma è l’intelligenza artificiale.

Ci viene chiesto di migliorare dal punto di vista didattico, ancora e ancora, magari dopo una laurea, una specializzazione, un Dottorato, un concorso vinto, una gavetta
pluriennale, certificazioni di lingua e CFU presi a dire basta.

Allora vi dico: fatevela una passeggiatina negli Istituti, non quelli belli belli del Nord, girate nelle province, nelle periferie e capirete il vero significato di scuola, capirete che ciò che manca sono figure professionali specializzate nell’organico scolastico, come psichiatri e psicologi, a supporto degli insegnanti nella gestione dei ragazzi con problemi gravi, quelli che scappano dalle aule, quelli che se non stai con 40 occhi rischiano di farsi del male o di farlo ai compagni, quelli per cui la vita è stata tanto crudele da non vederne la bellezza.

Capirete che non ci serve lo sportello psicologico una volta a settimana, da gennaio a maggio, come se prima o dopo fossimo tutti “sani di mente”.
Serve supporto psicologico costante. Ascolto dei docenti, per aitarli nei momenti di sovraccarico e per tentare di evitare il burnout.
Sono necessari dei laboratori scientifici e ambienti di apprendimento adeguati a tutti.

Ci serve poter respirare nelle aule!!

La maggior parte di noi si alza ogni giorno e svolge il proprio lavoro al massimo delle proprie possibilità e lo sapete per cosa? Per i ragazzi!

Per tutti quelli che a distanza di anni, ovunque tu sia, ti corrono incontro a braccia aperte. Solo per loro e forse per una manciata di spicci.

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