Dopo l’omicidio di Sara Campanella, Ancodis promuove una rivoluzione educativa: “Basta violenza, insegniamo il rispetto. Solidarietà alla famiglia”

L’omicidio di Sara Campanella, avvenuto a Messina, ha riportato alla luce il dramma della violenza di genere, un fenomeno che continua a mietere vittime.
La giovane è stata uccisa da un uomo che non ha accettato un rifiuto, un gesto che ha lasciato un vuoto incolmabile nella sua famiglia e nella comunità dell’IC Guastella-Landolina, la scuola in cui presta servizio la mamma di Sara. L’Ancodis (Associazione Nazionale Collaboratori Dirigenti Scolastici) ha espresso solidarietà alla famiglia, agli amici e ai colleghi di Sara, sottolineando l’importanza di sensibilizzare le nuove generazioni sul rispetto e sulla dignità della persona.
La richiesta di una madre e l’impegno della scuola
Maria Concetta Zaccaria, madre di Sara, ha lanciato un appello commovente: “Preside, aiutami a entrare in tutte le scuole. Da oggi vivrò solo per questo: per educare, per sensibilizzare”. L’Ancodis ha risposto con fermezza, ribadendo che le scuole saranno spazi aperti al dialogo e alla formazione, per onorare la memoria di Sara e promuovere una cultura della non violenza. Rosolino Cicero, presidente dell’associazione, ha evidenziato l’urgenza di lavorare sulle coscienze degli studenti e delle famiglie, affinché episodi così atroci non si ripetano.
Educare al rispetto: una sfida ancora aperta
Il tragico evento ha riacceso il dibattito sul ruolo della scuola nella prevenzione della violenza di genere. Secondo l’Ancodis, è fondamentale potenziare progetti educativi che insegnino il valore dell’altro, superando stereotipi e dinamiche tossiche. “Dobbiamo ancora molto lavorare per costruire una società più giusta”, ha dichiarato Cicero, ricordando che la battaglia contro la violenza richiede l’impegno di tutti: docenti, famiglie e istituzioni. Sara Campanella diventa così un simbolo di una lotta che deve continuare, affinché nessun’altra vita venga spezzata.