Documentazione fotografica delle attività svolte in classe, si può fare? Una guida

Sempre più spesso ci capita di avere istituti scolastici, dirigenti, docenti, e a volte anche genitori, che richiedono la possibilità di documentare le attività degli alunni in classe e anche di renderle disponibili alle rispettive famiglie.
Si può fare?
La risposta non è semplice, analizziamo insieme.
Foto e video in cui compaiono persone sono DATI PERSONALI. Quando trattiamo dati personali siamo soggetti alla privacy (GDPR).
Come gestire il tutto?
- Volontà dell’istituto scolastico. La documentazione fotografica delle attività che gli alunni svolgono in classe, e anche i video, non sono un obbligo di legge; quindi, in linea di principio si possono fare se c’è un regolamento interno, emanato dal Consiglio di Istituto, che disciplina suddetta attività.
- Disponibilità del docente alla ripresa fotografica / videoripresa delle attività svolte in classe. Questo tipo di documentazione, seppur utile e piacevole per le famiglie, non attiene ai trattamenti scolastici in quanto non ricade nelle finalità educative e formative. Pertanto, il docente deve essere volontariamente disponibile a svolgere tale attività, e non glielo si può imporre.
- Dispositivo usato per gli scatti fotografici e riprese. Una fotocamera digitale sarebbe lo strumento più idoneo, ancor meglio se fosse della scuola, peccato che oggi si usano poco!
Invece oggi si usano gli smartphone evoluti, strumenti che permettono di scattare foto, girare video, e poi di conservarli, ma anche sincronizzarli con il cloud (esempio iTunes per iPhone, Google Drive per Android, ecc.) e questo può comportare un trattamento dati non previsto, e spesso illecito. Aggiungiamo che può esserci il rischio di smarrimento dello smartphone, o anche di furto, un uso improprio, con conseguenza che i dati (foto e video di alunni) siano a disposizione di un vasto numero di persone. Bel rischio! - Metodo di distribuzione di questi contenuti.
Premesso che quando si affidano dati personali di alunni, quindi anche foto e video, a qualcuno esterno per la conservazione, per lo scambio con altre persone, è necessario che tra la scuola e l’azienda titolare della piattaforma utilizzata ci sia un contratto e la nomina a responsabile esterno del trattamento dati, possiamo permetterci di usare WhatsApp, Messanger, Telegram, Signal…?
Assolutamente NO, non abbiamo una nomina a responsabile e spesso non abbiamo un contratto con queste piattaforme.
Quindi?
Si potrebbe usare, ad esempio, Google Classroom dove gli alunni hanno un account e i dati restano circoscritti alla classe, piattaforma della scuola contrattualizzata e autonominatasi responsabile esterno.
Si può anche usare la mail del docente, quella [email protected], ovvero lo strumento più opportuno per fare comunicazione. Anche qui una quota di rischio c’è in quanto dovremmo capire in quale parte del mondo andranno ad essere conservate queste foto/video quando giungono ai destinatari.
- Ci vuole un consenso privacy? Ovviamente SI!
Sì, ma non quello che è stato sottoscritto per la pubblicazione di foto e video sul sito della scuola, qui facciamo altro.
Allora un consenso a scattare foto, fare riprese video, e distribuirle alle famiglie.
Aggiungerei anche una dicitura che deresponsabilizza il docente “operatore foto-video” che potrebbe rischiare di violare la privacy nella fase distribuzione, o semplicemente perché ha smarrito lo smartphone. - Poi dobbiamo pensare alla cancellazione delle foto dopo 5 anni in modo da assicurare il diritto all’oblio.
Quindi, ricapitolando:
- Regolamento del Consiglio d’Istituto;
- Acquisizione disponibilità dei docenti/insegnanti;
- Usare un a fotocamera della scuola, o uno smartphone protetto con PIN, magari senza sincronizzazione in cloud;
- Utilizzare un metodo di distribuzione sicuro e rispettoso GDPR;
- Avere acquisito il consenso, e magari anche la manleva (deresponsabilizzazione) per il docente, da entrambi i genitori;
- Cancellare le foto ed i video se non più necessarie e nel rispetto dell’oblio.
Vale la pena di fare tutto questo?
Dovremmo bilanciare i diritti e gli interessi in gioco per poi scegliere che forse è meglio qualche foto in meno e i dati personali degli alunni più al sicuro.