Docenti esperti, i sindacati non ci stanno: “Non servono premi ma risorse per il contratto. La scuola va avanti con gli insegnanti sottopagati”

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Uno su dieci, dopo formazione e selezione. Insegnanti pagati a premi e nemmeno tutti. Il governo (dimissionario) disegna ad agosto l’impianto della scuola nei prossimi anni.

E’ il commento dei segretari generali di FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, Gilda Unams e Snals Confsal a proposito del decreto aiuti bis, proprio in queste ore al vaglio del Consiglio dei Ministri, che introduce la figura del docente esperto,  un docente che per 3 anni di fila dal 2032 per meriti legati alla formazione, riceverà un assegno annuale di 5800 euro, dando seguito a quanto previsto dalla legge 76/2022.

Il governo trova nuove risorse per finanziare la figura del “docente esperto”, un meccanismo selettivo degli insegnanti che riguarderà solo 8.000 lavoratori all’anno e che la categoria ha già bocciato con lo sciopero generale del 30 maggio scorso“, esordiscono i sindacati

La scuola non può andare avanti con 8.000 docenti esperti, dopo un percorso selettivo che dura 9 anni, mentre funziona quotidianamente con centinaia di migliaia di docenti sottopagati – sottolineano i segretari generali di FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, Gilda Unams e Snals Confsal.

È evidente che si trovano i soldi per tutto tranne che per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro scaduto da oltre 3 anni. Sarebbe invece il momento di dare un segnale forte al mondo della scuola finanziando adeguatamente il rinnovo“, tuonano le organizzazioni sindacali.

È un fatto acclarato – proseguono – che le retribuzioni medie dei docenti italiani sono troppo basse, sia rispetto a quelle dei colleghi europei, sia rispetto a quelle degli altri lavoratori del pubblico impiego a parità di titolo di studio.  E’ intollerabile dunque, che su questo tema la politica continui a far finta di niente. La responsabilità, se non c’è il rinnovo, è di tutte le forze politiche, nessuna esclusa“.

E ancora: “Grave l’assenza dell’atto di indirizzo per l’Area V e l’erogazione di risorse una tantum per il FUN, con la conseguente diminuzione retributiva insieme a un non adeguato riconoscimento del lavoro della dirigenza scolastica. La scuola ora merita attenzione. Serve un provvedimento organico, per pensare oggi, la scuola dei prossimi anni. C’è bisogno di investimenti sulle persone per garantire un futuro migliore a questo paese che passa appunto attraverso La scuola“.

Per il prossimo 8 settembre abbiamo invitato tutti i partiti politici a confrontarsi con i sindacati del settore scuola per capire le loro reali intenzioni, ma intanto vogliamo una riposta immediata – ribadiscono i segretari generali, Francesco Sinopoli, Ivana Barbacci, Giuseppe D’Aprile, Rino Di Meglio e Elvira Serafinilo stralcio del provvedimento delle misure che riguardano la scuola, che vanno riportate a materia contrattuale e l’individuazione delle risorse per chiudere il negoziato in atto per il contratto di un milione di persone”.

In mattinata era già arrivato il commento di Marcello Pacifico, presidente Anief: “Il decreto legge aiuti bis con i 14 miliardi di extra entrate fiscali previste avrebbe dovuto dare ristoro per rispondere ad alcune emergenze per l’inizio delle lezioni a settembre, dalla ventilazione delle aule alla conferma dell’organico Covid soltanto per soffermarsi ai dati dell’attuale emergenza sanitaria. Già emergenze perché questo era ed è il perimetro entro cui un Governo senza la fiducia durante la campagna elettorale si può muovere”.

Secondo Pacifico, ci sarebbe “incostituzionalità palese della norma per non parlare del merito dei contenuti, l’introduzione di uno stato giuridico che a dispetto di tutte le altre figure professionali (i vicari ad esempio), introduce una carriera tra gli insegnanti senza dibattito con i rappresentati dei lavoratori e modificando surrettiziamente una legge modificata con il pieno sostegno del Parlamento e legata ai finanziamenti comunitari. Si ricorda peraltro che in passato la modifica dello stato giuridico (che almeno era organica) introdotta con la legge 53/2003, fu abrogata nella legislatura successiva (XV). Tutto ciò è irricevibile, porterà alla mobilitazione del personale in autunno e alla chiusura di plessi, classi e istituti dopo la verifica dello stato di sicurezza degli edifici da parte delle RSU”.

Le organizzazioni sindacali infatti hanno espresso preoccupazione per la trattativa del rinnovo contrattuale all’Aran, bloccata dalla caduta del Governo Draghi e che riprenderà con il nuovo esecutivo.

Dopo l’ultimo incontro all’agenzia negoziale, si erano aggiunti altri incrementi che però non risultano particolarmente significativi: per quanto riguarda il personale docente, si prevede un aumento medio di 123 euro al mese, per 13 mensilità, anche se bisogna considerare che di questi, 21 euro provengono dal MOF per contrattazione integrativa e quindi non per tutti gli insegnanti.

Per quanto riguarda il personale ATA, si parla di un aumento di 75 euro + 9,79 per ordinamento professionale + 3,91 nel MOF per contrattazione integrativa, per un totale circa di 90 euro.

Dunque, quando si riprenderà la trattativa, il punto di partenza sarà questo.

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