Docenti e stress da rientro. Consigli pratici su come affrontarlo
Stress da rientro dopo le vacanze estive, difficoltà legate alle nuove tecnologie presenti nella scuola e carico di lavoro che aumenta insieme al numero degli allievi: il dottor Vittorio Lodola D’Oria, esperto di disagio professionale dei docenti, ha risposto alle nostre domande dispensando consigli agli insegnanti per un buon andamento dell’anno scolastico.
Stress da rientro dopo le vacanze estive, difficoltà legate alle nuove tecnologie presenti nella scuola e carico di lavoro che aumenta insieme al numero degli allievi: il dottor Vittorio Lodola D’Oria, esperto di disagio professionale dei docenti, ha risposto alle nostre domande dispensando consigli agli insegnanti per un buon andamento dell’anno scolastico.
Come dovrebbe affrontare un insegnante lo stress da rientro?
Innanzitutto va detto che nella professione di insegnante, come in tutte le altre, è presente una componente di stress. Il primo nemico da combattere è la tentazione all’isolamento. Se ne può uscire parlandone, condividendo appunto questa sensazione di solitudine con altri. In questo modo è possibile uscire da questo stato, considerando che si tratta di una helping profession ad alta usura psico-fisica. Tra gli acerrimi nemici degli insegnanti ci sono gli stereotipi: l’insegnante deve auto convincersi di non fare un lavorio di serie B. Un altro problema è rappresentato dallo stigma della sua patologia professionale, ansioso depressiva di tipo psichiatrico.
Consigli ai docenti per vivere al meglio l’anno scolastico?
Se la tentazione è quella di isolarsi, il primo consiglio è quello di condividere con i colleghi, perché facendo la stessa professione i rischi sono i medesimi e ci si capisce molto meglio. Dopodiché bisogna affiancare una vita sana, avere un’alimentazione corretta e magari praticare uno sport. Per coloro che non fanno attività fisica, il consiglio è quello di fare almeno una camminata al giorno.
Quali sono i sintomi che devono mettere in allarme?
Ce ne sono diversi: stanchezza cronica, insonnia, inappetenza (a volte può persino sfociare in bulimia), demotivazione professionale, frustrazione, consumo eccessivo di tabacco, caffè e alcoolici. In casi molto gravi si può arrivare a prendere farmaci senza la prescrizione medica, avere una mimica depressa e dimostrare eccessivo cinismo. Per non arrivare agli estremi bisogna sin dal primo giorno di scuola stabilire il proprio tempo libero e mantenerlo, senza perderne assolutamente il controllo. Per riuscire in questo proposito è necessario armarsi di un pizzico di sano egoismo, in modo da non perdere il controllo del proprio tempo. Se non si tengono presenti queste accortezze si rischia di soccombere allo stress, ad esempio somatizzando: cefalee, dermatiti, crisi di ansia e di panico con senso di affanno e soffocamento, stato confusionale con mancanza di concentrazione sono le avvisaglie di una situazione che tenderà ad aggravarsi.
Come si può evitare lo stress eccessivo?
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Se i sintomi non si riconoscono subito e soprattutto, nel momento in cui si sta male non si va dal medico, si può arrivare alla completa incapacità di gestire la routine. Le conseguenze, naturalmente, si riflettono sull’attività didattica, perché non si ha più il controllo della classe. Diversamente la patologia rischia di peggiorare, perché dal disagio si arriva al delirio persecutorio e cioè si nega la propria patologia e la si attribuisce agli altri.
La tecnologia (registro elettronico, Lim, etc.) può rappresentare un fattore di stress?
Certamente, considerato il fatto che l’età media degli insegnanti italiani è 52 anni, c’è qualche difficoltà da parte di alcuni a relazionarsi con gli strumenti digitali. Il suggerimento in questo caso è quello di affiancarsi a colleghi più giovani per condividere il problema. Avviandosi pian piano all’autonomia nel gestire le dotazioni tecnologiche, si ha anche la possibilità di stringere nuove relazioni e scambiare esperienze costruttive tra colleghi.