Docenti dipendenti regione e regionalizzazione scuola : sei d’accordo? Partecipa al sondaggio
Un coro di no si è levato ieri sulla proposta di regionalizzazione dell’istruzione che sarà avanzata dalla Regione Veneto e che con molta probabilità sarà abbracciata da Lombardia, Emilia Romagna e Lazio in tempi brevi.
Autonomia differenziata
Va sotto questo nome la proposta di passaggio testimone dallo Stato alle Regioni su alcune importanti materie amministrative. Ieri, il Ministro Bussetti ha dato la propria benedizione al processo, affermando che “potrebbe essere un’opportunità, un modello virtuoso di gestione”.
Quali materie passeranno alle Regioni?
Le bozze delle richieste di Veneto e Lombardia non sono ancora pubbliche, , ma sappiamo già che riguardano 23 materie tra cui c’è anche l’istruzione, l’Università e la ricerca.
Per quanto riguarda la scuola, le possibilità nella gestione del servizio potrebbero riguardare:
- la disciplina delle funzioni e dell’organizzazione degli istituti,
- le dotazioni organiche del personale,
- gestione dei contratti collettivi per la disciplina del rapporto di lavoro
- prevedere il passaggio degli uffici periferici (USR e AT) alla Regione.
Docenti alle dipendenze delle Regioni
Tra i punti cardine della riforma c’è anche la possibilità da parte delle Regioni di poter bandire i concorsi e di poter assumere i docenti. Mentre la Regione Veneto pensa anche meccanismi che metteranno i docenti già di ruolo davanti alla possibilità di passare nei ranghi regionali, con la prospettiva di aumenti stipendiali legati al Merito. Operazione che potrebbe riguardare ben 200mila cattedre.
Le reazioni dei sindacati
Per la CISL, l’istruzione “non è dei partiti, nè possiamo pensare che nella scuola ci possano essere docenti afferenti a due sistemi di riferimento diversi”, statale e regionale, e si chiede “cosa pensano di tutto questo i due partiti al governo e i loro leader Salvini e Di Maio, oltre al Pd”.
Sulla faccenda è intervenuta anche la UIL scuola, per mezzo del Segretario Pino Turi, che si dice “Preoccupato e contrario”
Secondo l’ANIEF, “Anche laddove le premesse sono positive (ad esempio negli aumenti stipendiali NDR) sarebbe incostituzionale qualsiasi norma che al di fuori delle prerogative dello statuto speciale andrebbe a differenziare il personale originariamente assunto dalla Stato in base al luogo di residenza. Anche perché si tratterebbe di dare il via ad un processo che sfocerebbe pure su altri ambiti, come le modalità di reclutamento e i concorsi, pure questi da regionalizzare.”