Docenti di sostegno, Cassese: “Precarietà, mancata specializzazione e squilibri territoriali. Quello italiano è uno Stato giusto o per ridurre alcuni squilibri ne crea altri?”

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Sabino Cassese, sul Foglio, analizza la scuola come “organizzazione più importante della società” e “la più vasta e complessa dello Stato”, definendola “spia del funzionamento dei servizi pubblici”.

Secondo il giurista, le sue dimensioni e funzioni, in rapida mutazione, permettono di valutare “come un organismo così complesso riesca a seguire (e a guidare) il mutamento sociale”. Cassese si concentra in particolare sul tema degli insegnanti di sostegno, richiamando uno studio dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani, che evidenzia “numeri da record e formazione insufficiente”.

Precarietà, mancata specializzazione e squilibri territoriali: le criticità del sistema

Il giurista evidenzia poi la precarietà che caratterizza il settore: il 59% degli insegnanti di sostegno è precario, contro il 14,5% degli altri insegnanti. La situazione, unita alla mancata specializzazione di un terzo dei precari, compromette la qualità dell’insegnamento e l’inclusione degli alunni con disabilità. Il giurista rileva una “meridionalizzazione” del fenomeno, ricollegandosi alle analisi storiche di Gramsci e Turati sul ruolo dell’impiego pubblico nel Sud Italia. Conclude Cassese: “L’esplosione dell’organico in deroga […] discende dall’intersezione di molti interessi”, aprendo un dibattito sulla reale finalità dell’inclusione scolastica e sul ruolo dello Stato nel mercato del lavoro.

Cottarelli: “Ce ne sono troppi in Italia? Meglio puntare su qualità e stabilità. Sì alla cattedra inclusiva”

Nell’articolo vengono citati i dati dello studio di Carlo Cottarelli. L’economista, in un articolo pubblicato sull’Osservatorio dei Conti Pubblici, aveva evidenziato la sproporzione tra il numero di docenti di sostegno, quasi un quarto del totale, e la loro precarietà (59%) e scarsa specializzazione (30% non specializzati). La distribuzione territoriale è inoltre disomogenea, concentrandosi maggiormente al Centro-Sud. “Non sarebbe meglio puntare sulla qualità e la stabilità che sulla quantità?”, si chiede.

Troppi insegnanti di sostegno e pochi risultati

Partendo da un’analisi quantitativa, Cottarelli osserva che l’aumento degli insegnanti di sostegno ha superato quello degli alunni con disabilità, complice la gestione regionale delle assunzioni che deroga allo standard di un docente ogni due studenti. La media nazionale è di 0,7 insegnanti per alunno, con picchi di uno a uno in Molise, contro lo 0,5 del Veneto. Cottarelli propone quindi una riforma, preceduta da una valutazione costi-benefici, e cita la “cattedra inclusiva” come possibile soluzione, distribuendo la responsabilità dell’inclusione tra tutti i docenti e non solo sull’insegnante di sostegno. L’obiettivo finale, conclude, è garantire una reale inclusione attraverso strategie mirate ed efficaci.

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