Docenti di sostegno, la protesta: “Creato scientemente un sistema per dividere. Basta fare il portafoglio del governo”
Centinaia di docenti di sostegno e precari della scuola si sono radunati davanti al Ministero dell’Istruzione e del Merito, per protestare contro le politiche del ministro Valditara.
La manifestazione, indetta dall’Unione Docenti Specializzati Sostegno, ha visto la partecipazione di diversi gruppi di precari della scuola, tra cui il Cdss e il Cds, e di diverse sigle sindacali, come la Flc Cgil, il Cobas, la Uil Scuola Rua e la Gilda.
Come segnala Il Manifesto che dedica una pagina alla protesta, i manifestanti hanno denunciato la situazione di precariato in cui si trovano, con molti docenti che lavorano da anni senza avere la certezza del posto di lavoro. “Non capisce i meccanismi delle scuole”, ha detto Claudia, insegnante in provincia di Latina. “Non ci serve la conferma da parte delle famiglie perché le scuole lavorano già sulla continuità”.
I manifestanti hanno anche criticato il provvedimento del ministro che prevede che siano i genitori dei ragazzini con disabilità a confermare, assieme al dirigente, il docente di sostegno. “È una sanatoria”, ha detto Alessio, un docente di sostegno. “Con questi corsi light, Valditara strizza l’occhio a chi ha conseguito i crediti all’estero, ma noi che abbiamo fatto un percorso riconosciuto non possiamo pagare per questo casino”.
I manifestanti hanno chiesto l’aggiornamento dell’organico di diritto sul sostegno e hanno denunciato la mancanza di trasparenza nel reclutamento dei docenti. “Basta fare il portafoglio del governo, vogliamo anche noi permetterci di mandare i figli all’università”, ha detto Marco, un docente di sostegno.
La manifestazione si è svolta in un clima di tensione, con i docenti che hanno espresso la loro frustrazione e il loro disagio per la situazione in cui si trovano. “È stato creato scientemente un sistema per dividere”, ha detto Maria Grazia, un docente di sostegno. “Non me la sento di fare una colpa al collega che ha avuto i soldi per fare i corsi all’estero o le università private”.