Docenti aggrediti e studenti bocciati, De Gregorio: “Imparare a leggere e far di conto ma non sapere stare al mondo è meglio o peggio?”

La giornalista Concita De Gregorio, su La Repubblica, ha sollevato domande scomode sull’equilibrio tra educazione e comportamento sociale nella scuola.
De Gregorio ha fatto riferimento a recenti episodi di violenza nelle scuole. Questi comprendono un caso in cui uno studente è stato bocciato dopo aver accoltellato un insegnante, e un altro in cui gli studenti sono stati promossi nonostante avessero sparato a un insegnante con una pistola a pallini.
Emerge una domanda: dove dovrebbe risiedere il focus dell’educazione? Sul lato accademico o sulla condotta? De Gregorio ricorda i tempi in cui un voto insufficiente in condotta avrebbe comportato la bocciatura, indipendentemente dalle capacità accademiche dell’alunno. Era una scuola più rigida, dove l’indisciplina non era tollerata, indipendentemente dal talento accademico.
De Gregorio riflette se il sistema di valutazione di un tempo fosse vessatorio ed eccessivamente normativo, concepito per creare sudditanza, o se invece esercitasse una supremazia necessaria della condotta sulla competenza accademica.
L’attenzione si sposta quindi sull’obiettivo della scuola: è destinata a insegnare agli studenti a leggere, a calcolare e a memorizzare le date storiche, o a guidarli su come comportarsi nel mondo? È possibile bilanciare entrambe queste esigenze, e in caso contrario, quale dovrebbe avere la priorità?
“Imparare a leggere e far di conto ma non sapere stare al mondo è meglio o peggio?”, chiede De Gregorio, mettendo in discussione se l’educazione accademica senza competenze sociali sia davvero utile.
De Gregorio apre così un dibattito di grande importanza sulla finalità dell’educazione. Una conversazione necessaria per affrontare le sfide emergenti nel mondo della formazione.