Docente sostegno confermato da famiglia, Barbacci (Cisl Scuola): “Strada sbagliata. Aggredire precarietà per avere continuità didattica”

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Obiettivo giusto ma strada sbagliata: è sostanzialmente questo il commento della segretaria generale CISL Scuola, Ivana Barbacci, sul decreto ministeriale n. 32 del 26 febbraio 2025 che dà attuazione per l’anno scolastico 2025/2026 al docente di sostegno confermato in base alla scelta della famiglia.

Sul decreto “ribadisco il giudizio totalmente negativo della CISL Scuola: se favorire la continuità didattica è un obiettivo giusto, la strada scelta per conseguirlo è sbagliata, per tante ragioni” afferma Barbacci.

È di tutta evidenza – sottolinea – che a compromettere alla radice la continuità didattica è la precarietà del lavoro, particolarmente estesa proprio sui posti di sostegno. È questa la vera causa da aggredire, con opportuni interventi strutturali, a carattere permanente, in materia di organici e di formazione e reclutamento del personale.

Il concetto è ripreso nello stesso parere del CSPI, che pure i consiglieri eletti nelle liste CISL Scuola non hanno votato e che risulta ancora una volta totalmente disatteso. In quel parere sono elencati numerosi elementi di criticità rilevabili nel provvedimento esaminato, a partire dalla sottolineatura del rischio che si corre legando la continuità alla sola conferma del docente di sostegno, un’impostazione che finisce per avallare e legittimare, anziché contrastare, l’errata prassi di affidare lo studente con disabilità alla cura di un’unica figura di docente, piuttosto che valorizzare quest’ultima come risorsa dell’intera classe.

Ed è ancora il CSPI a osservare i profili di incompatibilità del decreto con i criteri di trasparenza e imparzialità nella gestione delle graduatorie per le supplenze, mettendo soprattutto in evidenza come l’attribuzione alla famiglia della facoltà di individuare le risorse più adeguate a una proposta didattica coerente e qualificata possa non garantire una valutazione fondata su criteri oggettivi e su consolidate competenze pedagogiche.

Sotto questo aspetto, inoltre, appare gravissimo il vulnus che si determina nella gestione di un lavoro pubblico, consentendo che su di esso intervengano, con poteri discrezionali, soggetti esterni al sistema scolastico, fuori da ogni reale garanzia di imparzialità e trasparenza.

Il nostro netto e fermo dissenso ci spinge, oltre che a proseguire nelle iniziative volte a ottenere in materia le necessarie modifiche legislative, a mettere in campo anche le opportune azioni per impugnare in sede legale l’applicazione del decreto, al fine di verificare gli eventuali profili di illegittimità dei provvedimenti assunti in base a quanto il decreto stesso prevede.

Nel frattempo – conclude Barbacci – continueremo a chiedere che si faccia di più per garantire al sistema scolastico condizioni di lavoro qualificato e stabile, presupposto essenziale per una continuità didattica che non può essere assicurata da interventi solo di facciata”.

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