Docente di ruolo a 22 anni: “Mio padre partito dal Marocco per una vita migliore. Sono fortunato, insegnare è prestigioso”. La storia di Alaa
A soli 22 anni Alaa Elalouani è docente di ruolo, dopo il superamento del concorso ordinario 2020, nella stessa scuola in cui si è diplomato 4 anni fa. Insegnante tecnico pratico per la classe di concorso B017, Laboratori di scienze e tecnologie meccaniche, all’istituto d’istruzione superiore Maria Montessori-Leonardo da Vinci ad Alto Reno Terme in provincia di Bologna.
Alaa è di origini marocchine: “Mio padre era partito dal Marocco alla ricerca di una vita migliore. Ora fa l’operario, mia madre è pizzaiola. Io invece sono stato più fortunato cercando di ambire a un lavoro più prestigioso quale è l’insegnamento” racconta a Orizzonte Scuola.
Hai svolto supplenze prima del concorso?
No, ho svolto altri lavori. Però, già appena terminati gli studi alle superiori ero affascinato dal mondo dell’insegnamento. Mi scoraggiava la strada particolarmente ostica che spetta agli insegnanti, visti i numeri di precariato e la difficoltà nel passare di ruolo, oltre al problema di doversi spostare spesso lontano da casa.
Prima di fare il concorso, ho lavorato per qualche mese come macchinista alle Ferrovie dello Stato, con uno stipendio molto più alto rispetto a quello da docente, con una differenza di almeno 500 euro al mese, ma appena vinto il concorso non c’ho pensato un attimo: sapevo di voler fare l’insegnante e se fai un lavoro che ti piace lo stipendio passa in secondo piano. E poi c’era la soddisfazione di aver superato un concorso difficile: in Emilia Romagna eravamo 650 iscritti e l’abbiamo superato in 13, meno dei posti disponibili. Io sono il più giovane vincitore. Ricordo che nell’aula dove ho svolto la prova sono stato l’unico a superarlo.
Questo anno di prova per me è la prima esperienza, tantissimi candidati invece avevano alle spalle anni di supplenza.
Una particolarità l’essere passato direttamente al concorso
Ho studiato tanto per il concorso, da solo, a casa. Tante cose le avevo già studiate a scuola.
Come ti trovi a scuola da insegnante?
Mi sento molto portato. Sto lavorando bene anche grazie ai docenti più anziani che mi insegnano tante cose. Tanti sono ex docenti che avevo. Alcuni sono ancora precari. Un paradosso se penso alla mia storia.
Con i ragazzi ho un bellissimo rapporto, forse anche per la giovane età. Cerco di essere vicino agli studenti ma col giusto distacco. Capita che qualcuno mi scambi per uno studente. A volte i collaboratori scolastici mi hanno detto di rientrare in classe, non pensando fossi un insegnante. Cerco di portare delle novità tramite anche l’utilizzo delle tecnologie, di sperimentare e rompere con il metodo tradizionale.
E da studente qual è stata la tua esperienza?
Mi sono sempre sentito integrato, non ho mai avuto problemi su questo. Per quanto riguarda il lavoro invece c’è la tendenza a essere stereotipati. Fa strano che un figlio di immigrato faccia il medico o il professore. I miei sono tanto contenti per me.
Secondo te ci sono delle barriere?
In un concorso pubblico conta il voto che prendi e la barriera non esiste. Forse in un’azienda privata può succedere, ma a me non è mai successo.
La mia è una storia di speranza, a fronte di tanti lavoratori precari, paghe da fame, lavoro che manca.