Docente a 19 anni, “la passione per l’insegnamento mi prese dal terzo anno delle superiori”. La storia di Ilaria. INTERVISTA

Quando frequentava il terzo anno delle superiori fu presa da una crescente passione per l’insegnamento, inusuale per quell’età. Così si mise a studiare sodo per ottenere in quinta un punteggio alto da spendere, nelle sue intenzioni, nelle graduatorie per l’insegnamento nelle quali si sarebbe iscritta una volta diplomata. E così è stato.
Tra il diploma alle superiori e l’assunzione con incarico annuale in un’altra scuola superiori il passo è stato breve. Così, a 19 anni, Ilaria Agricola, pugliese di Torremaggiore, un diploma all’Istituto socio sanitario Ipsia Antonio Pacinotti di Foggia indirizzo Ottico, si ritrova da settembre scorso dietro una cattedra come insegnante Itp di Laboratorio di Ottica ad Ancona, presso l’Istituito d’istruzione superiore “Podesti-Calzecchi-Onesti”.
Appena ha saputo della chiamata per un incarico annuale ha subito scritto un messaggio alla dirigente scolastica del Pacinotti, Maria Antonia Vitale, per condividere con lei la soddisfazione. “Ho scritto alla preside – ci spiega la neo insegnante – perché è stata sempre vicina agli studenti e fiera di ogni nostro obiettivo raggiunto. Qualsiasi problema avessimo avuto sapevamo di poterle scrivere e lei ha sempre trovato una soluzione per noi studenti. Quindi sapevo che se le avessi dato questa notizia lei sarebbe stata contenta”.
La dirigente conferma: “Le potenzialità della nostra scuola sono enormi – ci dice – E io non mi risparmio affatto per i miei ragazzi”. Ilaria dopo il diploma si è subito iscritta all’università, in Biologia molecolare, ad Ancona, la chiamata a scuola in quella stessa, nuova città è stata successiva, e ora ce la sta mettendo tutta per conciliare i due impegni e svolgerli al meglio.
Quando non riesce a frequentare, durante le ore buche della scuola, i docenti universitari registrano registrano le lezioni e gliele fanno avere. Sullo sfondo, un grande entusiasmo con cui sta contagiando alunni di pochissimo più giovani di lei. Ilaria Agricola non sarà l’insegnante più giovane d’Italia, ma certamente per l’età, per la maturità, per la passione verso la scuola e l’insegnamento, inusuale per l’età – quanti sono i ragazzi di 16 anni che dichiarano di voler fare l’insegnante da grande? – e per la voglia di crescere che sta manifestando, la sua storia merita di essere raccontata conosciuta.
Professoressa Ilaria Agricola, insegnare era davvero un suo desiderio, oppure il lavoro a scuola è capitato per caso, come pure talvolta succede?
“Era un mio grande desiderio. Dal terzo anno ho iniziato a studiare per ottenere il massimo dei voti per potermi inserire al meglio nelle graduatorie per l’insegnamento”.
Da cosa nasce questo desiderio, per molti aspetti inusuale per una ragazzina di terza superiore?
“Ho avuto nella mia scuola, al Pacinotti, insegnanti sempre giovani e preparati. Grazie a questo esempio, che vivevo a scuola, ho maturato sempre più la voglia di fare quello che facevano loro in classe. Tuttavia non mi sono inserita immediatamente nelle graduatorie, appena diplomata, lo scorso anno, nel 2021, perché la mia idea era quella di continuare negli studi, cosa che ho fatto, iscrivendomi all’università”.
Quale facoltà ha scelto?
“Mi sono iscritta in Biologia molecolare presso l’Università di Ancona. Ho seguito il primo anno e a maggio scorso ho preso i 24 Cfu per iscrivermi in graduatoria. Così a settembre mi ha contattato una scuola di Ancona, proprio nella città dove frequento l’Università e dove ho fatto domanda per insegnare, precisamente l’istituto di istruzione superiore Podesti Calzecchi Onesti”
E’ rimasta sorpresa dalla chiamata della scuola per un contratto addirittura annuale fino al 30 giugno 2023?
“Ovvio, non mi aspettavo che mi avrebbero chiamata a questa età, ma non ho avuto dubbi nell’accettare. Ho pure contattato per un confronto tutti i miei insegnanti della materia, Laboratorio di Ottica, presso la scuola dove mi ero diplomata, e mi hanno consigliato di non rinunciare, peraltro si trattava di una supplenza annuale. E sempre sotto il loro consiglio ho accettato di iniziare questo percorso di insegnamento che desideravo e i miei vecchi docenti mi hanno aiutata con consigli ma anche nel preparare un programma per le classi che mi sono state assegnate. Tuttavia, fin da subito, mi son messa a seguire i corsi di formazione organizzati dalla scuola per i nuovi docenti”.
Come l’hanno accolta i colleghi di lavoro a scuola?
“Con i nuovi colleghi mi trovo molto bene. All’inizio, essendo io molto giovane, forse non mi davano tanta fiducia, ora invece per qualunque cosa mi seguono, specie il vicepreside, e mi fanno scoprire come funziona tutto. Mi sto comunque facendo notare, mi contattano sempre, penso sia dovuto alla mia preparazione e al fatto che riesco a gestire i gli alunni”.
E com’è il rapporto con gli alunni?
“E’ buono. C’è pochissima differenza di età con i miei alunni. Essendo io uscita da scuola nel 2021 l’età è simile alla loro, c’è una distanza di due o tre anni. Non ho una classe quinta, altrimenti con qualcuno rischierei di essere coetanea. Il rapporto si è basato da subito sul rispetto da parte mia e da parte loro. Io vado incontro ai ragazzi, essendo una ragazza giovane comprendo i loro problemi. So per esperienza diretta, da ex studentessa, che la classica lezione talvolta annoia, specie nelle ultime ore della mattinata, e cerco di trovare le giuste alternative”.
Quali sono queste alternative?
“A parte quelle tecnologiche, quando vedo che i ragazzi sono stanchi ci si mette a fare laboratori, al posto della lezione frontale e la cosa viene meglio. In questo sono agevolata per il fatto che fino a poco tempo fa ero dall’altra parte della cattedra”.
C’è qualcosa che non andava, a scuola, e che lei avrebbe voluto vedere migliorato e che magari ora lei, passata dall’altra parte della cattedra, sta migliorando?
“I professori a scuola erano bravi ma mi aspettavo una maggiore comprensione: magari nelle ultime lezioni della giornata, quando un ragazzo dice basta. Capisco che bisogna fare lezione, ci mancherebbe, ma se magari metti un video sempre sulla lezione invece che la solita lezione frontale si lavora meglio e si sta più attenti”.
Ed è quello che vorrebbe fare ora?
“Ed è quello che sto facendo ora. Risultato? Si vede un coinvolgimento maggiore vedo la differenza in classe, facendo così”.
Al di là di questo, vista la giovane età, starà facendo formazione
“Sto già partecipando a tutte le iniziative di formazione organizzate dalla scuola. Rientro a casa ogni giorno che è già sera, cerco di incastrare tutti gli orari”.
Dal suo giovane osservatorio cosa manca secondo lei alla scuola?
“Sono gli strumenti a mancare, non parlo della scuola in cui lavoro ma in generale anche da come vedevo prima le cose, da alunna. Le classi sono magari numerose e magari ci sono solo tre strumenti, così gli studenti devono attendere il proprio turno e s’impara di meno, va tutto a rilento”
Dalle sue parole noto però molto entusiasmo. E’ così?
“L’entusiasmo è tantissimo. Anche perché quello appena raggiunto era come detto il mio obiettivo fin dalla terza e dunque esservi arrivata a 19 anni è per un grande traguardo”.
Come riesce a conciliare lavoro e università?
“Quando ho due ore buche nella scuola faccio un salto all’università, per seguire le lezioni, se riesco. In caso contrario, ho chiesto ai professori dell’università se potevano registrare le lezioni e loro mi sono venuti incontro. Quando hanno saputo della mia assunzione a scuola, sono rimasti colpiti e mi hanno detto che non avrei dovuto farmi sfuggire questa opportunità. Hanno pure molto apprezzato il fatto che io non abbia lasciato l’università. Pure la scuola mi appoggerà per i permessi che serviranno per sostenere gli esami in facoltà”
Che cosa le hanno detto i suoi coetanei?
“Nessuno mi credeva, fino a quando non mi hanno visto nella scuola. Li porto con me dall’infanzia e non possono che essere che contenti per me, mi supportano ed è un bene avere loro con me sia pure a distanza”.
E i suoi genitori?
“Inutile dirlo. Ci sono stati salti di gioia, da parte di mia mamma e di mio padre, di mia sorella più piccola. Sono tutti contenti, soprattutto la zia, è stata lei a spingermi a iscrivermi nelle graduatorie. Quando gliel’ho detto si è messa a piangere. Essendo insegnante anche lei mi ha dato tanti consigli”.
Appena è stata assunta a scuola ad Ancona, lei ha scritto una lettera alla sua preside, Maria Antonia Vitale, dirigente dell’Istituto Pacinotti di Foggia. Perché?
“Ho scritto alla preside perché è stata sempre vicina agli studenti e fiera di ogni nostro obiettivo raggiunto. Qualsiasi problema avessimo avuto sapevamo di poterle scrivere e lei ha sempre trovato una soluzione per noi studenti. Quindi sapevo che se le avessi dato questa notizia lei sarebbe stata contenta. Anche perché io devo tutto alla preparazione che mi hanno dato i docenti di una scuola gestita dalla preside Maria Antonia Vitale”.