Dobbiamo dare un significato nuovo all’agire didattico. Lettera

inviato da Dott.ssa M.C. Barresi – L’improvvisa emergenza per il COVID -19 ha interessato vari comparti tra cui l’Istruzione, che si è trovata ad interrompere il percorso scolastico-formativo per alcune settimane e a dover, con grande disponibilità dei docenti, garantire la continuazione delle attività didattiche in modalità di DAD.
E’ chiaro a questo punto l’importanza della funzione del docente in grado di offrire non una proceduralizzazione dell’ esercizio della sua funzione ma una riprogettazione più ampia legata ad un apprendimento correlato ad uno scambio di conoscenze, di scelte , di critica e dialogo.
Tuttavia , sebbene già le scuole dovessero essere pronte ad operare con alcuni modelli di didattica in blendend learning e strutturare l’offerta formativa sulla base di una programmazione indirizzata non solo all’asservimento delle discipline e alla classe fisica ma anche alla classe ” virtuale”, come indicato nel piano definito PNSD , dobbiamo riconoscere che non erano per nulla pronte nell’attivare un’ azione didattica in tal senso.
Ancora una volta, la scuola, si è, infatti, fatta trovare impreparata. Così, i docenti hanno pensato che bastasse presentare una lezione espositiva in videochiamata già bella e confezionata, inviare compiti su schede strutturate, esercitazioni varie, per attuare la didattica a distanza, ed il Ministero che bastasse fornire gratuitamente computer e tablet per far si che il processo didattico/formativo proseguisse in modalità DAD, dimenticando, quest’ultimo soggetto, che la fruizione di tali strumenti e strettamente dipendente dalla connessione ad una rete internet a pagamento e di cui purtroppo si sono dovuti far carico famiglie e docenti.
In quest’ottica ci sembra che non emerga il diritto alla gratuità della scuola, così come sancito dall’art.34 della Costituzione: Stato deve garantire a tutti il diritto all’istruzione gratuitamente e che siano mancati degli interventi risolutivi come ad esempio: attuare convenzioni gratuite e non agevolate , con i vari gestori della rete internet.
Lungi da noi illustrare proposte e suggerimenti su tale argomento ma è importante attivare magari una strategia complementare, poiché questa criticità, a nostro avviso, limita la possibilità di raggiungere tutti gli alunni.
Dobbiamo, tuttavia, fare tesoro dell’esperienza vissuta in questo momento di emergenza perché, seppur strano, è un’alleata preziosa, che ci conduce a considerare gli errori fatti, a ragionare e a pensare costruttivamente al nuovo modello di fare scuola e a come mettere in campo la metodologia DAD.
UNA RIFORMA DELLA COSCIENZA SOCIALE
La consapevolezza che la scuola non è solo fornire un servizio ma offrire risposte efficaci e mirate ai bisogni educativi non è uno slogan ma un messaggio che purtroppo negli anni recenti non è stato pienamente recepito dalla coscienza sociale, tanto che in questi giorni di emergenza pandemica le contestazioni al Ministro della Pubblica Istruzione non sono certo mancate.
Molti, infatti, velando la reale ed oggettiva necessità sociale di affidare i loro figli a strutture statali o meno a mo’ di servizio, in quanto in ogni famiglia lavorano entrambi i genitori, hanno sbandierato varie argomentazioni: la violazione del diritto allo studio, la privazione di emozioni, di contatti, di riferimenti, di esperienze mancate ed interrotte dei bambini, tutto per contrastare la decisione della non riapertura delle scuole.
Chiediamoci , quindi, se la scuola, attenutasi al parere tecnico-scientifico di evitare contagi con la riapertura, possa in questo contesto sociale dare un’importante svolta al suo sistema educativo-formativo ed attivare una didattica non in presenza ma a distanza.
Nella società frenetica e caotica di oggi per molti genitori costituirebbe un impegno non conciliabile con le loro attività lavorative, poiché li porterebbe a rivedere le condotte di riferimento tenute nel crescere i loro figli.
E’ chiaro che l’argomento implica un’ ampia riflessione e motiva non poche discussioni che non possiamo affrontare in questa sede, in quanto entrano in gioco vari aspetti: consapevolezza genitoriale, comportamenti adeguati alle esigenze dell’età del figlio, comportamenti deleganti, e tanto altro, ma si vuole proporre un’analisi su quanti genitori, ancor prima dell’emergenza, si siano trovati a non poter seguire direttamente l’applicazione dei propri figli.
E’ facile riconoscere che per chi lavora diventa già complicato assicurarsi che i propri figli abbiano studiato e se si siano applicati per il loro percorso di studi. Operare, quindi, per una scuola del cambiamento significa ponderare adeguatamente le proposte da mettere in campo e principalmente sanare quelle problematiche sociali che più o meno vengono a frapporsi al nuovo progetto didattico/ formativo della scuola.
LA COSTRUZIONE DI UN NUOVO MODELLO NEL FARE SCUOLA CON LA DAD
Sicuramente questo concetto sarà fonte di ampio dibattito, ma la nostra riflessione lenta ed esperienziale ci pone nella consapevolezza circostanziata che l’improvvisazione e la fretta non facilitano l’ applicazione della DAD , ma ne riducono la forza e la ricchezza nell’impostazione della stessa.
La DAD deve fondarsi su una programmazione che permetta di interagire in diversi ambienti di apprendimento, per modellare strategie e modalità non ancorate all’apprendimento disciplinare .
E’ nuovo processo di costruzione dove diventa consuetudine lo scambio di conoscenze, la partecipazione alla programmazione, la condivisione di competenze, non più esclusivamente individuale ma di gruppo dell’apprendimento e reso possibile dalla modalità di strategia più efficace, scelta anche dai soggetti fruitori . Un aspetto che si pone in un chiaro collegamento con la capacità di autovalutazione e di riflessioni metacognitive , necessari per delineare un’ ampia mappatura dell’apprendimento.
La convinzione, poi, dell’impossibilità di introdurre la DAD nella scuola dell’Infanzia esposta da molti eminenti studiosi ed organismi rilevanti del comparto istruzione, fa emergere l’impossibilità di dichiarare la scuola italiana come scuola innovativa.
In questo nuovo scenario emergenziale, in cui anche la scuola dell’infanzia si è messa in gioco, tali teorie di carattere deterministico sono state suffragate dalla competenza, dall’ intenzionalità ed esperienza di chi nella sua funzione docente ha operato con i piccoli alunni della scuola materna.
Una competenza che ha permesso la costruzione di scenari logico costruttivi ed interpretativi e che ha fatto si che emergesse in modo dialogante e critico il punto di vista dei piccoli.
Non si può, quindi, pensare di cambiare il volto della scuola attuando un’ azione innovativa che si concretizza solo per alcuni comparti scolastici e non per tutta l’utenza scolastica.
Innovazione, ricerca, sperimentazione, stanno alla base di un nuovo processo di fare scuola, che indiscutibilmente deve essere calibrato e modellato in relazione alla fascia d’età di tutta l’utenza, così come l’applicazione della didattica a distanza, che proprio per la sua peculiare modellabilità può considerarsi attuabile anche nella scuola dell’Infanzia.
Dobbiamo dare un significato nuovo all’agire didattico considerandolo come un “ contratto” dove le parti : apprendimento e insegnamento insieme indagano, si fermano a riflettere e a rielaborare per poi ripartire alla scoperta di nuove mete conoscitive……
Bibliografia:
Claudia Fanti: 2014, odissea nella scuola – Pubblicato da Youcanprint Tricase (LE)
L.Lelli : Professionalità docente per la buona scuola – Roma : Armando, 2016
Maglioni, La classe capovolta. Innovare la didattica con la flipped classroom, Erickson (2014), Trento
Mauro Palumbo: Il processo di valutazione: decidere, programmare, valutare, FAngeli 2à edizione 2001-2002
Parmigiani, L’aula scolastica, Franco Angeli, 2014
Sitologia
F.Tessaro, Modelli e pratiche di valutazione: dall’osservazione alla verifica http://ricerca.univirtual.it/home/red/wp-content/uploads/sites/4/2009/06/Tessaro-ModelliPraticheValutaz.pdf
F.Tessaro, La cultura della valutazione Modelli e pratiche di valutazione di …
https://slideplayer.it/slide/975210/