Disprassia e dislessia, il Metodo Crispiani: la “Mappa semiotica dei sintomi precoci di disprassia a 5 anni”, la “Scala di livello della dislessia” e la “Mappa semiotica delle situazioni critiche”

Per metodo orientato alla Teoria Prassico-Motoria (TPM) si intende la diagnosi della Condizione dislessica e/o Condizione disprassica, corredata di apposita, analitica e longitudinale “Valutazione funzionale” portata sulla globalità delle aree funzionali, che definiamo approccio ecologico, in riferimento alla “Struttura bio-psico-sociale”, o alla variante “bio-psico-operante” come affermano i professori A. Fabi e Piero Crispiani.
Diagnosi e valutazione funzionale
La diagnosi e la valutazione funzionale sono ammessi, di norma, tra i 5 e 6 anni. Nei casi in cui la prima valutazione avanza possibili indicatori di compromissione dello stato intellettivo o psichico o neurologico si accede alla valutazione neuropsichiatrica o psicologica. Talvolta si manifestano problemi di ordine oculo-motorio o percettivo che richiedono la pertinente valutazione specialistica (medico, optometrista). La valutazione – si legge nel documento che accompagna, in maniera esplicativa il “Metodo Crispiani” che vive e si consolida grazie all0incassante impegno dei terapisti ITARD, ormai famosi in Italia e in Europa – può esser condotta con procedure qualitative (descrittive e narrative) o quantitative (psicometriche, testistiche) a seconda delle scelte scientifiche e professionali del diagnostico. Indicatore fondamentale della qualità di lettura, scrittura e calcolo è la fluidità, non la velocità. La fluidità include: prontezza dell’incipit, costanza nell’esecuzione, rapidità nell’autocorrezione, autoinibizione, ecc. La diagnosi e valutazione funzionale secondo la TPM è di natura qualitativa, fa ricorso all’osservazione ed alla rilevazione dei sintomi primari, secondari e derivati, mediante il confronto con Mappe Semiotiche ed un Sistema criteriale definito VES (Valutazione Empirico Semiotica). Tale valutazione si avvale del contributo dei familiari, degli insegnanti e del dislessico stesso, pertiene pertanto ad un’azione intersoggettiva. La valutazione della Condizione Dislessica è espressa in forma sintetica e con un criterio “a bassa vocazione misurativa”, mediante “Scale di livello” della dislessia, disgrafia, discalculia, disprassia.
Il Profilo Dinamico Individuale ordinato in aree
“Sintesi e monitoraggio della diagnosi-valutazione – afferma il professore Piero Crispiani – sono consentite dalla confluenza in un Profilo Dinamico Individuale, ordinato in aree (motoria, percettiva, emotiva, affettiva, del pensiero, comunicativa e sociale) e in ambiti scolastici (lettura, scrittura, abilità matematiche, storia, lingua straniera, adattamento scolastico), con attenzione alla dimensione sia diacronica (pregressa) che sincronica (attuale). Trattandosi di una condizione non-patologica, si ritiene che possano esercitare la diagnosi e la valutazione funzionale di dislessia le seguenti figure professionali purché appositamente formate e certificate: Educatore professionale, Logopedista, Neuropsichiatra infantile, Pedagogista, Psicologo”. La concezione affermata dalla TPM ritiene che il fenomeno della Sindrome Dislessica non costituisca una patologia (affermazione, per altro, da alcuno sostenuta) pertanto non debba obbligatoriamente essere oggetto di certificazione da parte di figure sanitarie e che i processi di “diagnosi per esclusione” debbano avere natura motivata, in presenza di indicatori/sospetti di un problema psichico o organico (sanitario). In proposito pare eccessiva la sanitarizzazione del problema a fronte di una non-patologia e si ritiene più adeguata una forma di “attestazione ad uso scolastico”.
Gli screenings scolastici
Le azioni di screening nelle scuole sono condotte direttamente dal diagnostico, a partire dall’ultimo anno di frequenza della Scuola dell’infanzia, mediante prove e situazioni di tipo “ecologico”, quindi inerenti alla motricità, l’organizzazione spazio-temporale, la percezione, le funzioni cognitive (organizzative, coordinative, ordinative, sequenziali), le funzioni comunicative, la grafo-motricità, quindi la lettura, la scrittura e le abilità matematiche a seconda dei gradi scolastici. Lo screening, che non costituisce una diagnosi, ma una rilevazione di condizioni di rischio, richiede sia prove individuali o di gruppo, sia l’osservazione clinica del diagnostico (individuale, empirica, ecologica). Lo screening – si legge nel documento che accompagna, in maniera esplicativa il “Metodo Crispiani” che vive e si consolida grazie all0incassante impegno dei terapisti ITARD, ormai famosi in Italia e in Europa – può aprire un dialogo con i genitori e suggerire l’approfondimento diagnostico o l’opportuna vigilanza sul prosieguo dello sviluppo dell’allievo.
Il trattamento abilitativo e le logiche della Strategia Ecologico-Dinamica nel contesto del Sistema CO.CLI.T.E.
Per Trattamento abilitativo si intende l’insieme delle azioni dirette sul caso (azioni educative, terapiche), l’impiego di situazioni, ambienti e materiali coerenti ad un progetto di funzionalizzazione attiva, con esclusione delle “misure sostitutive” che evitano al soggetto di esercitare e migliorare le proprie competenze. Nell’ambito della TPM, il trattamento abilitativo è condotto da operatori specialisti secondo le linee procedurali e le logiche della Strategia Ecologico-Dinamica nel contesto del Sistema CO.CLI.T.E. (COgnitivo CLInico Trattamento Educativo). Gli specialisti possono essere iscritti nell’INDEX-IPR dell’Istituto Itard (www.istitutoitard.it). Il Trattamento occupa di norma 3 mesi per 3 sedute settimanali e chiama il soggetto in trattamento ad un Training comune, che può essere integrato da un Training speciale di attivazione funzionale, volto a lavorare sulle 12 Azioni che compongono il Sistema portando l’esecuzione su un regime di giusta intensività e coerenza, in direzione della fluidità e del potenziamento della sequenzialità. Scopo del Trattamento non è l’utilizzo di strumenti che bypassano i problemi e privano i ragazzi del necessario esercizio funzionale, ma di sollecitare, monitorare e spingere a fluidità sia le capacità di base (motorie, percettive, di memoria, linguistiche, di pensiero, grafo motorie) che quelle primarie (lettura, scrittura, matematica). “Il Trattamento – afferma il prof. Piero Crispiani – può avere un seguito in ambito disciplinare (matematica, latino e greco, lingua straniera…), oppure esercitare prestazioni trasversali come il resoconto, la sintesi, il colloquio, l’interrogazione, il prendere appunti, sempre in senso formativo. Si occupa, inoltre, della formazione al “metodo di studio”. Il Trattamento impegna lo specialista nella Presa in carico dell’allievo e della sua condizione personale ed è valutato sistematicamente dal confronto delle rilevazioni dei familiari, dei docenti e del terapista.
Gli obiettivi
Il “Metodo Crispiani”, sulla scorta del Sistema COCLITE – afferma il prof. Piero Crispiani – del Trattamento Ecologico-Dinamico assume i seguenti obiettivi:
- Evitare il ricorso misure sostitutive, aggiramenti, fughe, finzioni, tranne per esami finali, concorsi, prove selettive.
- Perseguire un’autonomia funzionale, non sussidiata.
- Migliorare la fluidità esecutiva ed il contatto con la classe e con i pari.
- Migliorare la disponibilità ai compiti ed alla vita.
- Potenziare la fluidità e l’accuratezza delle funzioni esecutive complessive.
- Migliorare le competenze del leggere, scrivere e delle prestazioni matematiche.
- Fare proprio il motto “IO NON MI ARRENDO”.
La Condizione dislessica-disprassica
In quanto non caratterizzanti la Condizione dislessica-disprassica, costituiscono falsi obiettivi, o ambiti di lavoro: la discriminazione visiva, l’associazione segno-suono (simbolizzazione), la memorizzazione di parole, il rallentamento esecutivo, la reiterazione di prestazioni, la sostituzione dell’agire con strumenti suppletivi (tranne nelle prove di valutazione finali o di selezione), la dispensa dalle prestazioni, la trascuratezza delle componenti prassico-motorie e coordinative dell’agire.