Dispersione scolastica, il giudice Di Bella: “Docenti e dirigenti scolastici devono denunciare i casi di alunni che lasciano la scuola”

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La dispersione scolastica è una vera emergenza. Lo stesso Ministro Bianchi lo ha sempre posizionato in cima ai temi sui quali intervenire. Ma c’è chi combatte ogni giorno direttamente dal proprio territorio, specie in quelli dove le mafie e la malavita prendono facilmente il sopravvento. Per questo motivo il giudice Roberto Di Bella lancia l’allarme su bambini e ragazzi che non frequentano più la scuola.

Diciottomila ragazzini tra i 10 e 16 anni che non vengono mandati a scuola solo a Catania, 80 mila in tutta la Sicilia“, riferisce il giudice Di Bella. Che, come spiega a Il Corriere della Sera, fa notare che uno degli aspetti più difficili della vicenda è il silenzio degli insegnanti.

I dati sulle assenze da scuola che mi sono stati forniti, e di cui mi riservo di verificare la fonte, sono inaccettabili per un Paese civile -spiega Di Bella- Quando un bambino non va a scuola, bisogna intervenire, con misure graduali: prima prescrizioni, poi eventualmente inserimento in comunità e decadenza della responsabilità genitoriale, e segnalazione all’Inps per la revoca di tutte le indennità economiche connesse alle attività scolastiche. Interverrei anche togliendo il reddito di cittadinanza a chi non fa andare i figli a scuola. Invece spesso le segnalazioni non arrivano”.

Per quanto riguarda il ruolo della scuola, Di Bella spiega: “abbiamo inviato una circolare a tutti i dirigenti a febbraio scorso invitandoli ad approfondire le tematiche legate ai contesti di criminalità organizzata, evitando che si parli di educazione alla legalità solo grazie all’iniziativa spot di qualche preside, ma che certi concetti entrino stabilmente nell’offerta formativa dei ragazzi. Bisogna demistificare il mito mafioso”

Per questo motivo secondo il giudice “i dirigenti devono fare un passo in più, il tempo pieno deve diventare una realtà anche al Sud, così che i ragazzi possano trascorrere più ore lontani dal contesto malato, e gli insegnanti dovrebbero fare corsi di formazione per affrontare le situazioni di disagio. Nelle zone di frontiera ci vogliono insegnanti preparati. La scuola ha un ruolo fondamentale per ribaltare i destini del proprio paese: aiutare i ragazzi ad emanciparsi significa dare una mano alla crescita e al progresso del Paese, che soprattutto al Sud è zavorrato dalla criminalità organizzata“.

Da qui anche l’invito per presidi e insegnanti a non avere paura e a segnalare casi di abbandono scolastico.

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