Disobbedienza silenziosa: la scuola nell’era dell’IA. Lettera

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Inviato da Enrico Fortunato Maranzana – Nel Libro Bianco per l’Intelligenza Artificiale al servizio del cittadino, redatto da un organo a servizio della Presidenza del Consiglio, l’impiego dell’IA nella scuola è presentato come strumento di supporto: valutazione automatica, personalizzazione dei materiali, tutoring intelligente, analisi predittiva del rischio di abbandono.

Ma si tratta di soluzioni miopi, frutto di una visione conservatrice. S’immagina che la tecnologia debba semplicemente potenziare il sistema esistente, senza metterne in discussione la struttura o le finalità.

Come ricordava McLuhan, “il mezzo è il messaggio”: l’introduzione di un nuovo strumento modifica in profondità la società, al di là del suo utilizzo specifico. Anche Stafford Beer ha descritto l’evoluzione dell’uomo attraverso passaggi significativi: homo erectus (che si erge), homo sapiens (che conosce), homo faber (che crea), fino a homo gubernator (che controlla e guida sistemi complessi).

La trasformazione socio-culturale implica l’abbandono del tradizionale orientamento del Ministero, che pone la trasmissione della conoscenza a suo fondamento. Oggi, una biblioteca sconfinata è a disposizione di tutti, e la sua consultazione non richiede alcuna specializzazione. Ne consegue che lo sviluppo delle capacità critiche, progettuali, creative e collaborative è diventato il nuovo traguardo educativo. Il baricentro dell’azione formativa deve spostarsi: non più il “sapere” come fine, ma come strumento per offrire allo studente ciò di cui ha bisogno per partecipare in modo consapevole al mondo contemporaneo. Ognuno possiederà il proprio, originale bagaglio conoscitivo.

Il legislatore, già nel 1974, aveva riformato l’organizzazione scolastica in risposta ai cambiamenti dell’ambiente culturale e sociale. Nel 1999 ha definito l’autonomia scolastica come uno spazio progettuale, in cui la scuola è chiamata a costruire percorsi formativi, educativi e didattici. Più recentemente, nel 2020, ha ribadito che conoscenze e abilità devono essere strumenti funzionali allo sviluppo di capacità e competenze, generali e specifiche.

Eppure, queste indicazioni sono rimaste nel cassetto.

A chi va attribuita la responsabilità di questa disobbedienza silenziosa?

Il Ministero dell’Istruzione è il primo responsabile: la natura esecutiva del suo mandato è stata elusa, poiché non ha garantito la concreta attuazione delle norme.

La dirigenza scolastica è il secondo responsabile: non ha orientato né vincolato gli organi collegiali all’adempimento delle proprie funzioni.

Un esempio di gestione scolastica conforme alla legge è disponibile in rete: “Un approccio scientifico alla riforma della scuola”.

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