Dislessia. Uniped: non è impedimento ma rallentamento nella lettura
Ufficio Stampa IdO Istituto di Ortofonologia – “La dislessia non è un impedimento, ma un rallentamento nella lettura che causa peggioramenti nell’ortografia. Non si tratta di una patologia anche se la disfunzione c’è, sono gli automatismi a non funzionare bene”. Questa è la tesi del professor Piero Crispiani, vicepresidente dell’Unione dei pedagogisti italiani (Uniped) e professore presso l’Università di Macerata, che sabato 19 gennaio tratterà ‘La sindrome dislessica come disprassia sequenziale: il disturbo e le azioni professionali’ al XV convegno nazionale dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), in programma a Roma dalle ore 9 alle 18 presso l’Istituto comprensivo Regina Elena in via Puglie n.4.
Ufficio Stampa IdO Istituto di Ortofonologia – “La dislessia non è un impedimento, ma un rallentamento nella lettura che causa peggioramenti nell’ortografia. Non si tratta di una patologia anche se la disfunzione c’è, sono gli automatismi a non funzionare bene”. Questa è la tesi del professor Piero Crispiani, vicepresidente dell’Unione dei pedagogisti italiani (Uniped) e professore presso l’Università di Macerata, che sabato 19 gennaio tratterà ‘La sindrome dislessica come disprassia sequenziale: il disturbo e le azioni professionali’ al XV convegno nazionale dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), in programma a Roma dalle ore 9 alle 18 presso l’Istituto comprensivo Regina Elena in via Puglie n.4.
“La dislessia è un disturbo di natura motoria che interessa il movimento nel tempo e nello spazio – ha spiegato il pedagogista clinico – si tratta di una difficoltà nel mettere in sequenza spazio temporale suoni, lettere e parole”. Il professore ha quindi rigettato le teorie che si sono consolidate negli ultimi decenni, nelle quali “si ritrova un’egemonia di tipo linguistico che riporta la dislessia a un errore fonologico nell’associare il suono al grafema e
viceversa”.
Dunque, secondo Crispiani, la causa dell’aumento del numero di bambini valutati come dislessici è da rintracciarsi proprio nella “deprivazione motoria, perché rispetto al passato i piccoli fanno molte meno esperienze riguardo alle attività motoria e corporea. Allo stesso tempo assistiamo ad una forte accelerazione di vita, di fronte la quale rallenta chi ha problemi spazio temporali”. Queste difficoltà “devono essere affrontate attraverso un lavoro sulle sequenze, fluido e privo di rallentamenti. A volte – ha precisato il direttore scientifico del Centro italiano dislessia – è meglio non far fermare il bambino sulla singola lettera poiché, se si fa eccezione per i caratteri speculari ‘d, b, p, q’, il bimbo non sbaglia mai”.
Il soggetto dislessico “non compie errori nell’isolare o stabilire le singole lettere – ha chiarito il professore – e se ha una logopatia riguarda errori di natura motoria relativi alle inversioni. Ad esempio potrebbero pronunciare la parola cinema in cimena, invertire la cifra 124 in 142 o ancora non rispettare le colonne o perdersi nei lunghi messaggi. Fanno fatica ad andare a capo, si perdono negli schemi crociati, nel leggere, nel girare pagina, nel prestito, nel riporto e nelle divisioni. Hanno anche difficoltà ad attraversare la strada, dovendo operare uno schema crociato che li porterebbe a guardare da sinistra a destra e da destra a sinistra”.
Per quanto riguarda gli strumenti compensativi “è bene dire che la tastiera, la calcolatrice e gli audio libri sono strumenti sostitutivi che peggiorano solo le capacità del bambino non facendolo lavorare. Questi soggetti devono essere aiutati e non dispensati. Bisogna fare un trattamento utile e non dannoso – ha concluso Crispiani – incentrato su un lavoro che spazi dall’autoanalisi al linguaggio, dalla psicomotricità al pensiero, dalla grafomotricità
alla memoria e così via”.