Dislessia, è ancora un tabù? Molti passi avanti, ma in alcuni contesti ancora lo è. Ne parliamo con la psicologa Rosa Cappelluccio

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“Se non fosse stato per la mia lotta con la dislessia, dubito che sarei mai diventato scrittore o che avrei mai saputo insegnare agli altri a scrivere». Così dice il poeta Philip Schultz, vincitore del premio Pulitzer nel 2008, che, dislessico inconsapevole, da bambino non sapeva leggere.

All’epoca i bambini dislessici erano considerati svogliati, se andava bene, e, se andava male, poco intelligenti.

Abbiamo chiesto alla psicologa della scuola Rosa Cappelluccio, autrice dello studio sulla disregolazione emotiva nei bambini dai 3 agli 11 anni (allarme stress dai 3 agli 11 anni…) di spiegarci i primi segnali a cui prestare attenzione sin dalla scuola primaria.

Dottoressa, disturbi come la dislessia e l’ADHD (Deficit dell’Attenzione e Iperattività) sono in aumento tra i giovani studenti, spesso figli di ex alunni dislessici inconsapevoli, quali sono i primi segnali a cui prestare attenzione?

È molto importante, una volta che si sospetta la presenza di un DSA, procedere ad un’accurata valutazione diagnostica il più precocemente possibile. In questo modo ci si riserva i benefici della tempestività dell’intervento e di capire quali sono le effettive difficoltà del bambino. Ogni bambino con disturbi dell’apprendimento presenta un quadro specifico, poiché i DSA sono bambini con caratteristiche uniche che si esprimono nell’individualità del piccolo. Si registrano tuttavia dei tratti che si evidenziano nella maggior parte dei bambini e che ci permettono di attivarci per iniziare l’iter diagnostico. I campanelli d’allarme più significativi ed inattesi sono rappresentati dalla difficoltà nell’acquisizione della lettura e della scrittura; tali disordini compaiono già nei primi anni scolastici, alla scuola d’infanzia e persistono negli anni a venire.

Quali sono gli errori che compie il bambino dislessico?

Il bambino spesso compie nella lettura e nella scrittura errori caratteristici come: l’inversione di lettere e di numeri (es. 21 vs 12), la sostituzione di lettere (m/n; v/f; b/d, a/e). Altre volte non riesce ad imparare le tabelline ed alcune informazioni in sequenza come le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell’anno.

Ma può anche fare confusione nei rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra; ieri/domani; mesi e giorni); può avere difficoltà ad esprimere verbalmente quello che pensa e, non ultimo, alcune volte sono presenti anche difficoltà in alcune abilità motorie, come ad esempio allacciarsi le scarpe.

Quando si presentano difficoltà di apprendimento, il bambino potrebbe manifestare anche problemi di tipo psicologico, esprimendo una scarsa abilità sociale e un rifiuto della scuola. Inoltre, sono bambini che lavorano lentamente, non riescono a seguire la lezione, a copiare alla lavagna, a prendere nota delle istruzioni degli insegnanti, a svolgere i compiti. E questo, ovviamente compromette l’autostima e porta, di conseguenza, irascibilità, irritabilità, alterazione dell’umore, disregolazione emotiva e comportamentale. Infine, i disturbi specifici dell’apprendimento possono presentarsi in comorbidità con l’ADH pur essendo disturbi evolutivi di natura diversa, si possono presentare nello stesso bambino. La sovrapposizione dei due disturbi è frequente tanto da fare una valutazione congiunta.

Quali sono invece i campanelli di allarme per la dislessia?

La dislessia è un disturbo che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. Per la maggior parte delle persone, leggere e scrivere sono atti estremamente semplici ed automatici e per tal motivo, spesso, si fa fatica a cogliere la difficoltà in chi non riesce ad automatizzare questi processi. Il bambino dislessico per tal motivo si ritrova a vivere contesti invalidanti e non gentili, compromettendo la sua sana maturazione psicofisiologica. I campanelli d’allarme che ci indicano la strada del riconoscimento del disturbo riguardano l’area della consapevolezza fonologica, ovvero saper riconoscere e manipolare i suoni, e l’abilità visiva, cioè saper riconoscere le varie parti della parola (grafema, sillaba, morfema…).

I bambini con dislessia hanno: difficoltà a riconoscere le sillabe/fonemi che formano una parola, difficoltà nella suddivisione in sillabe, vocabolario limitato e difficoltà nel recupero in memoria di parole soprattutto in sequenza. E ancora, confusione tra suoni simili (es. f/v- t/d), spostamenti di lettere o di sillabe all’interno della parola, difficoltà a tenere il rigo di lettura presentando salti di riga o perdita frequente di segno di lettura (nonostante usi il dito per seguire), inversioni di lettere (ad esempio p/b-a/e-p/q-d/b) e mancata acquisizione o incompleta lateralizzazione (dominanza tra destra e sinistra).

Quali invece quelli per gli altri DSA?

Gli altri Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento (DSA) sono la disortografia, la disgrafia, la discalculia. Con la disortografia, il bambino fa molti errori di ortografia, con la disgrafia presenta una scrittura grafomotoria poco leggibile e, infine, con la discalculia commette errori con numeri e calcoli. Fra tutti i DSA, la dislessia è il disturbo più comune e quando si parla di campanelli di allarme di quest’ultima ci si riferisce a tutta la gamma di disturbi dell’apprendimento.

A che età un genitore deve cominciare a fare i test per i propri figli e di che tipo di test si tratta?

La diagnosi definitiva non può essere formulata prima della seconda classe primaria ed è il risultato di una valutazione che segue un iter preciso. Il genitore attento che scorge i primi segnali cercherà anzitutto un confronto collaborativo e chiarificatorio con gli insegnanti in modo da sincerarsi delle difficoltà concrete. Si proverà inizialmente con un potenziamento. La diagnosi deve essere fatta mediante specifici test (la Consensus Conference, il Panel di Aggiornamento e la Revisione della Consensus Conference e l’Istituto Superiore di Sanità hanno stabilito un iter diagnostico condiviso). È importante rivolgersi o all’Asl o a centri privati specializzati e riconosciuti. Il momento della valutazione risulta essere delicato e fondamentale.

La dislessia è ancora un taboo?

Fino a pochi anni fa, e in taluni contesti purtroppo ancora oggi succede, si veniva puniti e scherniti per le difficoltà nell’apprendimento. Oggi si son fatti passi da gigante in tal senso e l’attenzione non è più solo per l’apprendimento con tutto ciò che può riguardare aiuti specifici, tecniche di riabilitazione e di compenso.

Cosa può suggerire ai docenti e quali strumenti hanno a disposizione per far superare le difficoltà a scuola?

L’insegnante svolge un ruolo fondamentale perché è la prima figura che ha un punto di osservazione privilegiato, per cui può accorgersi prima di tutti delle difficoltà presenti.

Si occupa di informare i genitori ed è attento a comunicare senza un giudizio di valore. Spiega loro qual è l’iter, indirizzandoli rispetto al da farsi. Inoltre, dopo aver ricevuto la diagnosi certificata, procede con un piano didattico personalizzato, progetto in cui si punta sui punti di forza del bambino, tenendo conto delle difficoltà che ha. Infine, è colui che esegue direttamente quello stesso progetto didattico che ha preparato e avrà sempre cura di trattare il piccolo nella sua pienezza e senza giudizio, allenando un ascolto attento e consapevole.

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