Disconnessione e compiti a casa. Lettera

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Inviato da Maurizio Freschi* – Le nuove indicazioni su disconnessione e compiti a casa rappresentano un tema che, a seconda della prospettiva adottata, potrà generare consenso o critiche a seconda della prospettiva con cui sarà valutato.

Obiettività o partigianeria nella lettura, in questi casi, influenzano inevitabilmente il giudizio complessivo. Il tema dei compiti a casa è significativamente divisivo.

Da un lato, i docenti invocano la libertà di insegnamento come principio costituzionale; dall’altro, famiglie e studenti lamentano carichi eccessivi e non sempre equilibrati, aggravati dalla pervasività delle tecnologie digitali e dalla pressione derivante dall’iperconnessione. Per affrontare questa problematica in modo costruttivo, è necessario fare chiarezza su alcuni punti fondamentali, senza i quali si rischia di cadere in arbitrarietà e disorganizzazione.

Un primo aspetto cruciale è il confine della libertà di insegnamento: può questa estendersi al di fuori dei tempi scolastici, fino a invadere l’intera giornata dello studente? Oppure dovrebbe limitarsi al solo tempo scuola, con un inizio all’ingresso e un termine all’uscita?

Questa riflessione è importante per evitare che le richieste legate all’insegnamento occupino tutto il tempo dei ragazzi, privandoli di altre opportunità formative o ricreative e incidendo sul loro benessere psicofisico, come sottolineato anche dalla Raccomandazione del Consiglio Europeo.

Assegnazioni eccessive o con scarso tempo di esecuzione possono infatti generare ansia e stress, problematiche che non possono essere ignorate, soprattutto in un contesto già segnato dall’iperconnessione e dalla necessità di essere sempre aggiornati sulle attività tramite strumenti digitali.

Un altro aspetto da considerare è la necessità di verificare e correggere i compiti. Se vengono assegnati, è fondamentale che siano successivamente controllati e corretti, per permettere allo studente di ricevere un riscontro reale sul proprio operato. Solo così gli studenti possono capire eventuali carenze nella preparazione su cui lavorare più approfonditamente.

In caso contrario rischiano di essere un esercizio formale, privo di reale valore educativo. Non si può poi trascurare la questione delle disparità tra gli studenti: ognuno vive in condizioni diverse, con una disponibilità disomogenea di risorse, strumenti e figure di supporto nello svolgimento delle consegne. Alcuni affrontano lunghi tempi di viaggio per raggiungere la scuola o non dispongono di un ambiente adeguato per studiare a casa, situazione che la digitalizzazione rischia di aggravare ulteriormente.

Questi fattori possono creare un divario significativo, introducendo una forma di discriminazione tra chi ha più risorse e chi ne ha meno. In linea con le indicazioni per il benessere a scuola, i compiti dovrebbero rappresentare un’opportunità uguale per tutti e non un ulteriore fattore di stress o discriminazione. È necessario, quindi, promuovere un ambiente di apprendimento che garantisca equità e inclusione.

Infine, occorre riflettere sulla correttezza di assegnare attività che prevedano il completamento o il proseguimento del lavoro svolto in classe, soprattutto quando non è certo che tutti gli studenti abbiano le stesse possibilità di svolgerli efficacemente. Tutto ciò rischia di compromettere l’equità del sistema scolastico, che dovrebbe garantire pari opportunità di apprendimento e valutazione.

È essenziale integrare un approccio che rispetti il benessere psicofisico degli studenti e promuova esperienze formative anche fuori dal contesto scolastico, come richiamato dalle politiche europee sul successo scolastico e il contrasto dell’abbandono. Potrebbe inoltre essere interessante analizzare modelli educativi alternativi, come quelli adottati in alcuni Paesi del Nord Europa, che hanno sperimentato approcci diversi ai compiti a casa e da cui, pur considerando le differenze di contesto, si potrebbero trarre spunti utili per migliorare il nostro sistema o per evitare di replicare criticità già riscontrate altrove.

In conclusione, una Scuola che incentiva l’apprendimento durante il tempo scolastico risulterebbe più attenta e rispettosa del benessere di studenti e docenti. In quest’ottica, la valutazione avverrebbe solo in classe, con interrogazioni e verifiche, in un contesto dove tutti gli studenti potrebbero operare nelle stesse condizioni, garantendo così un sistema più inclusivo e sensibile alle diverse esigenze.

Pensare di quantificare e stabilire un limite massimo alle consegne assegnabili resta un esercizio utopico, per non dire impossibile, perché attribuire un valore temporale all’impegno di soggetti diversi, con abilità e attitudini differenti, non può essere universalmente valido. I compiti a casa dovrebbero quindi essere visti come un’opportunità aggiuntiva, senza obblighi o valutazioni, riservata a chi desidera approfondire la propria preparazione o recuperare eventuali lacune.

Dovrebbero essere considerati, da studenti e famiglie, uno strumento per consolidare quanto acquisito in classe, consapevoli di disporre di un’occasione per migliorare le proprie conoscenze e favorire una crescita importante per il proseguimento del proprio percorso di istruzione. Direttamente collegato al tema dei compiti, ma anche a quello più ampio della comunicazione scuola-famiglia, abbiamo il problema della disconnessione. L’innovazione tecnologica degli ultimi anni e l’uso diffuso delle piattaforme digitali hanno reso sempre più indefiniti i confini temporali della comunicazione tra studenti, docenti e famiglie. Questa situazione ha generato una sorta di anarchia e iperconnessione costante, aumentando le pressioni su tutte le parti coinvolte.

Risulta quindi fondamentale stabilire modalità e tempi chiari per preservare una comunicazione efficace che garantisca un sano equilibrio per tutti. In definitiva, ogni decisione in ambito scolastico dovrebbe tenere conto del benessere di tutti i membri della comunità educante, garantendo inclusività, equilibrio e rispetto dei tempi di ciascuno.

Per raggiungere questo obiettivo, è essenziale un impegno condiviso tra docenti, famiglie e studenti, affinché ciascuno contribuisca, nel rispetto del proprio ruolo, a creare un ambiente scolastico più sereno. Solo attraverso una collaborazione attiva e consapevole sarà possibile rispondere alle diverse esigenze, salvaguardando il benessere e la qualità della vita di ciascuno.

*vicepresidente del Consiglio del Sistema Educativo Provinciale e presidente della Consulta Provinciale dei Genitori

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