Disatteso l’appello del Papa a dirottare sull’Istruzione gli aumenti per gli armamenti militari. Anief: una decisione che fa male due volte

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Basta spendere soldi per gli armamenti militari, occorre farlo sull’istruzione. L’appello di Papa Francesco non sembra avere trovato seguito. Per le spese militari, complice il conflitto in Ucraina, infatti l’Italia ha previsto un incremento importante a favore del ministero della Difesa.

“Il nostro Paese spenderà 1,2 miliardi in più per le Forze armate; la spesa per il 2022 arriva a 18 miliardi, contro i 16,8 dello scorso anno”, scrive oggi la stampa specializzata. Per docenti e Ata l’aumento a tre cifre non c’è. L’Aran ha comunicato che per il Ccnl 2019/21 si prevede un aumento medio fino a “123 euro (lordi) al mese, per 13 mensilità, anche se bisogna considerare che di questi, 21 euro provengono dal MOF per contrattazione integrativa e quindi non per tutti gli insegnanti. Per quanto riguarda il personale ATA, si parla di un aumento di 75 euro + 9,79 per ordinamento professionale + 3,91 nel MOF per contrattazione integrativa, per un totale circa di 90 euro”.

“Considerando la risibilità degli stipendi dei lavoratori italiani, rispetto ai colleghi europei ma anche ai lavoratori di tutto l’amministrazione pubblica, noi abbiamo indicato l’esigenza di chiudere quanto prima questo contratto, che porterà al personale della scuola anche tra i 2mila e i 3mila euro di arretrati, attraverso un accordo che abbiamo chiamato ‘ponte’ – ha commentato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – . Certamente, abbiamo chiesto delle garanzie per la nuova legge di bilancio, che adesso pretenderemo dal nuovo governo, da inserire nel nuovo contratto 2022/24 assieme ad una importante revisione contrattuale. Perché l’obiettivo primario rimane quello di arrivare il prima possibile ad uno stipendio per docenti e Ata italiani finalmente europeo”.

“Quello che è scoraggiante – prosegue Pacifico – è soprattutto la previsione di riduzione di spesa nel Def per i prossimi 3 anni, rispetto al Pil, con un decremento anche di mezzo punto; come anche l’imposizione della Legge 79/22 sulla formazione e il reclutamento che se portata avanti spaccherà ulteriormente la categoria, senza introdurre alcuna valorizzazione e forma di carriera del personale. Si tratta di soluzione intraprese anche per la pochezza delle risorse messe a disposizione di chi governa la scuola. Apprendere dell’incremento per le spese militari fa male quindi due volte, sia per la scelta decisamente discutibile, sia perché conferma che i mancati investimenti nella scuola derivano non proprio da mancanza di finanziamenti ma da deliberate scelte politiche.Per questo motivo ci stiamo rivolgendo ai partiti entrati in campagna elettorali perché si impegnino a rilanciare l’istruzione: l’impegno non è nei nostri confronti, ma – conclude Pacifico – con un milione e mezzo di lavoratori della scuole, otto milioni di alunni e famiglie”.

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