Dirigenti scolastici, “vengano affiancati da figure professionali. Come possono imparare i nomi di 1.500 studenti?”. INTERVISTA ad Alex Corlazzoli

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Si parla spesso di scuola in crisi, ma l’autonomia scolastica permette agli istituti di potersi dare delle linee guida personalizzate al contesto in cui si trovano e al personale a disposizione. Quanto è importante avere un Dirigente Scolastico capace di guidare il cambiamento? Ne abbiamo parlato con Alex Corlazzoli, maestro, giornalista e scrittore.

Maestro Corlazzoli, è iniziato il nuovo anno scolastico ma a molte scuole non è stato assegnato il dirigente scolastico e saranno guidati da un reggente. Quanto è importante il ruolo del DS in un istituto e perché?

“Quella che abbiamo oggi è una forma di scuola gerarchica, verticistica, nella quale il Dirigente riveste un ruolo fondamentale. Non è proprio la forma di scuola che vorrei, sarebbe invece importante che si arrivi ad una scuola democratica, quella che auspicava il Maestro Mario Lodi nel libro “Cominciare dal bambino”. Auspici a parte, nella scuola attuale il DS è il regista, è colui che dà l’impronta, che veramente ha un ruolo sia per quanto riguarda l’impostazione didattica sia per quanto riguarda l’organizzazione interna, a partire dalla gestione dell’orario delle materie; il DS è colui che gestisce i rapporti con gli enti locali, che cura l’aspetto progettuale della scuola, legato ai fondi del PNRR così come a quelli dei PON, e gestisce tutti gli aspetti legati alla segreteria della scuola.

Ma è lui da solo, è una tremenda solitudine che dovrebbero loro stessi denunciare, una solitudine nella quale sono lasciati e che gli impone di amministrare tutti questi aspetti. Spesso è aiutato da staff che stanno in piedi in maniera claudicante, perché sono staff chiaramente basati sul volontariato dei docenti, non sono degli staff di gente che professionalmente fa quella cosa, una sola persona è staccata per fare il lavoro accanto al dirigente ed è la figura del collaboratore del dirigente.

Facciamo un esempio, pensiamo ad una scuola formata da 200 alunni e 60 docenti, questo vuol dire avere a che fare con due o tre sindaci, a similitudine un’azienda di queste dimensioni avrebbe delle figure professionali accanto all’amministratore delegato, invece la scuola è stata trasformata in una grande azienda con una sola persona al vertice e con delle figure professionali attorno come gli RPD che sono considerati come una sorta di volontari della “Caritas” a cui si dà una mancetta e diventano i responsabili della scuola. Così non può funzionare, è una forma verticistica che non può funzionare dove i dirigenti hanno fin troppo potere e questo potere è addirittura pericoloso per sé stessi”.

Abbiamo detto che il DS rappresenta una guida per i docenti, detta la linea e la visione educativa del proprio istituto, eppure il reclutamento di questa figura cura poco la parte pedagogica e metodologica. Come incide questo aspetto sull’andamento della scuola?

“Incide parecchio, personalmente ho incontrato dei Dirigenti Scolastici che sapevano nomi e cognomi dei loro alunni e dei loro docenti, è un aspetto molto positivo, anche se per la verità questi DS sono pochi. Ma immaginate un dirigente scolastico o un reggente, ne parlavamo poco fa, perché quest’anno abbiamo una situazione nella quale 516 scuole, per questioni legate ad un ricorso, non hanno avuto il loro preside e quindi sono amministrati da un reggente, che hanno a che fare con scuole che non hanno quei numeri dell’esempio di prima, ma scuole che hanno tra i 1000 e i 1500 alunni, circa 600 docenti suddivisi tra i vari plessi, è ovvio che non sanno nemmeno i nomi dei loro docenti, di quelle persone che lavorano nella loro scuola. Allora lì l’aspetto pedagogico, quello di cura, di prendersi cura degli alunni, delle situazioni, di ciò che accade nella scuola, viene meno.

Ma come fa un dirigente in quel modo a prendersi cura di ciò che accade in un luogo, non riesce proprio, non ha le potenzialità, ha il potere ma non le potenzialità, e allora è una persona alla quale sfuggono le realtà pedagogiche. Oggi invece ogni scuola dovrebbe avere un pedagogista al suo interno se vogliamo essere seri e se vogliamo una scuola che sia all’altezza di questo nome. Accanto alla figura del Dirigente ci dovrebbe essere la figura di un pedagogista, mi piacerebbe vedere un Cristiano Corsini o un Daniele Novara a scuola che diano consigli ai docenti, invece noi abbiamo il responsabile della sicurezza, che magari è un ingegnere, e non abbiamo la figura del pedagogista, ritengo che questo sia una follia”.

Attualmente gli istituti sono già complessi, basti pensare che nelle piccole realtà si sviluppano su un territorio che abbraccia più comuni, con la difficoltà dei DS di dover gestire realtà differenti e dialogare con diversi enti comunali. Eppure si parla di ulteriori accorpamenti creando strutture ancora più complesse. Come è possibile riuscire a gestire in maniera efficace queste realtà?

“Dobbiamo intanto fare un’operazione di verità che richiamo sempre quando parlo di scuola, ovvero che non dobbiamo difendere per forza la scuola, piuttosto dobbiamo dirci quello che non va della scuola. Per fare una similitudine che uso spesso riprendendo una frase di Paolo Borsellino, quando diceva che amava Palermo perché non gli piaceva per poterla cambiare, io traduco questa frase in “amo la scuola per ciò che non mi piace per poterla cambiare”.

Quindi dobbiamo dirci quello che non va e di certo non vanno gli istituti mega comprensivi, dei comprensivi che accorpano l’infanzia, la primaria e la secondaria di primo grado quando non hanno fanno nulla di comprensivo, non si parlano e hanno addirittura metodi di valutazione differenti, basti pensare ai giudizi sintetici della primaria e al sistema numerico della secondaria di primo grado. Abbiamo addirittura gente che si parla una volta l’anno o che non si conosce affatto. Prendiamo atto che i Comprensivi sono stati una bella idea ma che nella realtà è fallita. Prendiamo atto che abbiamo a che fare con un calo demografico che significa che accanto a queste mega scuole che sorgono ci sono invece dei seri problemi di scuole che non riescono a comporsi. Abbiamo sempre più pluriclassi, che sono una follia per come sono pensate adesso, perché va bene la pluriclasse se diciamo che invece di fare in quarta i popoli dei fiumi e contemporaneamente in quinta i greci e i romani, facciamo invece un lavoro di storia che è davvero comune agli alunni della classe.

Le pluriclassi non possono diventare un problema, abbiamo problemi a formare le classi nelle piccole isole ed in montagna, ormai anche in pianura. Accanto a questa fotografia che è complessa perché non è un’Italia ma sono tantissime “Italie”, dobbiamo rispondere a tutto ciò mettendo nella scuola finalmente un management che sia veramente serio, allora vorrei avere la figura del Dirigente Scolastico che può funzionare come organo politico della scuola, ad esempio avendo rapporti con gli enti locali, e acconto al DS ci dovrebbe essere un addetto al personale, una figura come quella che si trova all’interno delle banche, vorrei avere il pedagogista, vorrei avere una persona che quando ho un problema tecnico in una scuola lo risolva nel giro di pochi giorni, così come funziona in un’azienda e anche nei supermercati, perché non esiste che al supermercato non funzionino per più di un giorno le casse che mandano la musica di sottofondo ai clienti, invece nella scuola passano mesi, bisogna compilare la domandina a chissà chi, alla quale nessuno risponde.

Abbiamo invece riempito la scuola di figure volontaristiche in vari ambiti come il digitale, ma è ora di dire basta al volontariato nella scuola, finiamolo con queste forme nelle quali si dà una mancetta al docente per fare ad esempio la funzione strumentale, abbiamo bisogno di persone che si occupino seriamente e professionalmente dei ruoli che sono di competenza della scuola, all’interno di organi veramente democratici, perché la prima cosa che dobbiamo dirci è che è fallita la forma del collegio docenti e del consiglio d’istituto e vanno totalmente ripensati per ridare democrazia alla scuola affinché anche i genitori, e in primis gli alunni, abbiano voce nel costruire le nostre scuole”.

Le sue parole mi hanno fatto ripensare alla mia esperienza di genitore all’interno del Consiglio d’Istituto nel vedere la difficoltà del DS a gestire una scuola di cui non era proprietario, perché le strutture sono di proprietà degli enti comunali e provinciali, e dovere sempre rivolgersi ad un terzo per risolvere problemi anche banali.

“È una difficoltà che loro possono combattere solo se hanno un management intorno a sé, perché un Dirigente non può in una giornata occuparsi del lavandino da aggiustare, del genitore che si lamenta, dell’alunno che ha portato il coltellino, dei due alunni migranti che sono arrivati, del collegio docenti, capiamo bene che una sola persona non può occuparsi di tutto, non ci riesce. Devono essere in primis loro, ci dovrebbe essere l’associazione nazionale presidi, come le stesse organizzazioni sindacali, a denunciare il fatto che le scuole non funzionano a partire dal fallimento della figura del dirigente che non riesce proprio a stare in piedi in queste condizioni”.

Un’ultima domanda. È risaputo che le relazioni in ambito lavorativo sono importanti per creare un buon clima collaborativo. All’interno della scuola si parla spesso di condividere l’azione educativa tra docenti. Cosa deve fare un DS per favorire relazioni efficaci e migliorare la proposta formativa del proprio istituto?

“Fare comunità scolastica, tornare a quella che si chiama comunità scolastica e quindi appropriarsi di quello che è l’obiettivo numero uno della scuola che è quello di creare delle relazioni, come dicevi nella domanda. Ma come crearle? Le relazioni si creano prendendo atto che ci sono dei conflitti e imparando a starci dentro, quindi serve una gestione del conflitto più sana all’interno della scuola.

Va rivista tutta la normativa rispetto ai provvedimenti disciplinari, oggi quando un docente riceve un procedimento disciplinare il DS può essere allo stesso tempo PM e Giudice, questo non va assolutamente bene, per questo va rivista tutta quella disciplina con molta franchezza e sincerità, perché anche qui c’è una forma di finta democrazia all’interno della scuola. Poi quando le regole del gioco sono chiare, perché avere delle forme di sanzioni chiare aiuta tutti, quando tutti i giocatori sono uguali sulla carta del “Monopoli”, allora possiamo iniziare a costruire una comunità scolastica anche attraverso delle forme informali, a tal proposito mi vengono in mente i tanti Dirigenti che fanno collegi docenti negli agriturismi o che creano occasioni di interazione che non siano fredde e burocratiche.

Noi abbiamo sicuramente bisogno di questo, però c’è anche un secondo aspetto, ed è che il docente deve assumersi sempre più la responsabilità educativa, di non essere semplicemente quello che entra in classe a fare la lezione sugli Assiri o su quanto è lungo il Po, non me ne vogliano quelli che insegnano quanto è lungo il Po ma ce ne facciamo anche a meno perché nessuno poi se lo ricorderà mai. Abbiamo bisogno di persone che sanno di avere una funzione all’interno della comunità e del paese, che sanno quello che stanno facendo perché conoscono il loro ruolo a partire dal loro contratto, a me piacerebbe avere tanti docenti che conoscano le forme contrattuali, che leggono Orizzonte Scuola quando debbono informarsi e inoltre approfondiscono andando a leggere l’ultima legge che è uscita sulla valutazione, invece di adeguarsi semplicemente.

Noi abbiamo bisogno anche da parte dei docenti di una maggiore assunzione di responsabilità, se avremo da una parte un docente competente e professionale, preparato soprattutto su quella che è la sua forma contrattuale, su chi è lui, dall’altra parte un DS che cambia la sua funzione nell’ottica che abbiamo detto fino ad adesso, e a questo aggiungiamo dei genitori che entrano a far parte della scuola all’interno di regole chiare, ecco che si può costruire una nuova comunità scolastica. Io non sono del parere di Galimberti o di Galli della Loggia che dicono che i genitori devono star fuori dalla scuola, non mi spaventa avere il genitore all’interno della scuola che mi suggerisce che viaggio d’istruzione fare o un suggerimento su come trattare un caso di bullismo, insomma non mi spaventa che all’interno di regole chiare costruiamo comunità scolastiche”.

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