Dirigenti scolastici (présidi) al ribasso?

Di Lalla
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Comitato Precari Liguri della Scuola – Si moltiplicano sui portali e sulle riviste di ambito scolastico, facendo capolino anche in seno alla stampa generalista, la tematica dell’assenza di un numero adeguato di Dirigenti Scolastici che in alcune regioni italiane è drammatico.

Comitato Precari Liguri della Scuola – Si moltiplicano sui portali e sulle riviste di ambito scolastico, facendo capolino anche in seno alla stampa generalista, la tematica dell’assenza di un numero adeguato di Dirigenti Scolastici che in alcune regioni italiane è drammatico.

Il 25% delle scuole lombarde è senza vertice, il che significa che con il sistema delle reggenze, il 50% delle scuole lombarde avrà un vertice dimezzato, non essendo possibile rievocare la vecchia figura del "preside incaricato".

Vale la pena ricordare il fatto che le scuole senza Dirigente sono tendenzialmente quelle più difficili giacché, a parità di salario, docenti e dirigenti preferiscono migrare in luoghi più accoglienti.

La tecnica della scuola:
E’ carenza presidi: a settembre 1500 istituti in "reggenza"

TuttoScuola:
Tante istituzioni scolastiche prive di titolare

Il problema è quindi grave, ma come di consueto si promuovono soluzioni al ribasso.

E’ recentissima la pubblicazione del quadro nel quale si andrà a lavorare nella formazione iniziale degli insegnanti e colà si apprende che "l’insegnante del futuro dovrà avere certificato un livello linguistico minimo B2 in una lingua straniera". E’ un passo avanti rispetto alle SSIS che richiedevano il solo B1, ma apprendiamo che i futuri concorsi per Dirigenti Scolastici pretenderanno un livello linguistico d’ingresso, quale è il B1.

Avremo quindi insegnanti con un livello B2 certificato e Dirigenti Scolastici con un livello B1, di non difficile acquisisizione.

Con buona pace del merito.

Si ricordi che la "Riforma Gelmini" della scuola superiore prevede, a regime, l’insegnamento di una materia non linguistica in lingua straniera. Avremo quindi dei Dirigenti Scolastici incapaci di guardare
a questa opportunità con gli opportuni pre-requisiti culturali e tale cecità rischia di depotenziare una (poche, pochissime) perle qualificanti di questa riforma.

Il Comitato Precari Liguri della Scuola ritiene che sia necessario rilanciare una macchina concorsuale capace di attivare selezioni a carattere regionale (ovviamente aperte a tutti i cittadini europei
aventi titolo), basate sulle necessità territoriali (quindi "concorsi just in time") che consentano di superare il problema.

La questione delle competenze linguistiche degli insegnanti offre un’opportunità di selezionare i dirigenti scolastici in base al merito.

Si proceda come segue:

-) nel bando del concorso per dirigenti scolastici sia previsto il requisito minimo del possesso, all’avvio del concorso, del livello B1 in una lingua straniera.

-) nell’atto della firma del contratto, sia reso necessario l’avvenuto raggiungimento in quella stessa lingua del livello B2.

-) giacché la richiesta di un requisito linguistico medio (e non basso) ridurrà il numero degli aspiranti, si proceda ad allargare il bacino di aventi diritto, accogliendo anche quegli insegnanti precari che hanno titolo, come sotto descritto e preannunciato dal Comitato Precari Liguri della Scuola nello scorso mese di gennaio (inascoltati).

Le rilevazioni INVALSI hanno mostrato come "voti uguali corrispondono a livelli di apprendimento diversi" (cosa che per mille motivi si può dire anche dei voti di laurea) e questa constatazione ci insegna il fatto che sia necessario che i concorsi per i Dirigenti Scolastici vengano fatti con grande attenzione alle esigenze territoriali, onde evitare il formarsi di code in alcune regioni dovute a valutazioni
benevole nella speranza accreditare successive richieste di mobilità non giustificabili dal livello qualitativo dei selezionati.

In breve, occorre evitare quei meccanismi perversi che hanno generato un significativo numero di aspiranti docenti "a macchia di leopardo" sul territorio italiano e utilizzare quest’esperienza nell’ambito della selezione dei Dirigenti Scolastici (dove i numeri sono più contenuti) come esperienza pilota per valutare con elementi concreti l’eventuale trasferibilità del modello sul fronte della selezione degli insegnanti.

Il Comitato Precari Liguri ha lanciato la "Sfida sul merito per la selezione dei Dirigenti Scolastici" nello scorso mese di gennaio e rilancia, parola per parola, quanto scritto allora, nell’imminenza della emissione dei bandi per i prossimo "concorsi a preside" che già da mesi hanno scatenato Università, Associazioni e Sindacati sul tema della formazione pre-concorsuale

http://precariliguria.blog.kataweb.it/2010/01/19/concorso-per-dirigenti- la-sfida-sul-merito-dei-precari-della-scuola-comunicato-stampa/ oppure
http://tinyurl.com/sfidadirigenti

Riassumiamo qui di seguito i tratti salienti della proposta che è tesa a consentire agli insegnanti precari pluriennali di accedere alla fase concorsuale, in piena sinergia con le dichiarate pulsioni di "valorizzazione del merito" che emergono dagli ambienti governativi.

Concorso per dirigenti scolastici aperto ai precari della scuola statale.

Gentili Signore Onorevoli,

In buona sostanza, i più di centomila precari italiani attualmente in servizio sarebbero esclusi da detto concorso in quanto assunti a tempo determinato, pur avendo maturato assunzioni pluriennali, spesso superiori ai cinque anni di onorato servizio alle dipendenze dello Stato necessari agli "insegnanti di ruolo".

Chiediamo pertanto che i requisiti per partecipare al concorso per Dirigente Scolastico siano i seguenti:

1. Cinque anni di servizio nelle Scuole Statali.

2. Venga riconosciuto il titolo SSIS equipollente a due anni di servizio nelle Scuole Statali.

3. Vengano valorizzati i titoli accademici (Dottorati, Assegni di Ricerca, pluri-abilitazioni conseguite secondo le diverse mode che la
fantasia del legislatore ha concretato nell´ultimo decennio, Master e Corsi di Perfezionamento universitari, seconde lauree).

4. Venga valorizzato l´autoaggiornamento anche non accademico ([email protected], partecipazione a seminari, tavole rotonde, convegni…).

5.Vengano valorizzate le pubblicazioni culturali e scientifiche.

Relativamente al punto 1 si nota il fatto che la presenza di tanti precari nella scuola italiana è ben lungi dall´essere una colpa degli insegnanti assunti a tempo determinato, ma gli insegnati precari
italiani, per la stragrande maggioranza plurititolati, offrono le proprie competenze allo Stato che necessita di loro in quanto se ne serve per erogare un servizio garantito dalla Costituzione Italiana.
Esiste numerosa giurisprudenza in merito alle discriminazioni subite dagli insegnanti precari, spesso vittoriosi nelle opportune sedi giudiziarie anche nei confronti del MIUR. Una volontà politica limpida
in tal senso eviterebbe contenziosi e darebbe un´immagine di sana competitività a concorsi che, senza un numero significativo di partecipanti, diffusi sul territorio, qualcuno potrebbe ritenere essere
"apparecchiati".

Relativamente al punto 2, ci pare evidente che debbano essere ricompensati i sacrifici economici e gli oneri formativi di chi ha frequentato le Scuole di Specializzazione (con ingresso a numero chiuso), allorquando figure analoghe di specializzazione post laurea (si vedano i medici in particolare) hanno trattamento ben diverso (borse e salari).

Relativamente al punto 3 si vuole mettere in rilievo il fatto che un eccessivo peso concorsuale agli anni di servizio, magari come vicario del Dirigente Scolastico, rende questi concorsi poco aderenti ai meriti reali, essendo "dopati" dall´età dei partecipanti. Occorre invece, all´interno di un patto tra generazioni …, valutare tutti quei titoli, ivi inclusi i Master di I livello, resi necessari per "galleggiare nelle graduatorie ad esaurimento", che rischiano di non valere niente in eventi siffatti.
Si pretende dagli insegnanti precari massima preparazione e aggiornamento, gli insegnanti precari pretendono a parziale compensazione che questa preparazione pesi al momento opportuno, come quello di cui stiamo discutendo, e che tali titoli non vengano cancellati dai nostri padri e dai nostri zii solo perché la generazione precedente a quella degli insegnanti precari si trova nelle stanze dei bottoni.

Relativamente al punto 4, risulta evidente che potare dalla valutazione dei titoli i sacrifici fatti da quei docenti che si sono aggiornati anche in ambito non accademico, certi che l´unico ritorno sarebbe stato
di tipo professionale, appare demotivante, mentre valorizzare a posteriori atteggiamenti virtuosi, ci sembra più lungimirante che generoso.

In generale ci permettiamo alcune considerazioni.

Di certo questa proposta è sinergica ad un più veloce smaltimento delle Graduatorie ad Esaurimento, anche se numericamente sarà poco significativa, avrebbe l´indubbio significato di mostrare una certa
attenzione, concreta, sul tema del merito, tanto caro alla maggioranza di Governo.

I concorsi per selezionare i Dirigenti Scolastici sono aperti agli insegnanti assunti a tempo indeterminato che abbiano lavorato in tale situazione per cinque anni. Essendo l´età media degli insegnanti italiani di ruolo superiore ai cinquant´anni (mentre quella dei precari è di quarant´anni) detta procedura ha un effetto perverso. Quello di selezionare dirigenti spesso già parecchio anziani, desiderosi esclusivamente di miglioramenti pensionistici, che essendo a fine carriera non assicurano continuità e quindi un´identità ad un istituto scolastico. In questo modo si danneggia l´autonomia scolastica che non ha tempo di sbocciare ed affermarsi nelle dovute forme sul territorio.

È noto il fatto che, quando si fa una selezione su un insieme più ampio, è garantita statisticamente una qualità migliore dei vincitori.

Accogliendo la nostra proposta i concorrenti ai concorsi saranno mediamente più giovani e, di conseguenza, lo saranno anche i vincitori.

Certi di una vostra attenta considerazione e speranzosi di una vostra sincera e convinta adesione, ci è gradita l´occasione per augurare buon lavoro.

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