Dirigenti scolastici, la Corte dei Conti bacchetta: applicare l’obbligo di rotazione o non si registreranno i contratti. A settembre 1 preside su 6 potrebbe essere trasferito

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“Dal prossimo anno i dirigenti scolastici che hanno già svolto due mandati nello stesso istituto (cioè sei anni, ndr), andranno trasferiti. Lo prevede una norma. E se non la applico, la Corte dei conti non registrerà più i vostri contratti”. Sono le parole di Rocco Pinneri, direttore dell’USR Lazio, che ha riferito ai dirigenti scolastici, richiamando dunque il codice anticorruzione e un ultimatum da parte della Corte dei Conti. 

Non si parla solo del Lazio ma degli oltre 7.500 presidi a livello nazionale, riporta Il Messaggero. E di loro almeno il 15 per cento, uno su sei a Roma come nel resto d’Italia, rischia di essere destinato a una nuova sede. 

Il quotidiano sottolinea che vari Uffici scolastici regionali si apprestano ad applicare un’indicazione del codice anticorruzione (approvata nel 2001, poi confermata nel 2012) che inserisce anche i dirigenti scolastici tra le categorie soggette a rotazione: proprio perché gestiscono appalti, affidamenti e acquisto di beni, potrebbero essere allettati da proposte indicenti. 

Saranno gli Uffici Scolastici Regionali a stabilire dopo dopo quanti mandati scatta l’incompatibilità. Tutto ciò nonostante un parere dell’Anac, l’autorità nazionale Anticorruzione, che ha indicato la scuola come “un settore a basso rischio corruttivo“. 

Tuttavia la Corte dei Conti non vuole seguire tale interpretazione ed ha comunicato ai direttori degli Usr di indicare sia i tempi del turn over sia di applicare le rotazioni. In caso contrario la Corte dei Conti non validerebbe, come prevede la legge, i singoli contratti dei presidi. 

Morale della favola: chi a settembre si troverà con il contratto triennale scaduto sarà trasferito. 

Commenta negativamente Antonello Giannelli, numero uno di ANP: “Il mondo della scuola è molto variegato, fa parte della pubblica amministrazione ma ha modalità completamente a sé. Non può essere accomunato alla PA in tutto e per tutto perché vive dinamiche molto diverse“, dice a Il Messaggero.

Nella scuola non ci sono molti soldi quindi parlare di rischio di corruzione all’interno degli istituti è abbastanza inappropriato, direi che intervenire in questo mo- do in nome dell’anti corruzione è inaccettabile e non condivisibile“, aggiunge. 

In un istituto la dipartita di un dirigente produce una inevitabile cesura sull’azione amministrativa. La continuità viene interrotta ed è inaccettabile che questo avvenga solo per un automatismo della norma. Un intervento “a prescindere” non va mai bene“, conclude Giannelli.

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