Dirigenti scolastici, Gissi (Cisl Scuola): “Rotazione incarichi è un segnale preoccupante”

“Nell’incontro avuto qualche tempo fa con il Capo di Dipartimento Dott. Versari circa le problematiche della dirigenza scolastica, era stata condivisa la necessità di intervenire sulla frammentazione dei comportamenti registrati nei diversi USR e di rafforzare un’azione di coordinamento da parte del Ministero. D’altra parte, questa esigenza era stata chiaramente espressa anche nel CCNL 2018, che in larga misura risulta ancora non applicato. La posizione espressa dal Capo di Dipartimento aveva fatto ben sperare. Purtroppo però nulla è cambiato, anzi. Nonostante il CCNL 2018 all’art. 5 c. 3 lettera g) e comma 4 lettera a) preveda che il confronto sui criteri generali di conferimento degli incarichi avvenga esclusivamente a livello nazionale e nonostante in esito a tale confronto la relativa nota emanata dal Ministero abbia confermato l’eliminazione di qualsiasi riferimento alla rotazione di incarichi, la nota 12092/2021 dell’USR Emilia-Romagna introduce un ulteriore criterio“. Lo dice Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola.
“Non si comprende se si tratti di una decisione relativa alle procedure previste contrattualmente o se ci si riferisca alla prevenzione della corruzione – prosegue Gissi -. Nel primo caso saremmo del tutto fuori delle previsioni contrattuali, stante il fatto che a livello di Direzione regionale si svolge solamente il confronto sui criteri generali per il conferimento degli incarichi di reggenza e che è ancora vigente l’art. 11 del CCNL Area V 2006. Il Direttore dell’Usr ha comunque sempre la possibilità di intervenire autonomamente sui singoli casi, cosa ben diversa dal prevedere una rotazione forzata di tutti i dirigenti con più di tre incarichi“.
“Se invece la questione dovesse essere ricondotta alla prevenzione della corruzione, occorre davvero preoccuparsi. Nel PNA Usr Emilia-Romagna, tra le Misure Generali finalizzate alla prevenzione della corruzione e trasparenza troviamo questo paragrafo: ‘Per quanto riguarda la rotazione del personale, questo Ufficio ha adottato, in occasione delle operazioni di mobilità dei Dirigenti scolastici, il principio di rotazione ordinaria degli incarichi che risultano a naturale scadenza, come di seguito descritto. A partire dall’a.s. 2018/19, è stato applicato il criterio del mutamento della sede di servizio dopo 3 o più incarichi triennali di direzione della medesima istituzione scolastica, sempreché il Dirigente possa svolgerne almeno altri 2 in altra sede prima del collocamento in quiescenza d’ufficio. Ciò al fine di assicurare nella nuova sede un periodo temporale di servizio che consenta al Dirigente scolastico di fornire un proprio apporto personale al nuovo contesto organizzativo affidatogli. Tale criterio è stato adottato in conformità alle disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione, ma anche per offrire stimoli ed opportunità di crescita ai percorsi di sviluppo professionale dei singoli Dirigenti e per l’intero sistema scolastico regionale. In questo modo, sarà possibile contemperare le esigenze dettate dalla normativa vigente in materia di anticorruzione con quelle dirette a garantire il buon andamento delle istituzioni scolastiche’. Quindi occorre provvedere a far ruotare i dirigenti ed anche “obbligarli” a non meglio specificati percorsi di sviluppo professionale che però non prevedono formazione ma solo mutamento di scuola“, prosegue la segretaria Cisl Scuola.
“Le situazioni di corruttibilità che richiedono la rotazione dei dirigenti sono così indicate: Conferimento incarichi di docenza – (possibili discriminazioni e favoritismi nell’individuazione dei destinatari degli incarichi); Acquisizione di beni e servizi per affidamento diretto – (possibile acquisizione dei beni e servizi non coerenti con le esigenze dell’istituzione scolastica o in violazione delle procedure di affidamento al fine di favorire un determinato operatore economico); Affidamento lavori, acquisizione servizi/forniture sopra soglia, Affidamento diretto e sottosoglia comunitaria, Procedura negoziata di scelta del contraente – (possibile acquisizione dei beni e servizi non coerenti con le esigenze dell’istituzione scolastica o in violazione delle procedure di affidamento al fine di favorire un determinato operatore economico)“, spiega Gissi.
“Ci chiediamo – prosegue Gissi – come mai mentre l’ANAC, con delibera 241/2017, considera la particolarità delle istituzioni scolastiche anche in relazione alla complessità delle fasi di decisione ed alla presenza sempre di firma congiunta con il DSGA, indicando per le scuole un “ridotto grado di esposizione al rischio corruttivo”, l’USR Emilia Romagna qualifichi invece questo rischio addirittura medio e persino medio/alto, come si legge nell’Allegato 1 al Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza per le Istituzioni scolastiche dell’Emilia-Romagna 2021-2023. Le valutazioni saranno state certo supportate da dati oggettivi, per una stima accurata e una solida motivazione del giudizio espresso. Quali particolari condizioni ambientali avranno causato un simile innalzamento della valutazione del rischio corruttivo nelle istituzioni scolastiche in Emilia-Romagna? E perché l’USR Emilia Romagna si discosta dai risultati del confronto nazionale?”
E ancora: “I dirigenti scolastici sono trattati come se fossero dirigenti amministrativi, i quali però se cambiano ufficio lo fanno spostandosi nella porta accanto o magari di un piano nell’edificio. I dirigenti amministrativi inoltre presiedono a processi decisionali diretti, non si confrontano certo con la complessità insita nella regolazione delle istituzioni scolastiche (organi collegiali, commissioni varie, firma congiunta con DSGA). In sostanza l’organizzazione delle istituzioni scolastiche di fatto rende operative quelle misure di mitigazione del rischio indicate anche dall’ANAC. Il forzato mutamento di incarico, in una situazione in cui le scuole vacanti sono molte di meno che in passato, potrebbe tra l’altro determinare per i dirigenti scolastici misure di sapore punitivo, la necessità di lasciare il proprio comune di residenza, di percorrere una maggiore distanza chilometrica, di cambiare fascia, anche con l’ipotesi di una diminuzione della retribuzione. Nessuno di questi aspetti viene nemmeno citato, non sono considerati vincoli di natura soggettiva che rendano la rotazione compatibile con eventuali diritti individuali dei dipendenti interessati dalla misura. Altrettanto non viene considerato il fatto che la scuola potrebbe avere in corso particolari progetti che richiedano una continuità del dirigente scolastico o che in situazioni di piccoli comuni spostare il dirigente ivi residente potrebbe comportare di lasciare vacante la sede“.
“Ma al di là di ogni considerazione, ciò che più sconcerta è che i dirigenti scolastici per i quali si invocano misure anticorruttive sono gli stessi dirigenti che hanno sostituito le ASL durante i tracciamenti e la disposizione delle quarantene, che hanno affrontato diffide di genitori no mask, gestito la pandemia in situazioni ad alta densità relazionale e con utenti in giovane età, mutato più volte l’organizzazione e gli orari della scuola nel corso dell’anno scolastico, gestito processi del tutto inediti come smart working e didattica digitale, lavoratori fragili, protocolli vari. Sono gli stessi che pur essendosi impegnati per l’avvio del Piano Estate, non hanno visto finanziati i progetti delle loro scuole per i Pon o per fondi di progetto che non sono stati erogati e che ora in alcuni casi si vedono persino indagati per la pandemia. Alcuni di loro da due anni non ricevono il loro stipendio completo e per tutti non si sa quale sia lo stipendio attuale visto che la certificazione del FUN è ferma al 2016/2017 e che nessuno ha voluto stabilizzare la retribuzione lasciando che fosse oscillante e indeterminata. Che si stia forse abusando del loro senso di responsabilità è qualcosa di più di un’impressione“, conclude la segretaria generale Cisl Scuola Gissi.