Dirigenti scolastici, ANP: aumenti fino a 40mila euro anno, sì valutazione ma più poteri

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L’ANP in un colloquio tenuto con la ministra Fedeli ha sottolineato che esiste una inaccettabile sperequazione retributiva tra i dirigenti delle scuole e gli altri dirigenti pubblici. In particolare, prendendo a riferimento la sola area dirigenziale dell’istruzione e della ricerca istituita dall’articolo 7 del CCNQ 13 luglio 2016, la discrepanza ammonta a circa 40.000 euro lordi annui.

I presidi fanno notare riguardo alla retribuzione che:
il carico di competenze e responsabilità gravante sulla dirigenza scolastica è incomparabilmente superiore a quello attribuito alle altre dirigenze pubbliche;
l’organico dei dirigenti delle scuole ha subìto un taglio di almeno il 25% a parità di popolazione studentesca;
tale riduzione ha comportato, per effetto del decreto-legge 78/2010, una decurtazione del fondo unico nazionale (FUN) che non ha pari nelle altre aree;
ogni dirigente scolastico è preposto, in media, a 144 dipendenti (tra docenti e ATA) mentre tale numero scende a 36 nell’area dirigenziale delle funzioni centrali, a 29 in quella delle funzioni locali e addirittura a 4 nell’area della dirigenza sanitaria (dati ripresi dal Messaggero del 7 gennaio 2017 “Ragioneria Generale dello Stato, Conto annuale”).

Inoltre, alcuni dei finanziamenti stanziati dalla legge 107/2015 in favore del FUN hanno carattere solo temporaneo.

L’ANP dichiara di sostenere da sempre la valutazione della dirigenza pubblica e della dirigenza scolastica. La valutazione, però scrive l’ANP in una nota, ha significato solo se, e nella misura in cui, le prerogative dirigenziali consentono un effettivo e incisivo intervento nella gestione del servizio per cui si è valutati.

L’accordo politico del 29 dicembre sulla mobilità dei docenti mette a rischio le condizioni per procedere ad una corretta valutazione dell’azione dei dirigenti.

I presidi quindi non sono d’accordo con quanto stabilito per la mobilità e sulla “pretesa di capovolgere il rapporto di gerarchia esistente tra legge e contratto”.

Secondo loro con l’accordo del 29 dicembre scorso “è stato palesemente leso il diritto degli studenti alla continuità didattica, pur di garantire ai docenti il diritto a vedersi assegnare una sede di servizio comoda e, possibilmente, immutabile (si fa qui riferimento all’abrogazione del vincolo di permanenza triennale in una stessa scuola nonché al mantenimento in vita dell’istituto della titolarità su sede scolastica); risulta vanificata la portata innovativa dell’organico dell’autonomia”.

L’ANP chiede quindi che “la contrattazione tra Amministrazione e OO.SS. non pregiudichi in alcun modo le prerogative organizzative e gestionali dei dirigenti che, vogliamo ricordarlo, sono poste a esclusiva tutela della qualità del servizio pubblico e che siano ricondotte alla sola azione dirigenziale le scelte di cui i dirigenti saranno chiamati a rispondere.

L’ANP infine si riserverà di approfondirne i contenuti e di esprimere un motivato giudizio sui decreti attuativi della 107, offrendo la sua disponibilità a fornire contributi costruttivi.

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