“Dirigenti carichi di molestie burocratiche, dovrebbero occuparsi degli aspetti formativi. Rivedere gli organi collegiali”. INTERVISTA alla Presidente ANDIS, Paola Bortoletto

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Paola Bortoletto, dirigente scolastico dal 2007 nell’Istituto Comprensivo di Spresiano (TV), con numerosi anni di reggenza in altri Istituti comprensivi della provincia è la nuova presidente dell’ANDIS, l’Associazione Nazionale dei Dirigenti Scolastici. Precedentemente insegnante e insegnante psicopedagogista per più di vent’anni.

Attualmente è in posizione di comando presso ANDIS – Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici – in cui è stata: dal 2013 al 2018 presidente della sezione di Treviso e dal 2014 vicepresidente della sezione del Veneto, dal 2015 membro del Direttivo nazionale e dal maggio 2018 al maggio 2022 vicepresidente nazionale. Nel mese di maggio 2022, durante l’XI Congresso nazionale, sono stata eletta per acclamazione presidente nazionale per il prossimo triennio.

Ha collaborato, inoltre, alla stesura dei documenti ANDIS illustrati e depositati nelle audizioni presso le Commissioni di Camera, Senato e Ministero, curandone successivamente la diffusione presso le autorità competenti e gli organi di stampa: in particolare sulla violenza di genere, sulla violenza fra minori e sui minori, sull’introduzione dello psicologo nella scuola, su povertà educativa e dispersione scolastica.

Come Orizzonte Scuola, e in collaborazione con Antonio Fundarò, l’abbiamo voluta ascoltare, facendola così intervenire, autorevolmente, nel dibattito in fase d’inizio anno scolastico. Ci accompagnerà in questo viaggio e lungo questo mese di agosto.

Buongiorno presidente. Innanzitutto, congratulazioni per l’elezione. Siamo alle porte dell’avvio del nuovo anno scolastico. Lo iniziamo tra vecchi desiderata e nuove aspettative. Come sarà questo nuovo anno scolastico e cosa auspichiamo per la scuola del 2022/23?

«Ci vorrebbe la sfera di cristallo per poter ipotizzare l’andamento del 2022/2023. Pur se segnati da un’interminabile pandemia e con l’ombra di una guerra che ferisce la pace e lo sviluppo su scala nazionale e globale, dovremmo affrontare il nuovo anno con ottimismo e fiducia.

All’orizzonte, è pur vero, si addensano alcune nuvole grigie e sono, ahimè, sempre le stesse da molti anni: l’edilizia scolastica, che non sarà certo risolta dalle 212 scuole finanziate dal PNRR, gli organici, le graduatorie e un precariato per nulla estinto, nonostante le promesse di massicce immissioni in ruolo, le insostenibili reggenze che impediscono ai dirigenti di diventare leader per l’apprendimento, alle prese con realtà sempre più complesse e sommersi da molestie burocratiche raddoppiate, i tempi della politica che non corrispondono al quotidiano “fare” della scuola e dei suoi protagonisti, le tante risorse che arrivano e arriveranno dal PNRR con segreterie perennemente in sofferenza e organici ATA sempre sottodimensionati e bisognosi di formazione…».

Come ripartiranno le nostre scuole?

«Le scuole ripartiranno con proposte innovative, con nuovi laboratori, con docenti e dirigenti che quotidianamente vorranno impegnarsi per migliorare l’offerta formativa. Rimane la necessità di portare a sistema quanto di meglio c’è nella scuola e noi continueremo a stimolare la politica, che a parole “mette la scuola al centro”, ma con i fatti spesso si contraddice».

Sembra sia passato un secolo da quando la scuola imboccava la via dell’autonomia scolastica. Ritiene le scuole ne abbiano tratto tutte beneficio? Cosa manca ancora affinché le scuole diventino davvero “autonome” e capaci di dare risposte alle richieste, sempre più pressanti delle nuove generazioni?

«Autonomia e Dirigenza sono le due idee-forza su cui l’Andis ha fatto leva fin dalle sue origini. Quando parliamo di autonomia scolastica dobbiamo avere sempre presente il suo fine principale, ovvero far sì che nelle II.SS. si determinino le condizioni giuridiche, organizzative, professionali e di relazione per rendere l’attività educativa più adeguata ai bisogni formativi degli studenti, attraverso una progettazione diversificata a seconda dei diversi contesti.

Le scuole hanno sicuramente tratto un beneficio in termini di programmazione di un’Offerta Formativa più rispondente ai reali bisogni degli studenti. Ma, a distanza di oltre un ventennio, assistiamo ad una carenza di continuità e coerenza tra il dettato legislativo e i provvedimenti applicativi; il tutto a discapito dell’autonomia stessa».

Una mole di incombenze ai dirigenti scolastici non cambiano la scuola. È così?

«Anziché concentrarsi sulle funzioni di indirizzo, coordinamento e verifica, abbandonando una volta per tutte le pratiche gestionali, le varie burocrazie ministeriali centrali e periferiche non fanno altro che mettere continuamente in atto una serie di molestie burocratiche che finiscono per scaricare una tale mole di compiti e incombenze che in definitiva tolgono alle II.SS. la possibilità di agire autonomamente e soprattutto impediscono di potersi concentrare sugli aspetti più propriamente formativi della loro progettazione e della loro azione. Il tutto, per altro, grava su una sezione dell’amministrazione scolastica – quella amministrativa – numericamente non adeguata e non sempre adeguatamente formata».

Dunque, presidente, serve che qualcuno faccia di più?

«Anche la politica dovrebbe fare di più per dare corpo e vita all’autonomia scolastica. Niente di quanto previsto dal complesso quadro normativo di fine/inizio secolo è stato compiutamente realizzato: in più di vent’anni, ad esempio, non si è stati in grado di procedere alla definizione dei Livelli Essenziali di Prestazione, fondamento per la progettazione delle autonomie scolastiche ed elementi imprescindibili in chiave di elaborazione e di equità per le politiche scolastiche nazionali e per le previste autonomie regionali.

Per agire in maniera veramente autonoma, le autonomie scolastiche dovrebbero poter esprimere un apprezzabile peso politico sulle materie più rilevanti di politica scolastica, quali gli organici, l’entità e distribuzione delle risorse, il reclutamento del personale, lo stato giuridico e la carriera del personale, giusto per citare i nodi più dirimenti ai fini della qualità del sistema formativo del Paese e sui quali invece il potere decisionale e gestionale sta nelle mani della classe politica e della burocrazia scolastica, con prevalenza, spiace dirlo, di quest’ultima».

Esistono altri elementi cruciali per un corretto funzionamento della scuola?

«Sì. Altri elementi cruciali per un corretto e adeguato funzionamento sono la revisione degli organi collegiali, fermi ancora ai Decreti Delegati del 1974 e ad un contesto organizzativo–gestionale antecedente alla istituzione della funzione dirigenziale, come anche la definizione di posizioni intermedie stabili e riconosciute, quali le figure di staff o del middle management, fortemente sostenute dalla nostra associazione. Occorre rilanciare l’autonomia spingendo sulla cultura professionale della leadership.

Se non si interverrà in questi ambiti, non solo non avremo mai una piena attuazione dell’autonomia, ma sarà verosimilmente compromesso ogni possibile processo di rinnovamento della nostra scuola, progetti e risorse del PNRR compresi».

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