Dirigente ai propri docenti: non fate troppe lezioni e non date troppi compiti, ci sarà tempo di recuperare. INTERVISTA

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“L’unico pensiero affettuoso che rivolgo ai miei docenti è di non eccedere con i compiti e le lezioni. Ci sarà il tempo per recuperare”.

E ancora: “La categoria degli insegnanti ha sempre dato più di quello che deve dare. Il docente ha sempre donato il tempo e questa metafora che ho immaginato in tempi lieti oggi è amplificata dalla situazione di emergenza che stiamo vivendo”.

Vito Cudia ammette di essere orgoglioso dei propri insegnanti e aggiunge di essere molto soddisfatto pure della maturità che stanno dimostrando gli alunni della scuola che dirige a Bagheria, in provincia di Palermo, l’Istituto tecnico economico per il turismo “Don Lugi Sturzo”. L’istituto conta 1250 alunni, 170 insegnanti, 50 unità del personale Ata, e ora è chiuso per la pandemia, come quelli di tutta Italia, e quando lo intervistiamo ci sono lì due collaboratori che tengono aperto per ricevere gli eventuali genitori che abbiano bisogno di atti indifferibili, gli altri sono impegnati da casa con il lavoro agile: Seguono da casa il protocollo e le pratiche correnti – spiega il preside – ma non possiamo non rispondere al telefono. Siamo privilegiati, perché possiamo gestire i servizi della scuola da remoto e del resto mi sento più sicuro a scuola che non a fare la spesa, ma non c’ nessun contatto tra gli operatori che sono presenti”.

Il contagio del Covid-19 arriverà in Sicilia con qualche giorno di ritardo rispetto al Nord, ma appena qualche giorno dopo questa intervista, il Covid-19 aggredisce la serenità dei concittadini, contagia, colpisce due fratellini neonati. Sullo sfondo, surreale e preoccupante di una primavera che avrebbe potuto iniziare in maniera più confortante, scorre la vita scolastica, interrotta d’improvviso, ma che continua, sia pure non in presenza, con insegnanti che sono comunque presenti nella vita di tanti alunni, piccoli e grandi, forse più di prima. “Si sta creando un abbraccio emozionale e culturale tra le scuole”, osserva l’on. Vittoria Casa, dirigente scolastica del vicino Istituto comprensivo “Cirincione”, eletta deputata nel 2018 nel collegio uninominale di Bagheria con il Movimento Cinquestelle. “Esistono zone d’ombra – ci spiega – ma anche i più refrattari si stanno mettendo in discussione, non solo al Sud, è un dato nazionale. Ci sono della realtà un po’ difficili come lo Zen di Palermo, o qui a Bagheria, dove c’è però una grande solidarietà tra scuole che sono abituate a lavorare in rete. La didattica a distanza non è certo una panacea. Stiamo monitorando quel che funziona e quello che non sta funzionando affinché non si amplifichino i divari tra i ragazzi. Ora il governo ha stanziato dei finanziamenti per il comodato d’uso perché molti non hanno il computer o il tablet ma penso soprattutto agli strumenti digitali per i bambini disabili. Dovremo portare avanti una lotta per le povertà educative, a favore dei bambini più fragili. Non ci dev’essere solo la didattica a distanza ma occorre lavorare molto sull’educazione emotiva. I bambini non si devono sentire soli ma devono ricevere l’abbraccio della scuola in questa rivoluzione digitale e la didattica a distanza deve diventare un’opportunità anche se non sostituisce quella di presenza, che si deve integrare con il nostro modo di fare scuola per fare delle teste ben fatte e non delle teste piene”.

Ma torniamo al “Don Sturzo”. Fa un po’ sorridere il pensiero che gli studenti di questa scuola, in una sana alleanza con i loro professori e con il preside, abbiano attivato, già da tempo, un progetto intitolato Virus. Con quel logo e con quel titolo hanno voluto veicolare e diffondere buone idee e buone pratiche, nel tentativo riuscito di contagiare di passione e di impegno la vita di un numero crescente di compagni e compagne. Ora che quel contagio e quella parola quasi innominabile si sono impossessati della serenità degli abitanti, tocca agli insegnanti il gravoso e pure appassionante compito di affiancare e proteggere questi ragazzi, di tenerli legati alla scuola grazie alla didattica a distanza che anche qui sta funzionando, anche se non manca qualche problema di esclusione dovuto a tanti fattori

E’ così, Dirigente Cudia?

La scuola è una delle frontiere di questo Paese e anche della mia Bagheria. E’ un presidio permanente. Lo è per l’impegno dei professori e per quello che sappiamo fare noi dirigenti. Ci sono docenti che stanno dimostrando di avere un forte attaccamento alla professione e il tempo che loro impiegano per preparare la lezione, che è quattro volte superiore all’ordinario, non può essere quantificato, né si ci sono modi per retribuirlo e questo è bene che si sappia, anche se c’è chi non lo fa. Ma questo succede in tutti i campi”.

Per l’impegno silenzioso profuso in tutto il Paese nella didattica a distanza, è come se la pandemia avesse ridato ai docenti il loro prestigio sociale

La categoria degli insegnanti ha sempre dato di più di quello che deve dare. Il docente ha sempre donato il tempo e questa metafora che ho trasferito in tempi lieti oggi è amplificata dalla situazione di emergenza che stiamo vivendo. Ci sono docenti che si alzano presto e finiscono di lavorare alle 11 di sera. Quello che si fa a distanza, con le tecnologie, non è paragonabile a quello che si fa in presenza. Se io devo preparare una lezione a distanza che dura venti minuti, per costruirla servono due o tre ore come faccio a retribuire lo straordinario di questi docenti? E una questione di qualità. La cosa più importante della scuola sono i docenti al di là di ogni polemica e rivendicazione e la classe docente si fa ben voler dai ragazzi, che stanno apprezzando questo impegno straordinario.

Noi stiamo dando più rilevanza alla relazione, non tanto alla competenze in questo momento. Stiamo cercando di far capire ai nostri alunni che gli insegnanti ci sono. E devo dire che i ragazzi stanno percependo che i docenti sono con loro. Allo stesso tempo è necessario che non diventi un trasferimento di compiti assegnati ma venga valorizzato il reciproco rispetto, in questo momento di preoccupazione per il virus”.

Parlare di virus in questa scuola non è una novità. Ma ora sembra una beffa del destino.

Per scelta e tempi non sospetti abbiamo attivato il progetto Facebook e Instagram d’istituto con il profilo gestito dai ragazzi sotto la nostra supervisione. Il progetto si chiamava proprio così, Virus, perché volevamo contagiare tutti ragazzi dell’istituto con uno strumento che li portasse a seguire tutte le attività dell’istituto per valorizzarne gli obiettivi. In questo momento di abbandono all’impotenza, e con qualcuno che è già andato in crisi, il progetto ci sta aiutando, grazie a ragazzi che cercano di sdrammatizzare. E’ l’occasione per esserci. Un altro punto di riferimento per tutti è la pagina Instagram dell’istituto, che usiamo da tempo anche per l’invio delle circolari. Quando io le pubblicavo neppure le leggevano. I ragazzi con Instagram le riadattano nelle storie di Instagram e le rendono accattivanti”.

Ora che i ragazzi sono connessi con i loro insegnanti attraverso un computer, uno smartphone, un tablet, la preoccupazione di tutti i dirigenti oltre che di tutti i professori si chiama esclusione.

Stiamo facendo un monitoraggio per capire perché per alcuni studenti c’è una mancata connessione. Alcuni ragazzi appartengono a famiglie deprivate e aver perso la scuola li allontana dalla possibilità di evadere dai problemi familiari perché non possono sottrarsi a quelle che per molti sono situazioni limite. Lo stesso vale per i ragazzi disabili, sono loro che soffrono la distanza. A scuola avevano sperimentato occasioni di amicizia e so che ora trovano il tempo di chiamarsi attraverso le tecnologie. Mi creda, stiamo vivendo in queste ore alcune esperienze che ci stanno segnando. Succedono cose che i nonni avevano vissuto solo con la guerra”.

Che cosa sta emergendo, visto dal suo osservatorio?

Con questa epidemia sta emergendo l’orgoglio di essere italiani. E’ una nazione che crescerà molto e noi non ci vogliamo arrendere a non portare avanti la didattica e lo facciamo come se fossero nostri figli. E lo vedo da quello che mi dicono i miei docenti quando qualcuno mi pone dei quesiti: Senta, preside, se non riesco a fare la videolezione è grave?, mi chiede qualcuno. Professoressa, le rispondo, se non se la sente la video lezione la farà dopo, l’importante è che intanto i vostri alunni sappiano che ci siete. Nulla si sta facendo con imposizione, ma tutto con il buon senso. Un bravo docente si vede dalle sfumature, dagli aspetti emotivi”.

C’è una grande corsa alle tecnologie in queste ore, ma la didattica a distanza non potrà sostituire la didattica di presenza

Questa non è un’alternativa alla didattica di presenza, è semmai una grande occasione per verificare la tenuta del sistema. E’ una dimensione che sta facendo riflettere docenti e ragazzi. Noi abbiamo davanti un grosso problema che va affrontato con la riflessione e la risposta dei docenti. Intanto in questo momento tutti hanno usato varie piattaforme, però i docenti stanno convergendo verso una unica piattaforma. E questo è l’aspetto tecnico. Poi c’è un aspetto educativo, che sta portando i docenti a una maggiore attenzione nel trasferimento della lezione. Molti docenti in genere non la preparano, la lezione. Ora invece sono costretti a farlo, poiché serve sintesi, che non si improvvisa. La lezione non può durare più di quindici minuti. Quindi c’è una maggiore responsabilità nel preparare la lezione”.

Poi c’è la questione del mezzo tecnologico

In questo momento i docenti devono cercare di valutare le competenze digitali di cittadinanza e quindi avvicinare all’uso consapevole delle tecnologie. Oggi più che mai dobbiamo far capire quanto sia importante un uso consapevole e non compulsivo dello smartphone. La rivoluzione tecnologica, che non siamo riusciti a compiere prima, si sta ora sperimentando con le necessità indotte dall’emergenza che stanno facendo capire che l’utilizzo non eccessivo ma consapevole del mezzo può incrementare le competenze digitali del cittadino, che è uno degli obiettivi europei. Sarà, mi creda, un momento di crescita per la nostra scuola. Ci sono dei genitori che ringraziano le maestre. Capita che in una classe ci sia un’insegnante che segue il libro di testo, ma c’è anche quell’altra che aggiornandosi sulle tecnologie la sta rendendo più accattivante con un video o un contenuto interattivo. Le nuove tecnologie consentono tutto questo anche se non sei un esperto. E poi penso alle possibili banche dati”.

Cioè?

Con la didattica a distanza, se io imparo a realizzare una video lezione, un domani quella lezione potrà essere implementata e usata in didattica in presenza. Può rompere le barriere che nascono nella didattica di presenza perché ad esempio il ragazzo che l’ha persa o che abita lontano potrà riprendere quella lezione del docente. Quando tutta questa storia sarà finita, il materiale ce lo ritroveremo il prossimo anno, grazie anche a una bella alleanza che si è instaurata tra docenti e ragazzi”.

Lei ama farsi chiamare professore, perché si sente sempre un insegnante. Che cosa ci sta insegnando, professor Cudia, questa epidemia?

Questa epidemia alla fine ci porterà a guardarci dentro per capire che cosa sia successo e credo che ciascuno potrà dire che ci ha cambiato e se ognuno ha operato per il bene dell’altro ognuno sarà cambiato in positivo. Noi non potremo tra tre mesi dimenticare ciò che è stato. Come per la sanità occorrerà guardare quel che è successo, per migliorare, noi dovremmo guardare e rendere costruttivo questo momento triste della nazione che faremo diventare grande perché siamo italiani. Lo dico perché oggi mi sono imbattuto in una rivendicazione e le rivendicazioni in questo momento non ci aiutano a rispondere a questo problema, il personale si deve stringere attorno ai ragazzi”.

Di che cosa si tratta?

I provvedimenti e la democrazia sono sempre migliorabili. Però se oggi sul mio tavolo mi ritrovo una rivendicazione rivolta all’Ufficio scolastico provinciale, ai Prefetti e ad altre istituzioni e a me per conoscenza con la quale si chiede a questi soggetti di verificare se in questa scuola sono rispettate le normative sul lavoro agile e le misure che salvaguardano la sicurezza psicofisica dei dipendenti, io chiedo a lei: pensa che le istituzione in questo momento possano fare queste verifiche? Io ritengo che oggi debbano pensare alle vite umane da salvare, alle mascherine e ai ventilatori polmonari da reperire. Io mi auguro che tutte le forze guardino a questo momento di emergenza come una comunità che riesce a fare squadra in modo che ognuno dia una mano agli altri per raggiungere l’obiettivo. Sono stato un sindacalista che polemizzava ma bisogna sempre ricondurre il nostro operato nel massimo rispetto delle regole e delle autorità perché la critica deve essere costruttiva: dobbiamo essere una sola cosa, un solo corpo per arrivare al risultato. E il risultato sono i nostri ragazzi, la guarigione dei nostri connazionali, la tenuta della filiera produttiva. Noi siamo la scuola: dobbiamo essere di esempio per le modalità di come ci si pone. Dobbiamo esercitare le nostre azioni nel rispetto degli altri. Dobbiamo essere un modello per i nostri ragazzi, altrimenti abbiamo fallito. E ritengo che i docenti stiano dimostrando di conoscere la gravità del momento e si stiano mettendo in gioco con impegno e professionalità e anche per auto formarsi. In questo momento non è possibile formarsi ma grazie alla Eft, l’Equipe formativa territoriale che unitamente agli animatori digitali ha realizzato un piano di formazione per conferenze a distanza dando strumenti a tutte le istituzioni scolastiche”.

Preside, parliamo di valutazione. I docenti s’interrogano su come interrogare, verificare, dare un voto.

Io ho detto che la cosa più importante è la valutazione formativa. Occorre guardare se l’alunno sta mostrando responsabilità, se si collega, se sta dimostrando che è interessato. Il docente riesce a decodificare i comportamento dei singoli, se partecipano alle videolezioni, se ognuno rispetta la netiquette. Poi dobbiamo scendere alla valutazione delle conoscenze e delle competenze. Ma una volta che noi avremo creato un’alleanza solidale potremmo anche fidarci del compito a distanza. La valutazione non dev’essere un elemento che ci divide, dobbiamo trovare ciò che ci unisce per arrivare la soluzione del problema. Con il rispetto che abbiamo degli studenti se loro si sentiranno rispettati difficilmente cercheranno di prenderci in giro, pochi lo faranno. Capiranno che ciò che non fanno quest’anno non consentirà loro di superare certi ostacoli il prossimo anno”.

E se qualche alunno, assenteista, sta approfittando della situazione e ora si è messo a frequentare da casa?

Ci sono ragazzi che sono rientrati a scuola dopo aver superato il 25 per cento delle assenze perché pensano di essere promossi. Ma le assenze prima di oggi non possono essere dimenticate. Noi queste ragazzi li accogliamo perché non si lascia nessuno indietro però una riflessione su questi casi la faremo. In ogni caso e in generale, voglio rassicurare per le assenze, i ragazzi possono stare tranquilli perché noi vogliamo che raggiungano il successo formativo, sono equiparati ai nostri figli. Tuttavia, ai ragazzi non bisogna regalare nulla, bisogna insegnare loro a conquistarsi lo spazio di libertà. Devo dire che loro lo fanno e li ringrazio anche se talvolta ci siamo scontrati. Né tantomeno i ragazzi devono compiacere i professori e il preside. I ruoli vanno esercitati, non rivendicati”.

Torniamo agli insegnanti. Al di là delle rivendicazioni dei sindacati, che lei non condivide, almeno non in questo momento delicato per il Paese, questi lavoratori avranno pure dei diritti.

Ci sono docenti che fanno di più del loro lavoro. A me la firma sul registro elettronico serve solo per capire. Si deve specificare che non è una attività oraria. Quello che si fa a distanza non è paragonabile a quello che si fa in presenza. Se io devo preparare una lezione a distanza che poi dura venti minuti, per costruirla servono due o tre ore: come faccio a retribuire lo straordinario di questi docenti? E una questione di qualità. Ci sono docenti che stanno dimostrando di avere un forte attaccamento alla professione e il tempo che loro impiegano per preparare la lezione è quattro volte superiore al normale e non può essere quantificato, né si ci sono modi per retribuirlo e questo si sappia anche se c’è chi non lo fa, ma questo succede in tutti i campi. Io so che quello che fanno i docenti è straordinario, salve poche eccezioni. Ma le eccezioni saranno valutate dai ragazzi e dalle famiglie. Questa è la vera molla. L’unico pensiero affettuoso che rivolgo ai miei docenti è di non eccedere con i compiti e le lezioni. Ci sarà il tempo per recuperare. Adeguiamoci, ora, ai tempi di apprendimento dei ragazzi perché loro risponderanno e aiuteranno chi ha meno perché non resti indietro. Questa è un’occasione tristissima e dolorosissima ma può diventare un momento in cui ognuno può tirare fuori quanto vale come persona. Chi si adegua alle difficoltà, chi lotta per l’impossibile, qualcosa riuscirà a fare per sè e per gli altri”.

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