Dimissioni Fioramonti, Cub: gesto di coerenza personale, conferma di ipocrisie

Cub scuola – Il ministro Lorenzo Fioramonti ha rassegnato le proprie dimissioni non avendo raggiunto l’obiettivo
di convincere il Governo a stanziare in Finanziaria almeno tre miliardi per il settore istruzione e
ricerca. Un gesto di coerenza apprezzabile e decisamente insolito per i politici italiani abituati a dire
e a disdire con una facilità da bugiardi patologici.
Con la sua scelta Fioramonti pone in evidenza un fatto stranoto ma che nessuno dei decisori ha interesse ad evidenziare: le difficoltà del nostro sistema d’istruzione e ricerca, la miseria degli stipendi, la piaga della precarietà dilagante, lo stato degradato degli edifici e delle attrezzature sono conseguenza del sistematico sottofinanziamento del settore.
Le ultime statistiche OCSE ci dicono che l’Italia spende ogni anno per l’istruzione il 3,6% del PIL mentre la media dei 36 paesi che compongono l’OCSE è del 5%. Peggio di noi solo Lituania, Irlanda, Repubblica Ceca, Lussemburgo e Russia. Per rientrare nella media OCSE servirebbe
quindi l’1,4% del PIL cioè circa 24 miliardi ogni anno mentre Fioramonti non è nemmeno riuscito ad ottenerne tre! Sono dati che si commentano da soli e se poi guardiamo indietro scopriamo che questa politica di compressione della spesa dura almeno dal 1995, non dipende dal
colore dei governi che si sono succeduti ed è stata evidentemente accettata dai sindacati istituzionali, quelli che, firmando ogni contratto gli sia stato presentato, hanno contribuito al deterioramento del nostro sistema di istruzione e ricerca.
In questa situazione è un miracolo, garantito soltanto dall’impegno di chi lavora nel settore, che le nostre scuole e università diano ancora un discreto grado di istruzione. Tanto più che il nostro Paese costringe poi all’emigrazione i giovani istruiti e ben formati: Nel solo 2018 abbiamo
avuto, secondo i dati ISTAT, 117 mila emigrati italiani e il 53% di questi è in possesso di un titolo di studio medio-alto (circa 33mila diplomati e 29mila laureati).
Per tutto ciò mentre riteniamo apprezzabile la coerenza di Fioramonti ci appare invece insopportabile l’ipocrisia di cgil-cisl-uil-snals-gilda che, evidentemente soddisfatti, il 20 dicembre scorso hanno sottoscritto l’abbandono dello stato di agitazione sulla base di stanziamenti per i
rinnovi contrattuali che lo stesso ex Ministro giudica tanto inadeguati da indurlo alle dimissioni.
Per parte nostra riconfermiamo di non voler tenere gli occhi chiusi, confermiamo lo stato di agitazione della categoria e invitiamo tutti i lavoratori e le lavoratrici ad attivarsi in prima persona per rivendicare aumenti salariali significativi, affrontare ed eliminare la precarietà, ridare all’istruzione e alla ricerca il peso e l’importanza che dovrebbe avere in una società civile.