Dispersione scolastica: i fondi stanziati diminuiscono del 65% in cinque anni
Il Governo stanzia sempre meno fondi per combattere la dispersione scolastica, nonostante il forte aumento di studenti che lasciano la scuola prima di aver completato gli studi.
Il Governo stanzia sempre meno fondi per combattere la dispersione scolastica, nonostante il forte aumento di studenti che lasciano la scuola prima di aver completato gli studi.
Nel 2013 gli "early school leavers", i giovani di età compresa fra i 18 e i 24 anni che erano ancora fermi al diploma della scuola media rappresentavano il 17 per cento del totale, pari a 720.000 unità, un dato che ci colloca tra gli stati membri europei prima solo di Turchia, Spagna, Malta, Islanda, Portogallo e Romania; siamo lontanissimi dal 12,4 del Regno Unito, il 9,9 per cento della Germania e il 9,7 della Francia, già al di sotto del target (pari al 10 per cento) di Ue 2020.
E non miglioriamo nel recupero della dispersione, facendo molto peggio di Francia, Germania e Regno Unito.
Il problema restano i fondi: l’italia investe sempre meno per combattere la fuga degli studenti dalle scuole, creando una forza lavoro poco qualificata, che difficilmente può aiutare nell’economia del Paese, non potendo contrastare la concorrenza degli altri stati membri.
Dal 2010 ad oggi i fondi per le scuole collocate nelle aree a rischio educativo, con forte processo immigratorio e contro la dispersione scolastica si sono dimezzati, passando da 53.195.060 euro a 18.458.933, il 65% in meno, ma nel frattempo gli studenti dispersi dalla scuola sono aumentati di 150.000 unità, arrivando alla cifra di 720.000.
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