Taglio di circa 700 istituti in 2 anni: la norma sul dimensionamento scolastico in manovra pone diversi dubbi
Lo scenario proposto dalla legge di bilancio approvata in Consiglio dei Ministri il 21 novembre non sembra essere roseo per diversi istituti specialmente al Sud, con un possibile taglio di 700 istituti in un biennio dovuto al dimensionamento scolastico.
Il testo approvato dal Governo presente nella Manovra 2022 riporta: “Le Regioni, sulla base dei parametri individuati dal decreto di cui al primo periodo provvedono autonomamente al dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno, nei limiti del contingente annuale individuato dal medesimo decreto, ferma restando la necessità di salvaguardare le specificità derivanti dalle istituzioni presenti nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche. Con deliberazione motivata della Giunta regionale può essere determinato un differimento temporale, non superiore a 30 giorni. Gli Uffici scolastici regionali, sentite le Regioni, provvedono, alla ripartizione del contingente dei dirigenti scolastici assegnato”.
“Al fine di garantire una riduzione graduale del numero delle istituzioni scolastiche, per i primi tre anni scolastici si applica un correttivo pari rispettivamente al 7%, al 5% e al 3%, anche prevedendo forme di compensazione interregionale. Gli Uffici scolastici regionali, sentite le Regioni, provvedono, ciascuno per il proprio ambito di competenza territoriale, alla ripartizione del contingente dei dirigenti scolastici assegnato. 5-quinquies. Fino alla data di adozione del decreto di cui al comma 5-ter, ovvero di quello di cui al comma 5- quater, si applicano le disposizioni di cui ai commi 5 e 5-bis”.
Il problema, fa notare Il Fatto Quotidiano, sorge se entro quella data, il 31 dicembre, non si dovesse trovare un accordo con le Regioni: in tal caso il Governo entro il 31 agosto emanerebbe un decreto di natura non regolamentare (che si usa per le materie concorrenti tra Stato e Regioni) in cui decide i contingenti dei dirigenti sulla base di un coefficiente “non inferiore a 900 e non superiore a 1000” e in cui si terrà conto del numero “degli alunni iscritti nelle istituzioni scolastiche statali e dell’organico di diritto” e “integrato dal parametro della densità degli abitanti per chilometro quadrato”.
Il correttivo di cui abbiamo riportato in precedenza, “pari rispettivamente al 7%, al 5% e al 3%, anche prevedendo forme di compensazione interregionale” potrebbe portare alla situazione che Regioni in sofferenza, come Sardegna, Calabria o Basilicata ma anche Abruzzo, Molise e Campania (dove oltre tutto finora il dimensionamento ‘spontaneo’ è stato più lento) potrebbero dover chiudere molte scuole, a partire dalle sotto- dimensionate e gestite con le reggenze. Al contrario, altre Regioni come Lombardia, Puglia ma anche Emilia Romagna potrebbero risultare dover avere più istituti, ma sdoppiamenti con apertura di nuove scuole sono improbabili.
Se la norma non dovesse mutare, in base alle prime stime si arriverebbe a chiudere tra le 600 e le 700 scuole in un paio di anni e soprattutto al sud.
L’allarme era stato lanciato anche da Ilenia Malavasi, deputata del Partito Democratico e rappresentante della Commissione Affari Sociali della Camera, nel corso di una video intervista rilasciata ad Orizzonte Scuola pochi giorni fa: “Si è parlato anche di dimensionamento scolastico, la norma contenuta di Legge di Bilancio rischia di tagliare fuori quasi 1000 scuole. Vero è che sarà graduale nei primi tre anni. Saranno penalizzati i comuni montani, le piccole località. Questo tema sarà da attenzionare nei prossimi mesi”.