Dimensionamento scolastico, anche la Toscana ricorre alla Corte Costituzionale: “Accorpamento fra istituti a causa del taglio dell’organico dei Ds”

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La Toscana come la Campania: presenterà ricorso alla Corte Costituzionale in vista del dimensionamento scolastico previsto dall’ultima legge di bilancio approvata lo scorso dicembre.

Lo fa sapere la Regione, spiegando che i contenuti della delibera saranno illustrati domani martedì 14 febbraio dal presidente della Regione Eugenio Giani e dall’assessora all’istruzione, formazione e lavoro Alesssandra Nardini nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 11.30 a Palazzo Strozzi Sacrati, a Firenze.

La Regione, si legge in una nota, fa ricorso alla Corte Costituzionale contro la norma nazionale che, riducendo in modo unilaterale gli organici dei dirigenti scolastici, costringe a fare accorpamenti fra istituti.

Il calo della popolazione scolastica

Tutto parte dai dati della popolazione scolastica, che si prevede calerà da oltre 8 milioni a meno di 7 milioni in 10 anni. Questo calo, insieme ai limiti imposti dall’UE con il Pnrr, sarebbe la ragione per cui la Legge di Bilancio ha previsto una normativa sul dimensionamento scolastico, che comporta un taglio di sedi e personale.

Questi tagli avranno effetto principalmente dal 2024/2025 ma si faranno sentire già a partire dal prossimo anno scolastico. La maggior parte delle fusioni (70%) si concentrerà nel Mezzogiorno, in particolare Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Sardegna. Ma anche in Toscana, dunque, si vuole intervenire subito.

Come spiegato in precedenza, pochi giorni fa era stata la Campania ad uscire allo scoperto in merito al dimensionamento scolastico: “Abbiamo deciso di impugnare la decisione del governo sul dimensionamento della scuola davanti alla Corte Costituzionale“, annunciava il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Valditara però respinge: “Se non fossimo intervenuti sarebbe stato peggio”

In merito alla questione, il ministro per l’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, in una dichiarazione delle scorse settimane, aveva precisato: “Sul tema del dimensionamento scolastico le scelte del dicastero vanno nella doppia direzione di mitigare gli effetti delle normative precedenti e osservare i vincoli dell’Ue in attuazione del PNRR: non si può essere europeisti a corrente alternata“.

Se non fossimo intervenuti si sarebbe arrivati a una disciplina più penalizzante per 90 posizioni di dirigente scolastico e direttore amministrativo. La norma da noi proposta non prevede chiusure di plessi scolastici, ma l’efficientamento della presenza della dirigenza sul territorio, eliminando l’abuso della misura della reggenza“, aggiunge Valditara.

“Questo modello consentirà di pianificare il numero di istituzioni scolastiche per ogni triennio, permettendo alle Regioni di adeguare la pianificazione locale alle esigenze del territorio”, conclude il Ministro.

Dimensionamento scolastico: cosa si prevede con la manovra 2023

La riforma del dimensionamento scolastico approvata con l’ultima legge di bilancio 2023, propone dunque scenari nuovi secondo il Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Si prevede infatti un taglio calcolato di sedi e organico che avranno effetto principalmente a partire dal 2024/2025.

In particolare è previsto un decreto del Ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previo accordo in sede di Conferenza unificata, per la determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le Regioni, sia da adottare entro il 31 maggio (anziché il 30 giugno) dell’anno solare precedente all’anno scolastico di riferimento.

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