“Difendere la scrittura manuale significa difendere e proteggere la libera e sana crescita delle nuove generazioni”. INTERVISTA a Giorgia Filiossi
“Lavorare con i giovani è allo stesso tempo un grande tesoro e una grande responsabilità. Il nostro obiettivo non dovrebbe essere solo quello di sviluppare competenze, ma anche di creare le condizioni affinché essi possano affrontare con sicurezza le sfide del futuro”. E ancora: “La difesa della scrittura manuale è essenzialmente difesa e protezione della libera e sana crescita delle nuove generazioni che saranno poi i pensatori e i leader del nostro futuro”. Scrivere a mano? “E’ importante, quasi determinante”. In un’epoca che si sta immolando al digitale in tutte le sue sfaccettature e declinazioni, far coesistere la scrittura a mano con quella digitale “non è solo possibile ma cruciale”. Rinunciare alla scrittura a mano, infine, “significherebbe rinunciare alla capacità di esprimersi, condividere la propria storia e preservare il patrimonio culturale”.
Queste affermazioni rappresentano il filo conduttore degli interventi che hanno animato la seconda edizione del Festival “Manuscribere 2023: Celebrare la Scrittura e l’Individualità”.
Organizzato dall’Associazione Grafologica Italiana (AGI) in collaborazione con l’Istituto Grafologico Internazionale Moretti e la Campagna per il Diritto alla Scrittura, il festival, durato due giorni e che si è concluso ieri nella bella cornice dell’Auditorium di Sala Borsa di Bologna, e che si è svolto sotto il patrocinio della Regione Emilia Romagna, del Comune di Bologna e dell’Unesco, mirava a promuovere, diffondere e difendere la scrittura a mano come patrimonio unico e intrinsecamente umano. In un mondo dominato dalla tecnologia digitale, il Festival – che ha presentato un programma vario e articolato con contributi di educatori, grafologi, antropologi, artisti e professori universitari sui temi legati soprattutto al mondo dei bambini e degli adolescenti – ha sostenuto in modo convincente l’importanza duratura della scrittura a mano. Alle conferenze si sono aggiunti laboratori dedicati ai bambini, sulla pre-scrittura e sul gioco, nonché laboratori di calligrafia per adulti.
Tra i tanti relatori, ricordiamo l’ex ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, l’attore Cochi Ponzoni in un evento speciale con aneddoti sulla scrittura. A Bologna a seguire i lavori del convegno era presente anche la grafologa Giorgia Filiossi che ci aveva rivelatoin una nostra recente intervista:“Una cosa che riscontro molto e che mi fa arrabbiare è che nella scuola primaria molti insegnanti dicono ai bambini: scrivete come volete. Il fatto è che questo crea una gran confusione nei bambini, che non sono in grado di valutare ciò che è importante fare e scelgono quello che sembra più semplice. Se vengono date delle indicazioni fin dall’inizio possiamo avere invece una scrittura funzionale”.
Giorgia Filiossi è grafologa dell’età evolutiva e giudiziaria, educatrice del gesto grafico e rieducatrice della scrittura. Lavora a Modena come libera professionista, ha uno studio nella città geminiana, collabora con “Progetto Crescere” di Reggio Emilia, e in generale con scuole e associazioni culturali ed educative. Si occupa di bambini e ragazzi con difficoltà grafomotorie o disgrafie accompagnandoli in percorsi individuali di educazione e rieducazione del gesto grafico e della scrittura. Organizza e conduce corsi di formazione per insegnanti delle scuole d’infanzia, primarie e secondarie e laboratori per gli studenti. E’ docente di Educazione del gesto grafico alla scuola di grafologia “Arigraf Milano”. E’ consulente peritale di studi legali e promuove attività di orientamento per studenti e insegnanti delle scuole secondarie. E’ pure referente regionale per l’Emilia Romagna del Cesiog che ha tra i suoi obiettivi primari la costituzione di un albo per i grafologi e il riconoscimento del rieducatore della scrittura come professione sanitaria.
La scrittura manuale – aveva aggiunto – è frutto dell’interazione tra sistema nervoso, sensoriale e motorio. L’uso della mano mantiene in forma il cervello: l’esercizio quotidiano della scrittura rafforza le aree cerebrali tanto che l’attività grafica è consigliata anche per rallentare gli effetti dell’invecchiamento cognitivo”. Una bella scommessa nell’epoca dei computer e delle tastiere. “Scrivendo a mano impariamo di più e più rapidamente. Ma non ne farei una battaglia ideologica tra mano e computer”, dice. “Preferisco soffermarmi sui tanti vantaggi della scrittura. I bambini, per esempio, imparano a leggere meglio se contestualmente viene insegnato loro a scrivere. Una parola scritta viene memorizzata e riconosciuta facilmente, cosa che non avviene digitandola soltanto. Vale anche per gli adulti. Nel prendere appunti, per esempio, selezioniamo le informazioni e le trascriviamo con parole nostre elaborandole in maniera personale. Scrivere a mano ci aiuta anche a sviluppare creatività e capacità di sintesi, a migliorare l’autocontrollo e la gestione delle emozioni”.
Giorgia Filiossi, lei sostiene che la scrittura a mano abbia a che fare con il diritto di ciascuno alla propria individualità, diritto messo in pericolo dal digitale. E’ davvero così?
“La scrittura riflette tutta la nostra persona e le macchine e gli strumenti digitali possono offrire uno scudo protettivo che erode il nostro diritto all’individualità, spingendoci verso un conformismo impersonale”.
Qual è il messaggio più importante emerso da questo Festival sulla scrittura?
“Un messaggio importante è stato l’appello rivolto agli educatori, agli insegnanti, ai grafologi e a tutti coloro che lavorano con i bambini e gli adolescenti. E’ un appello, condiviso, ad assumersi la responsabilità della crisi educativa attualmente in corso. Tutte le entità educative, comprese le scuole, le famiglie e la società, devono cooperare per consentire ai giovani di realizzare il proprio potenziale. Questa cooperazione è vitale per prendere decisioni consapevoli riguardo ai propri percorsi di vita e professionali”.
C’entra molto la scrittura manuale in tutto questo?
“C’entra moltissimo. C’entra perché l’apprendimento della scrittura, il suo esercizio e la sua pratica richiedono dedizione, un tempo e un impegno deliberato, uno stare nel qui e ora e una capacità di meta-riflessione sulle proprie azioni: consuetudini che sono diminuite progressivamente negli anni. Non è qualcosa che si apprende spontaneamente, ma richiede un insegnamento specifico, tempo, amore per le cose fatte bene, attenzione. La scrittura a mano ha inoltre una ricaduta cognitiva importante: favorisce l’autoriflessione, poiché scrivere non significa semplicemente copiare un testo ma esprimere i propri pensieri, e richiede pertanto chiarezza mentale”.
Uno strumento da difendere, dunque, nonostante la modernità e i suoi eccessi.
“Uno dei motivi principali per difendere la scrittura a mano è che la scrittura automatizzata ci consente di esprimere pienamente la nostra individualità. Riporto una citazione del filosofo Galimberti, citata durante il convegno e che si addice pienamente al discorso: L’identità dei giovani è un dono sociale. Il che significa che essi rappresentano la promessa per il futuro e la continuazione della nostra cultura. Dobbiamo avere fiducia nelle nuove generazioni e difenderne le potenzialità espressive. La scrittura a mano svolge un ruolo più ampio nella nostra vita rispetto a un semplice compito scolastico. È un mezzo di trasmissione del pensiero, di conservazione e trasmissione della cultura e svolge un ruolo cognitivo significativo creando connessioni neurali e favorendo il pensiero critico”.
Come fare per rendere interessante e gradevole questa attività manuale che nell’epoca dominata dalla tecnica potrebbe apparire obsoleta?
“Non è sempre facile in un mondo digitale, veloce, frettoloso. Una possibilità, che devo dire applico anche io quando faccio rieducazione della scrittura è il tentativo di associare la scrittura a piacevoli esperienze sensoriali – ad esempio le carte, i diversi strumenti, i colori, e altro – e di dare ai ragazzi l’opportunità di viverla non come strumento meramente scolastico ma come strumento per sé, come risorsa personale per i propri hobby e interessi. Altro punto che ritengo cruciale e su cui insisto nei corsi di formazione rivolti agli insegnanti è l’indicazione di affrontare la didattica della scrittura sulla base del concetto emergente di “Embody Cognition” che evidenzia l’importanza del corpo nel processo di apprendimento. Le esperienze senso-motorie infatti influenzano in modo significativo le funzioni cognitive di livello superiore”.
E’ un approccio che risulta utile per gli alunni di tutti gli ordini di scuola?
“Questo approccio è particolarmente importante nella scuola d’infanzia e primaria, in cui il bambino è ancora legato al pensiero operatorio concreto, all’esperienza diretta. Le sfide affrontate dai bambini e dagli adolescenti nell’istruzione e nella vita familiare oggi sono responsabilità degli adulti e dovrebbero essere affrontate in modo olistico. Si tratta di prendersi cura dello sviluppo del potenziale dei nostri bambini e ragazzi. L’istruzione, tradizionalmente divisiva, dovrebbe diventare davvero inclusiva. Come provocatoriamente suggerito nell’intervento dall’ex ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, forse il declino della grafia ci parla anche la paura di esporsi”.
Da questo punto di vista, quanto è stato importante confrontarsi in un festival dedicato alla scrittura a mano?
“E’ stato molto importante ritrovarsi nel contesto del festival per creare unione, per non sentirsi soli e talvolta frustrati di fronte a situazioni di disagio e difficoltà ma per dare vita, con ottimismo e fiducia, a un coro unanime da portare alle istituzioni, alle famiglie e all’intera società. La difesa della scrittura manuale è essenzialmente difesa e protezione della libera e sana crescita delle nuove generazioni che saranno poi i pensatori e i leader del nostro futuro. Lavorare con i giovani è allo stesso tempo un grande tesoro e una grande responsabilità. Il nostro obiettivo non dovrebbe essere solo quello di sviluppare competenze, ma anche di creare le condizioni affinché essi possano affrontare con sicurezza le sfide del futuro. Il Festival Manuscribere ha dimostrato che insieme possiamo aiutare i nostri giovani a rimanere liberi, fedeli a sé stessi e portatori delle loro storie e culture uniche. È un compito profondo che consentirà ai giovani di affrontare il futuro con fiducia e determinazione”.