Didattica “a richiesta”, lasciare scelta ai genitori tra lezioni in presenza e online ma con incentivi per gli insegnanti. Cosa ne pensi?

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“Non si possono obbligare le famiglie a portare i figli a scuola” : questo il punto di vista di un nostro lettore, Eugenio Tipaldi, che sappiamo essere condiviso anche da altri utenti e che trova nella sentenza del TAR in Puglia la sua massima espressione.

In Puglia infatti le scuole rimangono aperte, ma le famiglie possono decidere se mandare i figli a scuola oppure optare per la didattica a distanza. I particolari

Ecco cosa dice il nostro lettore

L’ultima sentenza del TAR della Puglia dà ragione al presidente della regione Emiliano: lascia libera scelta ai genitori se far frequentare i figli in presenza a scuola o chiedere la DAD.
Credo che in questo momento di alti contagi da Covid in tutta Italia sia la scelta più ragionevole da farsi.
I genitori sono divisi in due partiti: c’è chi vuole il ritorno in presenza a scuola e chi per paura non vuole mandarli.Sono esigenze diverse che si possono conciliare.
E risolverebbero anche alcune criticità: meno alunni in classe; meno alunni (soprattutto delle superiori) che affollano i mezzi di trasporto.
Per i docenti si tratterebbe di far lezione contemporaneamente in presenza e in DAD e bisognerebbe compensarli con incentivi del fondo d’istituto.Ma questo è possibile perché non penso che si svolgeranno molti progetti extracurricolari in quest’ anno scolastico. Si tratta da parte del Ministero di investire di più per migliorare la connettività nelle scuole,ma questo già in parte si sta facendo.
La ministra dell’Istruzione ci pensi a questa proposta, anche perché se molti studenti non frequenteranno a causa della paura delle famiglie,non possiamo certo convincerli con la forza ne’ possiamo loro negare il diritto all’istruzione.
Insistendo con la presenza obbligatoria a scuola, si rischia di lasciare senza DAD gli alunni che non verranno e credo che saranno molti.”

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Una scelta del genere potrebbe inficiare il diritto all’istruzione, diventerebbe qualcosa di diverso dalla “scuola” o sarebbe un modo per alleggerire lo stress su trasporti e assembramenti, lasciando alle famiglie l’organizzazione?

Potrebbe essere a discapito di quelle famiglie che pur ritenendo corretto uno stop momentaneo delle lezioni in presenza non hanno la possibilità di scegliere e devono necessariamente far leva sulla scuola?

E ancora, è giusto che a decidere che si scelga sulla spinta di dati emotivi o tale scelta compete esclusivamente alla comunità scientifica, che sottopone i dati al Governo? In questo processo, quale può essere il ruolo del Ministero dell’istruzione?

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