Didattica a distanza, tutti promossi a giugno? Voglia di alzare le mani e arrendersi. Testimonianze

Continuano a pervenire testimonianze sullo sconvolgimento che ha portato la didattica a distanza nel mondo della scuola. Prevalgono le reazioni negative anche se in gran parte sembrano imputarsi all’improvvisazione conseguente all’irruenza con la quale vi si è dovuti ricorrere. La DAD lascerà certamente il segno e se non sostituirà la didattica in presenza, di sicuro non sparirà a pandemia superata.
I testimonianza
Sono un’insegnante di scuola primaria. Ho una IV e sto facendo la didattica a distanza solo con alcuni dei miei colleghi di classe perché gli altri si sono infrattati per l’occasione.
Questa esperienza mi sta dando prova che l’insegnamento, spesso dato per scontato da noi stessi operatori di settore, spesso vituperato e maltrattato anche per abitudine, è un’esperienza che in ogni circostanza può cambiare e crescere, adattandosi alle situazioni più impensabili. In questa situazione così surreale, così spaventosa per tutti, è arrivato un momento, dopo i primissimi giorni di choc, in cui mi sono sentita “tirata per la giacca” dai bambini e mi sono dovuta mettere in gioco. Con i colleghi, con il supporto delle mamme, ho creato il collegamento e via! Così è rinato il mondo e, giorno dopo giorno, siamo tutti insieme ritornati alla normalità. Siamo entrati ognuno nelle case degli altri, a volte in pigiama, a volte carini, preparati alla scrivania, pronti per la lezione, sempre attenti, con gli scherzi quotidiani, le risate, le interrogazioni, a volte con le mamme o i fratellini che passavano e dicevano qualcosa dei fatti loro, ma insieme. Quando un alunno ci ha chiesto: “Posso andare a fare la pipì?”, siamo esplosi in una risata fragorosa, perché abbiamo compreso che eravamo davvero a scuola. Questa è, finora, la mia esperienza di “DAD” e, anche se a molti della mia scuola la cosa non è piaciuta, mi ha aiutata a crescere umanamente e professionalmente.
Riflessione
Questa esperienza positiva, seppure dopo un attimo di sconcerto iniziale, ci rincuora seppure non elimini tutti gli affanni recati dalla DAD. La capacità di aprirsi a una nuova esperienza nonostante alcuni tuoi colleghi si imboschino lasciandoti sola ad affrontare le novità, consente di cogliere anche simpatici aneddoti e soprattutto permette di individuare compagni di viaggio con cui fare squadra. Ecco che, quasi per magia, l’esperienza traumatica diviene un’avventura della qual sarà impossibile non fare memoria.
II testimonianza
Condivido con piacere la mia esperienza alla luce delle ultime notizie che sembrerebbero confermare l’approvazione di un imminente decreto che prevede la promozione alla classe successiva di tutti gli alunni indiscriminatamente. Credo che, se ciò si verificasse, non sarebbe altro che la conferma dell’inutilità della Didattica a Distanza e del nostro lavoro in questo periodo di emergenza Coronavirus. Premetto che io non ho figli, non ho problemi di salute, non ho una Dirigente che impone ai suoi docenti alcunché, anzi sono stata libera di operare nel modo che ho ritenuto più consono. Parto quindi da una situazione privilegiata, ma anch’io ho attraversato dei momenti di crisi perché ho dovuto reinventare la didattica e ho lavorato tantissimo per garantire ai miei alunni lezioni il più possibile simili a quelle che avrei fatto in classe, imparando a usare programmi e piattaforme (ne uso ben 4 per venire incontro alle esigenze dei miei alunni) di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza. Inoltre, quando mi è stato detto che avrei dovuto anche iniziare a valutarli, mi sono preoccupata oltremodo che le verifiche non fossero inficiate da tentativi di copiatura o altre furberie che da casa è facile attuare. Dopo tutta questa fatica e tutto lo stress causato, oltre che dalla situazione di emergenza e clausura che stiamo vivendo, anche dalla preoccupazione di svolgere nel modo migliore il proprio lavoro, cercando di far partecipare i ragazzi, di non perderli nonostante i problemi legati a PC vecchi, connessione difficoltosa, pochi giga a disposizione etc. etc., cosa si sente dire in questi giorni? Tutti promossi a giugno! Ed è qui che personalmente alzo le mani e mi arrendo, sono io che stavolta perdo la motivazione, non ha più senso la Didattica a Distanza e tutto ciò che ho fatto con grande impegno in questo mese. Tanto lavoro buttato al vento, perché ora sì che perderemo gli alunni, tanto “siamo tutti promossi” (già li sento)! Non dico che li avremmo dovuti bocciare, ma almeno rimandare con sospensione del giudizio a settembre, questa sarebbe stata una soluzione più giusta (soprattutto per gli alunni che hanno sempre studiato) e più rispettosa del lavoro di noi insegnanti che, nonostante il difficile momento, abbiamo continuato a lavorare per il bene dei ragazzi. Sono davvero esasperata e delusa.
Riflessione
Lo sfogo di questa testimonianza è monotematico, incentrato com’è sulla questione relativa alla “valutazione nella DAD”. Dopo aver affermato di fruire di una situazione tutto sommato favorevole, la docente sente minacciato ogni proprio sforzo dalla decisione ministeriale di rinunciare alla valutazione nella DAD e finire insensatamente col promuovere tutti. Che la rinuncia rappresenti in qualche misura una sorta di fallimento, non vi sono dubbi, ma non è detto che non debba arrivare in un secondo tempo, con calma, e a emergenza superata. Pensiamo infatti a quanti ricorsi legali potrebbero oggi avvenire nel caso di bocciature di alunni e studenti.
III testimonianza
Sono un’insegnante di liceo, insegno Inglese, ho una classe di V e, dall’oggi al domani, mi sono trovata, come tutti i miei colleghi, dal fare lezione in classe, a stare chiusa a casa davanti a un computer. A fare che? Didattica a distanza! Nome raffinatissimo per definire il nulla. Lo ammetto, non sono un genio del computer, ma la confusione e il disagio che ha scatenato non sono descrivibili! Intanto la mia scuola ha scelto una piattaforma complicatissima per accedere alle video lezioni, con codici personali, sistemi di sicurezza e conseguente impallamento del sistema (ovvio, visto la difficoltà di accesso). Io mi ero organizzata realizzando schede e sintesi degli autori più importanti che avremmo dovuto studiare da mandare ai ragazzi tramite mail e questionari che loro mandavano a me. Apriti cielo! Per poco non mi hanno preso per cretina per non essere riuscita ad entrare in quella maledetta piattaforma, tanto che ho dovuto chiedere l’aiuto di un tecnico di computer per riuscirci. In tutto questo, nonostante il rapporto continuo e affettuoso con i miei alunni, è scattato in me una sorta di rifiuto della scuola, un odio che mi ha ingenerato una profonda depressione e una forma di burnout che non avevo neanche quando ero a scuola. Mi viene il panico appena mi siedo al computer! Continuo a lavorare come posso ma voglio sottolineare che, a parte chi ha capacità personali con il computer, NESSUNO ci ha preparato per la didattica a distanza, NESSUNO! Io sono un’insegnante non un tecnico di computer. E se, dopo tutto, questo qualcuno mi verrà a contestare il lavoro mi rivolgerò ad un avvocato perché la didattica a distanza non è contemplata in nessun contratto della categoria, ma di fatto ci è stata imposta. Senza però lasciare liberi i docenti sul come svolgerla. Io ne uscirò con l’esaurimento nervoso…..i ragazzi non lo so.
Riflessione
Siamo di fronte alla tipica reazione che riconosce le fasi di ansia, terrore, depressione attacco. Si tratta di una reazione dettata da una situazione imprevista, sconosciuta, inattesa. La persona che vive questa esperienza va rassicurata, tranquillizzata, rasserenata, ma chi può fare questo in un momento di emergenza in cui vige il “si salvi chi può”? Un bravo dirigente sa che vi sono molte docenti in questa situazione e, approfittando della situazione, individuerà qualche giovane docente “digitale” per sedare tutte le ansie informatiche. L’esperienza può tornare oltremodo utile per favorire la condivisione tra colleghi spesso così difficile in virtù del perenne rapporto professionale asimmetrico con l’utenza.
IV testimonianza
Gentile dottore, sono una docente di scuola primaria, insegno storia, geografia, scienze e musica in due classi terze. Questa didattica a distanza mi sta mettendo a dura prova: da una parte è stimolante, mi ha permesso di sperimentare applicazioni nuove, dall’altra è veramente snervante, per diversi motivi.
Inizialmente la dirigente ha comunicato di trasmettere le attività tramite il registro elettronico. Ponendomi il problema del come i bambini avrebbero però potuto rimandarmi i loro compiti, ho lasciato loro il mio indirizzo mail. Tutto andava via liscio e sereno, mi scrivevano anche per salutarmi affettuosamente e la cosa mi faceva molto piacere.
Un giorno però le mie colleghe hanno deciso di iniziare ad usare Classroom. Ero un po’ perplessa, cambiare ai genitori modalità di trasmissione dei compiti, avevo paura potessero sorgere problemi. E così è stato perché c’è chi non può accedere alla piattaforma. Ma non è finita qui. Una domenica (si, una domenica!) una collega scrive che i genitori richiedono le video lezioni in diretta. Anche qui esprimo le mie perplessità (utilità, organizzazione…) ma niente, le colleghe decidono comunque di farle. Non posso che adeguarmi. E prepariamo anche le video lezioni! Tanto, sono a casa a fare nulla, no? Mi pagano per stare a casa, no?
Inizio ad essere stanca, passo le mie giornate al computer, tra power point, quiz online e video. Sembra una guerra all’insegnante che propone le cose più “fighe”. Io sono stressata, tanti bambini non mi stanno mandando i loro compiti. E la didattica? Sta funzionando tutto ciò? Io sono ancora molto perplessa.
Riflessione
Nella stessa scuola non possono coesistere tante DAD quanti sono gli insegnanti. Non è ammissibile che ciascuno ricorra al proprio sistema, ma occorre fruire tutti della medesima piattaforma. Talvolta si arriva a scoprire questo assioma dopo aver messo a punto con fatica il proprio sistema dettato dall’emergenza. Ricominciare diviene allora davvero difficile e viene da prendersela con le colleghe che hanno scelto a maggioranza una specifica piattaforma arrivando addirittura ad affermare che “sembra una guerra all’insegnante che propone le cose più fighe”. Per carità, può ance esserci del vero in questa affermazione, ma è altresì vero che non si può procedere tutti in ordine sparso. Se mi viene assegnato il ruolo di vagone, anziché di locomotiva, vorrà dire che serberò le energie per altre circostanze e battaglie (che non mancano mai).
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