Didattica a distanza, Ministero lavora ad una piattaforma unica. Abbia anche impronta pedagogica

Una piattaforma ministeriale unica che superi la dipendenza da soggetti commerciali e finanziari, condizionati dall’oro del XXI° secolo: i dati personali. E’ importante che questa piattaforma abbia anche un’impronta pedagogica
La piattaforma unica per istituto, un’idea subito abbandonata
Piattaforma unica per ogni istituto. La proposta avanzata da Tiziana Drago (M5s) in piena pandemia, si basava sulla necessità di proporre ai singoli istituti un unico ambiente virtuale, in grado di rappresentare per i docenti e anche per gli allievi una pari opportunità in entrata. Ha dichiarato T. Drago” preme sottolineare la necessità di uniformare il sistema scolastico italiano per quanto concerne la didattica a distanza: alcune scuole sono molto più avanti e altre debbono ancora mettere a punto l’intero sistema. La libertà di scelta, da parte del docente, del supporto virtuale da usare, sta inoltre ingenerando negli alunni confusione. Per questa ragione servirebbe una piattaforma unica per istituti in un ambiente informatico certificato, sicuro e protetto specie guardando agli studenti minorenni e alla semplicità di utilizzo per i docenti. Con una omogeneità della piattaforma si riuscirebbe ad accelerare anche la formazione dei docenti e, quindi, ottenere una didattica efficace anche per il lungo periodo. In termini di sicurezza la piattaforma uniforme per istituto, interverrebbe assicurando anche l’uso di community protette, che permetterebbero anche un feedback diretto tra alunni e alunni e tra docente ed alunno”.
La Dad e la presenza di più Piattaforme. Una soluzione emergenziale
Il carattere emergenziale, però alla fine ha prodotto risultati vari: ci sono stati istituti che hanno lasciato ad ogni insegnante la possibilità di scegliere la piattaforma tra quelle proposte dal Miur nel suo portale e non solo; altre scuole, invece hanno imposto una piattaforma. Molti docenti hanno deciso di avvalersi ad esempio di Zoom soprattutto per le lezioni online.
Finita l’emergenza occorre però pensare ad una soluzione interna che dia maggiori garanzie sul versante della privacy e azzeri la possibilità di vantaggi competitivi dell’uso dei dati necessari per una eventuale profilazione e fidelizzazione degli utenti.
I dati personali, l’oro nero del ventunesimo secolo
Per comprendere qual è la posta in gioco, occorre riflettere sull’attuale profilo ibrido del mondo delle informazioni, molte delle quali veicolano dati personali e sensibili (interessi, tendenze, orientamenti politici e sessuali…).
Il filosofo L. Floridi (La quarta rivoluzione) ha sintetizzato egregiamente con l’espressione Onlife l’oceano informazionale che produciamo continuamente. La natura di questi contenuti non è solo più analogica, ma anche digitale. Questi due mondi interagiscono continuamente. La prospettiva, secondo il filosofo Floridi e l’assorbimento progressivo del reale nel virtuale.
Nell’anno 2018 sono stati creati 33 zettabyte di dati (Statista Digital Economy Compass.). Unità di misura superiore all’ exabyte già difficile da immaginare . Tanto per dare un ordine di grandezza i 33 zettabyte equivalgono a 660 miliardi di dischi Blu-Ray o se vogliamo rimanere dentro la nostra fisicità a 33 milioni di cervelli umani. Le prospettive indicano solo continui incrementi fino ad arrivare nel 2035 a 2.100 zettabyte.
Tutto questo è ben conosciuto dai grandi colossi del Web. Da qui l’impegno ad elaborare strategie per raggiungere la maggior parte di potenziali utenti che rilasciano continuamente dati personali (le “briciole di pane” 2.0), che come scrivevo sopra rappresentano il materiale necessario per la profilazione e la fidelizzazione . Scrive R. Nazzini, professore di diritto antitrust al King’s College di Londra” L’offerta di servizi gratuiti può anche essere una strategia di business per entrare in un nuovo mercato e stabilirvi una forte presenza. Si può immaginare che aver accesso a milioni di studenti con il proprio brand permetta di acquisire e fidelizzare una parte di consumatori del domani”
Scendendo nel concreto, durante la crisi che ha colpito i paesi dell’emisfero nord del Pianeta “Google classroom è stato usato da più di 100 milioni. Gli iscritti a GSuite for Education sono passati da 90 milioni a 120 milioni nel 2020. La soluzione è stata offerta gratuitamente per rendere l’educazione accessibile a tutti e resterà gratuita” (Il Fatto Quotidiano 15.06.20).
L’importanza di una Piattaforma interna
Va riconosciuto ai grandi colossi l’impegno di trattare i dati personali (Privacy policy), applicando in modo stringente le indicazioni del GDPR (Regolamento europeo per il trattamento dei dati personali) che in Italia ha come suo riferimento il decreto applicativo 101/18. Questo impegno esclude la raccolta e l’associazione dei dati personali a fini pubblicitari. Rimane però la loro natura commerciale e finanziaria che li potrebbe esporre in futuro a sottili deviazioni. Da qui il quesito: qual è allora il vantaggio per loro nell’offrire servizi gratis o quasi?. La risposta è fornita sempre da R.
Nazzini”Le piattaforme digitali monetizzano ciò che forniscono gratuitamente attraverso l’advertising o l’offerta mirata di servizi a pagamento o premium, con più ampie funzionalità, rispetto all’equivalente gratuito.”
Ecco spiegati i motivi che dovrebbero indurre il MI ad accelerare la nascita di una piattaforma progettata, elaborata da soggetti pubblici che garantisca quindi in modo ancora più stringente la privacy degli utenti, moltissimi dei quali sono minori e nello tempo azzeri il rischio, sempre potenzialmente presente nei soggetti commerciali di profilazione e fidelizzazione. A questi elementi aggiungo che la piattaforma ministeriale deve avere caratteristiche inclusive e quindi pedagogiche. In altri termini offrire anche soluzioni software adeguate a tutti, riducendo quindi i rilievi fatti alla Dad di essere stata poco inclusiva. Questo è dipeso dal trasferimento della modalità della lezione nel virtuale, ma anche dalla scarsa disponibilità interna alle piattaforme utilizzate di applicazioni o programmi finalizzati a realizzare una scuola realmente inclusiva.