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Didattica a distanza, Lovito (E-Campus): non si può improvvisare. Per docenti grande opportunità, diventeranno ancora più bravi

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“La vita continua. L’Italia va avanti, la nostra università c’è”. Alfonso Lovito, direttore generale dell’Università telematica eCampus usa queste parole introduttive nella sua lettera rivolta ai suoi venticinquemila studenti iscritti ai corsi e ai suoi docenti. L’università ha la sede centrale a Novedrate, a Nord di Milano, in quel cuore della Lombardia messo dura prova da un’epidemia insidiosa, trasformatasi in poche settimane in una pandemia dalle proporzioni bibliche.

Le università telematiche rappresentano in questo contesto una risposta naturale all’emergenza. Abbiamo per questo proposto a Lovito, forte del suo osservatorio privilegiato, una riflessione su quanto sta accadendo, un giudizio sulla didattica a distanza che si sta animando nelle scuole da oltre un mese e un parere sullo stato di fattibilità e sull’opportunità che la didattica a distanza diventi fin dal prossimo anno un elemento strutturale della vita scolastica, si pure come integrazione utile della didattica di presenza, che rimane insostituibile.

“Ormai tutti, grazie all’esperienza forzata del telelavoro e dell’insegnamento a distanza, hanno capito che l’e-learning non rappresenta affatto un surrogato dell’insegnamento in presenza”, scrive Lovito nella sua lettera. “È vero che nei rapporti diretti fra persone si creano spontaneamente dinamiche virtuose; ma anche attraverso l’e-learning è possibile capitalizzare le esperienze dei singoli, semplicemente in maniera ordinata e organizzata, attraverso un sistema connettivo tecnologicamente evoluto, che permette di svolgere attività in maniera condivisa. Come succede per i codici genetici, queste esperienze, consolidatesi, diventano beneficio per tutti. Non è più possibile ignorare che oggi la comunicazione fra persone, fra aziende e fra soggetti istituzionali di vario livello, così come i contenuti, di ogni tipo essi siano, viaggiano già on-line. Questo stato di cose non può che diventare un metodo e un comportamento condiviso e naturale, che mira all’eccellenza e va potenziandosi a dismisura. Le generazioni più giovani hanno grande confidenza e dimestichezza con computer e smartphones e con tutta la strumentazione virtuale che li accompagna, molto diversamente da noi quaranta-cinquantenni, che siamo appena di una generazione precedente, ma che facciamo ancora riferimento a libri, quaderni, giornali, lettere, cartoline, tutto rigorosamente materiale. E questo è semplicemente un fatto, che non deve offendere nessuno. È il sintomo del cambiamento che da sempre accompagna la nostra storia, la nostra evoluzione. Bisogna solo prenderne atto”.

Dottor Lovito, come vede dal suo osservatorio l’esperienza della didattica scolastica a distanza nella scuola in questo momento tanto difficile per tutti?

“Per noi non è un fatto nuovo. Sono quattordici anni che la facciamo. In questa occasione abbiamo offerto un vademecum e una selezione di contenuti per docenti e studenti delle scuole che volessero organizzare una lezione con criterio. Le scuole si stanno adattando a una modalità finora sconosciuta. Ho due figli che seguono le lezioni online con i loro insegnanti, ne ho visto il progresso, i professori vi si sono abituati, hanno avuto la buona volontà in questo momento di emergenza. Lo vedo dalla soddisfazione dei miei figli e dal loro entusiasmo per l’appuntamento del giorno successivo. Tutto questo è frutto della solidarietà instauratasi tra docenti e studenti e dipende molto dal fatto che si voglia fare un buon lavoro. Certo, si sta facendo di necessità virtù, ma devo dire che ogni giorno che passa, a mano a mano che si utilizzano questi strumenti, si vede che la didattica a distanza si implementa sempre meglio. E’ un valore assoluto che va sostenuto, occorre fare tesoro di questa opportunità. Ma fare del materiale di qualità , un optimum che dia dei risultati buoni e un’altra cosa”.

Serve professionalità, del resto non si era preparati.

“Il mondo della comunicazione è già cambiato da tempo, era già in atto. E l’introduzione delle Lim, del registro elettronico e dei tablet preludeva al fatto che la trasformazione è destinata ad andare avanti. Ora il processo va velocizzato e non è necessario che la didattica a distanza sostituisca la didattica di presenza, che invece vanno viste come strumenti complementari. Non devono essere in antagonismo, la loro integrazione rappresenta l’evoluzione naturale delle cose. Ma i processi devono essere codificati. Le tecnologie devono essere validate, e anche le metodologie, in modo che siano frutto non di azioni spontaneistiche ma di una programmazione che deve andare in questa direzione”.

Tutto questo non può prescindere da una formazione specifica e costante

“E’ un’attività che non si può e che non si deve improvvisare. Un insegnante prima di fare una lezione online deve preparare il materiale giusto. La lezione dev’essere ben fatta anche perché deve rimanere, l’insegnamento non può essere approssimativo con la didattica a distanza. Chi non è pronto non va stigmatizzato ma va aiutato con la formazione e il trasferimento di competenze sulle metodologie didattiche in e-learning che sono attività diffusissime in Italia. L’aggiornamento e la riqualificazione sono necessari. Le potenzialità sono infinite. Noi abbiamo un’attività di ricevimento genitori, abbiamo la didattica online. In più si immagini un corso in aula, che viene registrato e che si può avere a disposizione, lo si può consultare. Il docente durante la sua lezione può chiamare un esperto in diretta, è un’attività che può aiutare sia il docente, sia la classe. Di fronte a un argomento ostico o da approfondire, un professore può far intervenire in diretta un esperto o programmare un seminario. Si aprono scenari per attività utilissime”.

Servirebbero anche strumenti e risorse finanziarie, che spesso non ci sono. Occorre anche superare i problemi legati al rispetto della privacy, magari con l’implementazione di piattaforme pubbliche. Per ora si sta utilizzando Google, Microsoft, Facebook e altri soggetti privati.

“Serve una grande innovazione dal punto di vista strutturale, per quanto riguarda la connettività del mondo scolastico: se non c’è banda, bisogna farla arrivare, la connessione è un grosso vulnus, non è possibile non prevedere una cosa del genere mentre in tutto il mondo si va più veloci. I computer sono vecchi, vanno sostituiti. E’ inoltre necessario creare degli ambienti che siano congeniali a questo tipo di attività. I problemi della privacy sono superabili, ed è vero, lo Stato non

non può non avere una sua piattaforma. Se si può avvalere di altri soggetti privati bene, lo faccia, ma non può non avere una propria piattaforma, per motivi di sicurezza e gestione, per la tutela dei diritti d’autore”.

Secondo lei ci sono i presupposti per immaginare un cambiamento del genere?

“E’ molto più facile oggi che non ieri, perché la realtà ci è stata sbattuta in faccia e non passa come acqua fresca ma ci lascia degli interrogativi ai quali non si può più non rispondere”.

Guardi che i sindacati non sembrano molto d’accordo sulle prospettive che lei propone.

“I sindacati non possono non prendere in considerazione la didattica a distanza. Loro devono tutelare i docenti, non impedire che i docenti migliorino il proprio status. E se vogliono riflettere si capisce bene quanto c’è da fare per i docenti, per migliorare la qualità del loro lavoro”.

Invece sembra che la politica, tra un’affermazione positiva e un silenzio che sa di assenso, si sta schierando a favore, fatti salvi tanti distinguo.

“E per forza. La pandemia ha fatto da acceleratore al processo in atto”.

Quale messaggio vorrebbe che arrivasse agli insegnanti delle nostre scuole?

“Che colgano le cose come opportunità e non come impedimento. Se sono bravi diventeranno ancora più bravi. Quando ero piccolo i nostri nonni cercavano le persone che parlavano in tivù dentro il televisore, c’era la posta aerea. Oggi i nostri figli fanno fatica a scrivere con la penna, storcono il naso al pensiero, mentre con il computer vanno a meraviglia. Il progresso bisogna coglierlo e cavalcarlo e i ragazzi sono molto più avanti. Se la didattica a distanza sta funzionando funziona grazie al connubio tra docenti e ragazzi”.

Questi stessi insegnanti sono peraltro preoccupati in questi giorni per la valutazione dei loro alunni. L’esperienza di valutazione universitaria a distanza è mutuabile da parte delle scuole?

“Mutatis mutandis si può fare. Trattandosi di numeri molto alti, il programma è di lungo termine ma non può non essere realizzato. Occorre però essere attrezzati. Se si pensa all’enorme quantità di studenti non so se le scuole siano attrezzate. Intanto occorre cercare degli strumenti che valorizzino quanto di buono hanno fatto i ragazzi in questi mesi. Se questi saranno ammessi alla classe successiva si possono fare dei test d’ingresso valutativo per verificare quanto il deficit degli apprendimenti sia alto e si dovrà partire da lì, anche per tenere alta l’attenzione. Quanto alla gestione delle interrogazioni orali, per fare meglio occorrerà prendere quello che serve da chi lo fa già. Ad esempio, per evitare che copino ci potrà essere il controllo biometrico e servirà un posto di due metri quadrati in cui lo studente è totalmente inquadrato e in cui ci sia lui e basta. Occorre trovare un sistema che vada bene per persone di buona volontà”.

Lei è orgoglioso dell’università telematica, con i pregi che stanno emergendo in questa fase difficile del mondo della formazione. Eppure c’è sempre diffidenza verso queste realtà. Molti pensano che siano di valore inferiore rispetto a quelle tradizionali. Non è così?

“Le università si dividono in università buone e università meno buone, la differenza non dipende dallo strumento. La differenza era un pregiudizio, trasformato nel tempo in luogo comune, che ogni anno che passa sembra meno credibile. Noi siamo un’ottima università. Gli studenti sono qualificati e competono come e meglio di altri, e sul mercato del lavoro sono ambiti. A noi, l’essere università online, dà un vantaggio competitivo, ci premia. Infatti la nostra università non si è fermata un giorno e non ha subìto lo scotto di dover trasferire la didattica in rete, perché era già così. Gli studenti hanno certo visto una trasformazione organizzativa per quanto riguarda le tesi e gli esami, ma il loro percorso didattico non ha subìto cambiamenti. Uno può essere bravo oppure meno bravo, però tutti hanno potuto continuare il proprio percorso”.

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