Didattica a distanza in lockdown, online report Indire: risultano meno ore di lezioni sincrone per i docenti. Non conteggiato tutto il lavoro asincrono
È online il Report integrativo relativo all’indagine sulle pratiche didattiche durante il lockdown dello scorso anno scolastico (da marzo 2020) ed è il risultato del lavoro portato avanti da un gruppo di ricercatori Indire a partire da giugno 2020.
Il documento è basato sullo studio delle risposte fornite al questionario online da oltre 3.700 docenti italiani, più nel dettaglio, si tratta di 3.195 donne e 579 uomini – così distribuiti per ordine di scuola: il 10% appartenente alla scuola dell’infanzia; il 29,8% alla scuola primaria; il 21,8% alla scuola secondaria di primo grado e il 38,4% alla scuola secondaria di secondo grado.
Alcuni dei dati emersi rivelano una trasposizione della didattica tradizionale frontale nella DaD, dove emergono principalmente due pratiche preminenti quali le lezioni in video-conferenza e l’assegnazione di risorse per lo studio e gli esercizi. In generale, la parte dei docenti che ha preso parte all’indagine si è spaccata in due gruppi, uno dei quali ha dimostrato maggior confidenza con gli strumenti della didattica a distanza e una forte propensione a sviluppare la propria professionalità anche in questa direzione.
Un’altra interessante considerazione che emerge dai dati è che la didattica a distanza ha messo in evidenza come il sistema scuola tragga forza da alleanze educative in cui il coinvolgimento di altri attori (ed altri elementi) come le famiglie o il territorio diventa necessario e fondamentale.
Per ciò che riguarda i tempi della Dad, emerge che i docenti hanno svolto in media nelle loro classi circa 8 ore di didattica a distanza settimanale. Se si analizza il dato per ordine di scuola, si rileva che sono i docenti della scuola primaria ad avere dedicato alla didattica un numero maggiore di ore.
Solo 2.842 docenti hanno risposto al sondaggio
Nella nota Indire spiega come è stato effettuato il calcolo: “Per ricostruire il tempo che i docenti hanno dedicato in media alla DaD si è operato sulla domanda dell’indagine “6.1. Mediamente con quale frequenza hai svolto le attività (per ogni classe)” considerando le possibili attività didattiche mutuamente esclusive e costruendo una variabile sommatoria dei valori centrali attribuiti a ogni categoria di risposta relativa alle ore impiegate nelle varie azioni (Meno di 2 ore settimanali”=1; “Da 2 a 4 ore settimanali”=3; “Da 4 a 6 ore settimanali”=5; “Da 6 a 8 ore settimanali”=7 e “Oltre 8 ore settimanali” considerata come categoria residuale). Sono stati esclusi dall’analisi i docenti che hanno svolto almeno un’attività per oltre otto ore settimanali di cui era difficile stimare l’entità temporale, restringendo il campo di osservazione a 2.842 soggetti”.
Pertanto, il dato va ricondotto alle risposte dei docenti che hanno partecipato al sondaggio e non certo alla totalità dei docenti.
Un altro dato che si rileva dal report è che la maggior parte dei docenti ha trasposto a distanza le pratiche tipiche della presenza. Le componenti didattiche più praticate dai docenti italiani possono essere considerate la trasposizione della didattica tradizionale frontale nella DaD: video-lezioni, assegnazione di risorse per lo studio, valutazione esterna attuata dal docente. Il 65% dei rispondenti (2.324 soggetti su 3.540 soggetti) ha attuato contemporaneamente almeno queste tre modalità prevalenti.
N.B. Va sottolineato che il report deriva dalle risposte fornite dal campione di docenti, che è senz’altro limitato rispetto al numero totale di insegnanti.
Inoltre il report è riferito al periodo di lockdown, quando la Didattica a distanza non era normata, pertanto alcune scuole hanno “imposto” le 18 ore in presenza ai docenti e altre hanno lasciata libera l’organizzazione, anche perché spesso a casa erano presenti anche i figli da seguire con la DAD.
Ancora, va sottolineato che alla data di chiusura delle scuole non tutte erano provviste di una piattaforma digitale, per cui numerosi docenti hanno utilizzato il Registro elettronico per mantenere il rapporto con gli studenti e solo in un secondo tempo hanno avviato le lezioni sincrone.
Va invece sottolineato che alle ipotetiche 8 ore in presenza vanno conteggiate tutte le ore giornaliere che gli insegnanti hanno impiegato per le attività asincrone, per la formazione sulle nuove tecnologie, per la valutazione formativa dei propri alunni, per la gestione “condivisa”con le famiglie di un periodo così particolare.