Didattica a distanza, alla quasi totalità degli studenti manca la socialità. Calata la motivazione nello studio e rendimento peggiorato. Sondaggio UNINT
Come stanno vivendo gli studenti italiani la Didattica a Distanza (DAD), quali sono le serie problematiche che incontrano ma anche quali gli aspetti positivi di un metodo di insegnamento mai sperimentato prima in tale misura?
A rispondere a questi e tanti altri interrogativi, che spaziano dall’incidenza sui rapporti familiari al benessere psicofisico dei ragazzi, dalle difficoltà di apprendimento alle disuguaglianze dovute alle differenze sociali, fino ai problemi generati dalla mancanza di rapporti interpersonali, è il Grande Sondaggio effettuato dal Centro di ricerca DRC (Disability Research Centre) dell’Università degli Studi Internazionali di Roma–UNINT.
Si tratta di un sondaggio a risposte multiple estremamente articolato effettuato su un campione amplissimo (sono stati coinvolti ben 21.354 studenti e studentesse delle scuole superiori con età compresa tra i 14 e i 18 anni, provenienti da 92 province e 1470 comuni d’Italia). Con le risposte ottenute lo studio permette, ad oltre un anno dall’inizio dell’emergenza Covid-19, di penetrare in un mondo variegato e dal vissuto non sempre facilmente decifrabile, mostrando quali sono le luci e le ombre, le prospettive e le preoccupazioni generate da questa nuova metodica che influisce sia sulle relazioni che nell’apprendimento dei ragazzi.
Tra i tanti aspetti che emergono, si scopre che quello che manca di più ai giovani è ridere coi compagni di scuola (89%) e la loro vicinanza fisica (68%). Ben il 15,8% segnala di non avere un computer adeguato per seguire le lezioni, il 32,2% che a casa ha problemi di connessione e per questo ha saltato lezioni. Ma il Pc non serve ai ragazzi solo per seguire le lezioni a distanza: l’85,6% segnala che lo usa per combattere la noia, e il 77,9 % che lo utilizza per rimanere al passo con il programma scolastico.
Internet diventa però, per le nuove generazioni, anche il luogo grazie al quale si tengono informati, come segnala l’86% degli studenti e studentesse che hanno risposto al sondaggio. E, a sorpresa, il non essere fisicamente in classe a volte aiuta: il 40,1% dice che l’interrogazione diventa più facile perché non si sentono i commenti dei compagni, il 45,2% che è più facile anche perché gli altri non si accorgono del proprio imbarazzo.
Ma nel 42,7% dei casi la motivazione allo studio è diminuita, nel 37,4% è rimasta costante e nel 20% è aumentata. Il rendimento è segnalato come peggiorato nel 18,6% dei casi, è rimasto inalterato per il 51,4% ed è migliorato per il 30% degli studenti.
Tra le condizioni di vantaggio della DAD, l’aspetto più gradito è non doversi spostare per lunghi tragitti per arrivare a scuola (80,9%) e l’avere più tempo a disposizione (69,2%). Tuttavia moltissimi segnalano che ci si annoia (57%).
Tante anche le curiosità rivelate dal sondaggio: chi al mattino si lava ma poi resta in pigiama per seguire le lezioni è il 48,4%, mentre chi si lava e si veste come nel pre pandemia è il 44,4%: tra questi ultimi è maggiore il numero degli studenti (48,2%) rispetto a quello delle studentesse (42,2%), forse a testimoniare che in tempi di pandemia per le ragazze si allenta la pressione sociale connessa ai modelli estetici di riferimento, e si gode di una maggiore zona di comfort.