Didattica a distanza a settembre: “contenuti standard ministeriali e in presenza solo laboratori e studenti più fragili”. Una proposta
Giunto in redazione un lungo documento elaborato da quattro dirigenti scolastici (Laura Biancato, Amanda Ferrario, Antonio Fini, Alessandra Rucci) che contiene una articolata proposta per l’avvio del prossimo anno scolastico in modalità mista tra didattica distanza e in presenza.
Come utilizzare il tempo in presenza?
Secondo i quattro autori, uno “standard” generico del tipo “metà classe segue in presenza, l’altra metà segue la stessa lezione a distanza” produrrebbe “un effetto didattico illogico, visto che le modalità di approccio ad un gruppo in presenza sono completamente diverse da quelle, ad esempio, in videoconferenza.”
Quale alternativa, quindi? Secondo i dirigenti, il “prezioso e limitato tempo in presenza va indirizzato a priorità riconosciute: le attività di laboratorio, i nuovi apprendimenti, gli studenti più fragili, la formazione dei nuovi gruppi classe…”
Contenuti standard elaborati dal Ministero
Inoltre, nel documento si suggerisce che “il Ministero dell’Istruzione si facesse carico di predisporre linee guida dettagliate, per ciascun livello scolare e per ogni disciplina, con esempi di Unità di Apprendimento a Distanza (UdAD), basate su contenuti il più possibile standard, reperibili su piattaforma appositamente predisposta, ma diffusi anche tramite canali TV dedicati.”
Flipped classroom
Dovrebbe essere lo standard della didattica a distanza, che ricordiamo prevede lezioni con modalità multimediale da fruire a casa, mentre a scuola si avviano attività collaborative, esperienze, dibattiti e laboratori.
Coinvolgere le migliori menti didattiche
Secondo il gruppo di dirigenti che ha elaborato il documento, “nei mesi che ci separano dall’inizio del nuovo anno scolastico, potrebbero essere istituiti due gruppi di lavoro, attingendo alle migliori “menti didattiche” presenti nelle scuole del Paese:
- un primo gruppo, con il ruolo di content manager (CM) dovrebbe dedicarsi all’individuazione e allo sviluppo di una piattaforma di contenuti da rendere disponibili a tutte le scuole, anche con la consulenza di esperti, sulla base di modelli predefiniti di pronto uso. L’obiettivo è di “coprire” almeno i nuclei fondanti di ogni disciplina, per ogni classe, per tutti gli ordini di scuola.
Il Ministero potrebbe stipulare apposite convenzioni per regolare i diritti d’autore e/o per lo sviluppo dei contenuti stessi, ferma restando l’opportunità di coinvolgere i docenti del gruppo per la realizzazione delle videolezioni. Potrebbe, infatti, affidare a consorzi di case editrici l’incarico di fornire i contenuti granulari per l’allestimento delle piattaforme.
Si tratta certamente di un impegno enorme, il cui risultato però garantirebbe una base uniforme di contenuti, a garanzia del diritto allo studio. Tali contenuti, inseriti in un repository organizzato (ad esempio su una piattaforma nazionale appositamente realizzata, con criteri di facile accesso. Anche in questo caso l’esempio è rappresentato dalle piattaforme francesi gestite dal CNED), dovrebbero consistere in materiali in formato standard, utilizzabili su tutte le piattaforme cloud delle scuole e in contenuti video facilmente organizzabili per le trasmissioni in TV. Le videolezioni dovrebbero essere brevi (max 15’) e rappresentare la fase espositiva/anticipatoria delle attività. Già il servizio Rai Play Learning, appena avviato, rappresenta una base consistente di ottimi contenuti di apprendimento.
A questo primo gruppo di lavoro potrebbero contribuire in modo significativo, oltre ad esperti del settore della comunicazione, le case editrici, fornendo materiali di base provenienti dai libri di testo già disponibili sul mercato. - il secondo gruppo di lavoro dovrebbe svolgere il ruolo di instructional designer (ID). Lavorando a stretto contatto con il gruppo CM, basandosi il più possibile sui contenuti sviluppati e facendo riferimento ad alcuni formati standard, la task force ID dovrebbe produrre una serie di UdAD, una sorta di lesson plan utilizzabili da tutti i docenti, naturalmente adattabili ai singoli contesti.“
Il ruolo dei docenti delle scuole, a questo punto, sarebbe agevolato, nel senso di una minore necessità di produrre la maggior parte dei materiali (spesso molto dispendiosi da predisporre soprattutto se di tipo multimediale), ottimizzando le risorse (al momento, ad esempio, decine di migliaia di docenti stanno realizzando video fai-da-te sui medesimi argomenti, anche all’interno delle stesse scuole!). Avrebbero a disposizione inoltre una ricca biblioteca di UdAD e di contenuti, eventualmente da modificare, integrare e contestualizzare. Il tempo risparmiato potrebbe essere così utilmente impiegato per organizzare al meglio la didattica mista presenza-distanza, sviluppare UdAD, fornire feedback, valutare gli apprendimenti, dedicare la massima cura alla relazione educativa e alla personalizzazione, con particolare attenzione agli alunni con BES.