Dichiarazione voto decreto scuola di Pittoni (Lega): nessuna traccia dei PAS, corso sostegno, diplomati magistrale

Decreto scuola, dichiarazione di voto in Senato del 19 dicembre 2019 del senatore Mario Pittoni (Lega): Un po’ di storia. Qualche anno fa, la spallata principale al governo Renzi arrivò dal mondo della scuola.
“L’allora segretario del Pd aveva promosso la cosiddetta “Buona scuola”, costruita facendo parlare tutti, ma senza ascoltare nessuno.
Impose la sua idea, incentrata sostanzialmente più che su criteri di efficienza ed efficacia, sulla comunicazione, senza consultare e coinvolgere gli addetti ai lavori: coloro che qualche dritta, per evitare almeno di fare danni, avrebbero potuto suggerirgliela.
Dopo quell’esperienza disastrosa, ci illudevamo che il centrosinistra avesse
preso coscienza dell’effetto moltiplicatore del consenso, o del dissenso,
caratteristico del settore scuola. Ma a giudicare dalle scelte del governo M5S, PD, IV, LEU per quanto riguarda il decreto Scuola, pare proprio di no.
Com’è nato questo decreto? Le prime cinque forze sindacali si erano
compattate su due precise richieste (in aggiunta ovviamente all’adeguamento degli stipendi, in particolare dei docenti): concorsi riservati per stabilizzare il precariato storico, che per alcune categorie attende addirittura da un quarto di secolo di poter finalmente dormire sonni tranquilli (poi ci chiediamo perché le famiglie non mettono al mondo figli) e percorsi abilitanti formativi e selettivi regolari (come chiede l’Europa, altrimenti si rischia il mancato riconoscimento all’estero), senza i quali – per esempio – è preclusa la carriera nelle scuole paritarie.
E annunciarono lo sciopero generale per la vigilia delle elezioni Europee. Il
governo Conte uno trattò, con successo, la rinuncia allo sciopero generale, in cambio del via libera ai concorsi riservati (impegno peraltro già presente al punto 22 del contratto di governo M5S/Lega, dove si parlava di una “fase
transitoria” per il superamento del precariato cronico) e ai percorsi abilitanti (i cosiddetti PAS, già collaudati con successo nel 2013).
In fase di conversione del relativo decreto, eravamo già pronti ad aggiungere una serie di interventi risolutivi per una serie di altre criticità,
abbondantemente anticipati sulla stampa specializzata. Inspiegabilmente,
però, il M5S si mise di traverso imponendo la formula del “salvo intese” e
quel decreto non vide mai la luce.
E il nuovo decreto varato dal Conte bis, invece di tendere la mano ai precari
esperti, sfruttati da una vita, cancella i Percorsi abilitanti e rende i concorsi
riservati un terno al lotto, che rischia di lasciare a casa – che in Italia a una
certa età equivale alla morte civile per la difficoltà di trovare un’altra occupazione – decine di migliaia di precari storici. Coloro, cioè, per i quali tali concorsi erano stati pensati, convincendo – come detto – i sindacati ad
accettare la rinuncia allo sciopero generale.
In risposta alle conseguenti accese proteste delle categorie interessate oltre
che dei sindacati, il Governo aveva ancora la possibilità di limitare i danni di
quanto approvato alla Camera. Al Senato abbiamo infatti presentato una
serie di proposte correttive, che in buona parte avrebbero riportato il decreto sulla linea concordata con le forze sindacali.
Ma pare che il rispetto degli impegni con organizzazioni che rappresentano
oltre il 90% dei tesserati in un settore che è il più sindacalizzato in assoluto
con due iscritti su tre, non sia tra le priorità dell’attuale maggioranza M5S,
PD, IV e LEU. Dalla maggioranza in commissione è arrivato il no secco a
qualsiasi correzione al testo approvato alla Camera. Fatto che dal nostro
punto di vista rappresenta il suicidio politico del M5S nel mondo dei precari
della scuola, ai quali in campagna elettorale aveva invece fatto promesse
mirabolanti.
Ma soprattutto rappresenta la perdita definitiva di credibilità in questo settore del PD, pronto ormai ad appiattirsi su qualsiasi scelta dei grillini, pur di non ridare la parola ai cittadini per il terrore dei suoi parlamentari di non tornare in Parlamento. Invece che investire sul futuro, ci si incolla cioè alle poltrone.
Mostrando anche in questo caso di non aver imparato nulla dalle esperienze
precedenti (l’ultimo governo Prodi, che pretendeva di reggersi sul margine di un solo voto, fu pesantemente punito nell’elezione successiva).
Così la politica si prepara a regalare notti da incubo per il Natale e le altre
feste a chi si attendeva invece finalmente ascolto. Gioirà il mercato dei corsi e delle pubblicazioni preparatorie ai concorsi. Ma non c’è traccia degli interventi da tempo attesi da decine di migliaia di precari e “ingabbiati” della scuola.
Non c’è alcun percorso specifico per il conseguimento dell’abilitazione
all’insegnamento dedicato a docenti in possesso di adeguata esperienza
professionale. Non c’è traccia del corso di specializzazione per l’insegnamento di sostegno nelle scuole di ogni ordine e grado dedicato
specificamente a coloro che sono in servizio, a qualunque titolo e
legittimamente, su posti di sostegno della scuola primaria, secondaria e
dell’infanzia senza essere in possesso del titolo di specializzazione. Non c’è
traccia della programmazione del percorso accademico ordinario per
conseguire l’abilitazione, strumento indispensabile per l’insegnamento
previsto dalla normativa comunitaria oltre che da quella nazionale. Non c’è
traccia di un vero concorso riservato per gli insegnanti di religione, in attesa di entrare in ruolo anche da più di vent’anni. Non c’è traccia delle nostre
proposte per limitare i danni dei ritardi nel concorso transitorio della
secondaria. Non c’è traccia del concorso ordinario né dei posti che ad esso
dovrebbero essere dedicati. Non viene affrontata in modo adeguato
l’emergenza delle scuole prive di DSGA e non si corrisponde agli impegni
presi in merito ai cosiddetti “DSGA facenti funzione”. Non c’è infine alcuna
disposizione che risolva il problema dei docenti di scuola primaria diplomati magistrale ante 2001/2002 licenziati a seguito di giudizi definitivi, ma non ricompresi nel novero dei partecipanti al concorso straordinario indetto nel 2018 in forza delle disposizioni contenute nel decreto Dignità».
Cari colleghi del M5S, del PD, di Italia Viva e di LEU, il rifiuto dell’ascolto, la
superficialità, l’arroganza di legiferare senza aver trovato il tempo di
approfondire le singole tematiche nella convinzione di sapere già tutto, sono errori che in un settore articolato come quello dell’istruzione si pagano e si pagano cari.
Che vi presentiate come gli eredi (falsi) della vecchia tradizione di sinistra a
difesa delle classi deboli e in generale dei ceti popolari, o facendovi chiamare “cittadini” per confondere le idee, avete perso probabilmente l’ultima occasione per mostrare attenzione al grido disperato di chi chiede solo di non finire ai margini della società dopo aver dato alla scuola i propri anni migliori.
La Lega da parte sua continuerà invece ad ascoltare e a proporre soluzioni
praticabili e di buon senso, come quelle che anche in questa occasione non
avete voluto prendere in considerazione perché voi siete più bravi e più belli.
Peccato però che ormai – stando ai sondaggi – non ve lo riconosca più
nessuno. Auguro buone feste ai precari della scuola, sperando che arrivi
presto l’occasione per cancellare il brutto regalo che avete riservato loro.
Faccio fatica ad augurare buone feste a chi é responsabile dell’ennesimo
pasticcio, pretendendo di legiferare da solo in un settore che ha dimostrato di non conoscere.
Il voto della Lega Salvini Premi-Partito Sardo d’Azione a un decreto che da
“salva precari” si è trasformato in “ammazza precari”, non può essere che
contrario. Grazie per l’attenzione”.