Di Bartolo: “Allo Sperone la scuola si è fatta piazza per le donne”. Dagli screening oncologi alla lotta per un asilo nido fermo

Lo scrittore tedesco Premio Nobel per la Letteratura Herman Hesse diceva che “C’è un solo modo di amare: amare con tutto il cuore”. All’Istituto comprensivo “Sperone-Pertini” di Palermo nel quartiere Sperone, la Festa delle donne in questi giorni si è celebrata con due momenti speciali dentro e fuori la scuola in una vera e propria Festa di comunità per i diritti delle donne del quartiere.
Il diritto alla salute e il diritto all’autonomia e indipendenza economica e sociale delle donne e mamme. Essere comunità, l’idea di una scuola aperta al territorio è coerente con la visione della dirigente scolastica Antonella Di Bartolo, con cui da 12 anni porta avanti il suo Istituto scolastico nel rione palermitano.
Da una parte un “villaggio della salute e della prevenzione” in cui si è trasformata la scuola quasi fosse un ospedale da campo sia all’interno che negli spazi esterni: 9 ambulatori, 6 gazebo e 6 camper, e quasi 1.000 screening gratuiti in poco più di 8 ore realizzati dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Palermo in collaborazione con il Lions club Palermo Leoni ed il supporto dell’associazione Serena a Palermo.
Dagli screening oncologici alla prevenzione cardiovascolare, dallo screening del diabete a quello dermatologico, ma soprattutto gli screening pediatrici hanno registrato la grande adesione delle famiglie del quartiere che hanno sfruttato l’opportunità per aderire ai programmi di prevenzione. Un’iniziativa aperta al territorio e alla città, non soltanto alla comunità scolastica fatta di oltre 1.000 studenti, organizzata dalla scuola per il secondo anno dopo la prima edizione del 2023 sempre nei locali dell’Istituto.
Dall’altra, un corteo festante sull’amore, di maschere e balli, ed un serpentone di oltre 1.000 persone tra bambini, famiglie e personale scolastico che hanno sfilato lungo il rione per dire no alla violenza sulle donne. La preside Di Bartolo teneva alto un cuore dal grande significato. Come uno stendardo, realizzato dagli studenti del carcere di Caltagirone. Indossava un mantello rosso, simbolo dell’amore, cucito dalle ragazze e dai ragazzi della sua scuola media, e una maglietta bianca dov’era raffigurata Malala, attivista pakistana, Premio Nobel per la Pace, che si è battuta per il diritto all’istruzione.
Il tema del corteo era l’amore. L’amore per il territorio, l’amore per i propri diritti, l’amore per sé stessi e per i propri figli. “Saper dire di no. L’amore è soprattutto rispondere al male con il bene”, dice una mamma durante il tragitto del corteo tra coriandoli e felicità. Mentre un papà risponde: “L’amore muove la vita e ti dà la forza di affrontare le difficoltà, alzarti la mattina e vivere un nuovo giorno. Questa giornata e questo corteo sono un modo per dire il nostro sì, alla vita, e no a tutte le forme di criminalità, delinquenza e devianza minorile. Qualcosa per cui valga la pena lottare.”
Il cantiere dell’asilo nido di via XXVII Maggio allo Sperone a pochi passi dalla scuola, raggiunto dal serpentone, è fermo da quattro mesi, aperto dopo anni di lotte. La sua riapertura è uno di quei tasselli fondamentali per l’autodeterminazione delle donne e mamme dello Sperone. Un quartiere con migliaia di bambini 0-3 anni dove non c’è un asilo. La voglia delle mamme di mettersi in gioco è uno dei motivi che ha animato un flash mob durante il corteo dell’amore per chiedere che il cantiere venga riaperto. I lavori per un altro asilo nido allo Sperone sempre con fondi PNRR, sono attualmente in corso in via Laudicina. Quella di via XXVII Maggio è una battaglia intestatasi dall’Istituto “Sperone-Pertini” e dalla preside Di Bartolo diversi anni fa. Prendere un titolo di studio avviando processi di liberazione da dinamiche di dipendenza economica e affettiva per le donne grazie ai servizi per la primissima infanzia è fondamentale alla loro autonomia.
Il concetto che l’educazione sia un fatto pubblico trova risposta. “La scuola si è fatta piazza ancora una volta” – dice entusiasta la preside Di Bartolo -, “in un quartiere che non ha una piazze ma solo crocevia”. Opportunità per le famiglie altrimenti non assolvibili in altro modo. Sono famiglie che vivono un disagio economico e sociale non indifferente. Alcune mamme adesso lavorano. Sono cresciute nella consapevolezza di sé stesse grazie alla scuola frequentata dai loro figli.
Momenti partecipati con grande gioia e orgoglio, con coraggio e con amore dall’intera famiglia della comunità scolastica. Mamme, nonne, bambini, docenti, educatori, personale e la preside si sono uniti in un grande abbraccio per il risveglio del loro quartiere.
Un “fiume d’amore” ha attraversato le strade dello Sperone per dire no alla violenza sulle donne, e per chiedere a gran voce: “L’asilo nido dov’è?”. Molte mamme degli studenti in questi anni hanno preso la terza media grazie alla scuola. Mamme tra i banchi diventate studentesse anche loro e studiando qualche volta con i loro figli.
Poi le letture partecipate di rigenerazione urbana dello Sperone portate avanti dall’Istituto “Sperone-Pertini”, che hanno toccato le corde sensibili e i luoghi del degrado di questo quartiere all’estrema periferia di Palermo. I viaggi all’estero con Erasmus Plus, opportunità per gli studenti in Spagna, Grecia, Polonia; gli scambi interculturali nel quartiere Sperone con i loro gemelli giunti dai Paesi europei per praticare le lingue insieme alle loro famiglie italiane. Mamme con una laurea che si sono messe in gioco, altre che avendo abbandonato gli studi hanno deciso di non rinunciare al futuro dei loro figli, altre che hanno accolto e aperto le loro case ai figli stranieri con Erasmus riscoprendo il senso più profondo dell’ospitalità libero dai pregiudizi, ma ricco di tante opportunità. Inglese, francese, spagnolo, le lingue straniere per le famiglie dello Sperone. Opportunità di crescita irrinunciabili.
Ecco che “la scuola si è fatta piazza del proprio quartiere”. Una scuola per il diritto all’istruzione che combatte la dispersione scolastica. Una missione laica, una responsabilità civile, un’umanità specchio anche della vita personale della preside Di Bartolo (come ci ha già raccontato in un’intervista).
Cosa vuol dire essere donna, mamma e preside allo Sperone? “Quanto è difficile eppure irrinunciabile, cambiare e crescere, e quale alto costo può avere vivere appieno la propria maturità personale e professionale?”, è una domanda che si è posta la preside 12 anni fa, quando si stava avviando per lei una nuova fase come dirigente scolastica dopo 17 anni d’insegnamento.
Una scelta non compresa dalla sua famiglia, già al momento del concorso per diventare preside, quindi un avanzamento di tipo professionale. Cosa vuol dire essere donna allo Sperone? “Conciliare la vita familiare con il lavoro”, risponde la preside. “Vedere una madre che studia per superare un concorso quando ha già un lavoro. Una donna che cerca di realizzare le proprie ambizioni rinunciando al tempo libero, una madre che ha cercato e cerca di testimoniare con i fatti i valori in cui crede.”