Denunciati genitori per abbandono scolastico dei figli. Cosa rischia chi non manda i ragazzi a scuola? Cosa prevede il Decreto Caivano

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Una coppia di genitori, residenti nella provincia di Rimini, è stata denunciata alla Procura della Repubblica per non aver garantito la frequenza scolastica dei due figli minorenni, una ragazza di 12 anni e un ragazzo di 15.

La segnalazione, come segnala il Corriere Romagna, è stata effettuata nel dicembre 2024 dalla polizia locale, che ha applicato il cosiddetto “decreto Caivano”, un provvedimento legislativo del 2023 nato per contrastare l’abbandono scolastico e il fenomeno delle baby gang.

Il decreto Caivano prende il nome da un comune dell’hinterland napoletano, diventato simbolo del disagio giovanile e della criminalità minorile. L’articolo 570 ter del codice penale prevede la denuncia per i genitori che violano l’obbligo di istruzione dei figli, con l’obiettivo di intervenire tempestivamente su situazioni di evasione scolastica e devianza. Il provvedimento mira a garantire il diritto all’istruzione e a prevenire fenomeni di emarginazione sociale.

I dirigenti scolastici hanno il dovere di monitorare l’assiduità scolastica, identificando studenti assenti per più di quindici giorni in tre mesi. In caso di mancata frequenza, il dirigente deve avvisare il responsabile dell’adempimento dell’obbligo di istruzione e, in seguito, il sindaco, che procederà all’ammonizione. La legge prevede sanzioni severe per il mancato adempimento dell’obbligo di istruzione, che possono arrivare fino a due anni di reclusione. Analogamente, l’elusione dell’obbligo di istruzione, definita come la mancata frequenza di un quarto delle ore annuali, è punita con reclusione fino a un anno.

La segnalazione alla Procura della Repubblica, infatti, rappresenta il primo passo di un percorso che potrebbe portare a sanzioni penali per i genitori. Le autorità stanno valutando le motivazioni alla base dell’assenza dei due ragazzi da scuola, ma il caso rientra tra quelli in cui il decreto Caivano viene applicato per tutelare i minori e garantire il rispetto delle norme sull’obbligo formativo.

Il ruolo della scuola e dei servizi sociali nella lotta alla dispersione scolastica

La scuola non è solo il luogo in cui si trasmettono conoscenze, ma anche un osservatorio privilegiato per individuare situazioni di disagio minorile e evasione scolastica. Quando un alunno accumula troppe assenze ingiustificate, gli istituti sono tenuti a segnalare il caso alle autorità competenti. Tuttavia, prima che scatti la denuncia penale – come nel caso del decreto Caivano – entra in campo una rete di interventi educativi e sociali mirati a comprendere le cause del problema e a offrire soluzioni.

I servizi sociali svolgono un ruolo cruciale in questa fase. Attraverso colloqui con la famiglia e analisi del contesto, cercano di capire se le assenze siano dovute a difficoltà economiche, barriere linguistiche, problemi di salute o altre forme di vulnerabilità. In molti casi, si attivano percorsi di sostegno, come l’inserimento in progetti di mediazione culturale per le famiglie straniere o l’accesso a borse di studio e mense gratuite per alleggerire il carico sulle famiglie in difficoltà. L’obiettivo è sempre lo stesso: riportare i minori a scuola evitando che la situazione degeneri fino all’intervento penale.

Tuttavia, non sempre questi strumenti sono sufficienti. In alcune realtà, i servizi sociali sono sottofinanziati o operano con personale ridotto, rallentando gli interventi. Inoltre, esistono casi in cui le famiglie rifiutano qualsiasi forma di collaborazione, rendendo inevitabile la segnalazione alla Procura. Proprio per questo, molti esperti chiedono un potenziamento degli investimenti in assistenza scolastica e politiche di inclusione, perché la repressione da sola non basta: servono risorse economiche e strategie educative per prevenire l’abbandono anziché limitarsi a punirlo.

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