Il DEF e la Scuola

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Inviato da Marco Barone – In questi giorni è in discussione il documento di economia e finanza 2013. Da una lettura dei documenti pubblicati sul sito della Camera si evidenzia che la recente pubblicazione dei dati del Conto annuale 2011 ha, verosimilmente, consentito di effettuare una prima quantificazione dei risparmi conseguiti dallo Stato e determinato, in conseguenza, la revisione delle stime.

Inviato da Marco Barone – In questi giorni è in discussione il documento di economia e finanza 2013. Da una lettura dei documenti pubblicati sul sito della Camera si evidenzia che la recente pubblicazione dei dati del Conto annuale 2011 ha, verosimilmente, consentito di effettuare una prima quantificazione dei risparmi conseguiti dallo Stato e determinato, in conseguenza, la revisione delle stime.

Tale ricostruzione sembra asseverata anche dal testo DEF che con riguardo ai risultati relativi all’anno 2012 afferma che hanno inciso sull’ammontare della spesa i seguenti interventi:

  1. la razionalizzazione del comparto scuola;
  2. il blocco dei rinnovi contrattuali per il periodo 2010-2012;
  3. l’introduzione di un limite di spesa individuale rapportato alla retribuzione percepita nell’anno 2010;
  4. il riconoscimento solo ai fini giuridici delle progressioni di carriera disposte nel triennio 2011-2013;
  5. la riduzione in base al numero del personale cessato dell’ammontare delle risorse disponibili per la contrattazione integrativa;
  6. la rimodulazione delle limitazioni all’assunzione di personale con modalità diversificate in base alla tipologia di comparto interessato (ad esclusione dei soli comparti Scuola/AFAM e Forze armate).

Nelle previsioni emerge che la spesa per il personale presenta una flessione nel 2013 e nel 2014 ed un incremento nel 2015, per il venir meno degli effetti di alcune delle misure contenitive della spesa per il personale attualmente vigenti, in particolare in relazione alle limitazioni ai trattamenti economici individuali, al blocco della contrattazione collettiva nazionale ed alle progressioni di carriera. Per il biennio successivo si prevede una sostanziale invarianza.   

Da ciò non può che desumersi che i lavoratori del settore della Scuola sono i dipendenti pubblici che più di tanti altri hanno pagato a caro prezzo il debito pubblico con manovre economiche e finanziarie ben conosciute nel corso del tempo che hanno colpito, con vivo accanimento, proprio il settore dell’Istruzione ed in particolar modo il personale scolastico, che probabilmente, se questa sarà la rotta che continuerà a seguire l’Italia, pagherà ancora una forte e pesante limitazione di diritti per contribuire a soddisfare un debito pubblico la cui responsabilità di maturazione nè direttamente nè indirettamente può essere fatte ricadere sui lavoratori, ma la realtà Istituzionale e le previsioni del DEF, insegnano il contrario. Il Documento è strettamente connesso agli impegni maturati in sede di Unione Europea, ove de facto si è realizzata una vera e propria cessione della sovranità nazionale a favore di quella dell’austerità comunitaria.

Il Documento è strettamente connesso agli impegni maturati in sede di Unione Europea, ove de facto si è realizzata una vera e propria cessione della sovranità nazionale a favore di quella dell’austerità comunitaria. Il documento annovera tra le principali misure adottate: a) il piano per il conseguimento del pareggio strutturale del bilancio anticipato al 2013 e l’inserimento nella Costituzione del principio dell’equilibrio delle entrate e delle spese e della sostenibilità del debito delle pubbliche amministrazioni; b) la strategia di riduzione del debito pubblico da attuarsi con la dismissione e la valorizzazione dei beni pubblici; c) la profonda riforma delle pensioni, che ha reso il sistema previdenziale italiano uno dei più sostenibili in Europa; d) le misure per il contenimento della spesa pubblica (c.d. spending review), la riduzione del carico amministrativo per le imprese e il miglioramento dell’ambiente imprenditoriale; e) la riforma del mercato del lavoro, volta ad aumentare la flessibilità e a ridurre la segmentazione; f) la politica di sviluppo nazionale per l’imprenditoria a favore dell’innovazione e dell’internazionalizzazione; le misure di razionalizzazione ed efficientamento del sistema sanitario; il migliore utilizzo delle risorse comunitarie.

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