Decreto sostegno non convince i sindacati: no alla conferma dei supplenti da parte delle famiglie. Necessario un cambio di passo su specializzazione e assunzioni docenti

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Come era stato già anticipato da precedenti interventi, il decreto 71/2024, per quanto concerne il “pacchetto sostegno”, non convince le organizzazioni sindacali, audite in Commissione Cultura il 18 giugno dove attualmente si trova il testo del decreto legge.

In generale i sindacati appaiono critici sotto molti punti di vista e pongono l’accento sul fatto che, a prescindere dalle misure specifiche proposte, servirebbe un cambio di paradigma che intervenga in modo sostanziale su l’organizzazione della specializzazione sul sostegno e sull’assunzione in ruolo dei docenti.

Nuovi percorsi di specializzazione per i docenti “precari” di sostegno

Partiamo dalla specializzazione: per far fronte alla cronica carenza di docenti specializzati sul sostegno, il decreto interviene introducendo, in aggiunta all’offerta formativa delle università, una nuova offerta formativa di specializzazione sul sostegno, erogata da INDIRE (ente pubblico di ricerca già deputato alla formazione del personale della scuola), rivolta ai docenti “precari” con 3 anni di servizio, specifici per il grado richiesto.

Su questo punto, la Flc Cgil si dice contraria ad “affidare a Indire il compito della specializzazione dei precari che abbiano esperienza di insegnamento nel settore“.

Il Ministero – spiega il sindacato – prende atto del problema relativo alla specializzazione degli insegnanti di sostegno evidenziando che manca una programmazione seria legata al fabbisogno regionale e, anziché intervenire su questo, propone di affidare a Indire il percorso di specializzazione riducendo la formazione a 30 CFU e andando, di fatto, a svalorizzare l’esperienza formativa del TFA sostegno con una soluzione transitoria che non risolverà il problema in maniera sistemica”.

Più moderato il commento della Cisl Scuola, che in questo punto anzi apprezza “la proposta di affidare a più soggetti istituzionali la possibilità di attivare percorsi di specializzazione“.

Ripetutamente – ha osservato la Cisl Scuola in audizione – è stata registrata l’impossibilità per le Università di ampliare l’offerta di posti per il TFA proprio nel Settentrione, ove invece si registra in modo evidente la mancanza di docenti specializzati. Questa situazione ha costretto gli istituti scolastici del Nord − e talvolta del Centro − a ricorrere costantemente a personale non specializzato e addirittura al reclutamento attraverso Mad (messa a disposizione). Questi elementi, ripetendosi negli anni, hanno assunto ormai una dimensione di sistematicità che non può certo assurgere a regola e che evidentemente non assicura specifiche competenze e livelli di qualità previsti per un settore così delicato”.

“Peraltro, il testo non impedisce alle Università di continuare ad attivare percorsi in totale indipendenza o in convenzione con Indire“, aggiunge il sindacato guidato da Ivana Barbacci.

Per la Uil Scuola, “è opportuno, come da noi sempre rivendicato, intervenire anche con l’eliminazione del numero chiuso delle università per l’accesso a corsi di specializzazione sul sostegno e stabilire un collegamento tra il numero di posti disponibili e il reale fabbisogno a livello nazionale di insegnanti di sostegno. Un fabbisogno calcolato dalle singole Università che negli ultimi anni non è mai corrisposto adeguatamente alle necessità dell’intero Paese. Una soluzione che oggi avrebbe posto la nostra scuola in una condizione di sicurezza ed efficienza educativa migliori in termini di diritti degli alunni con disabilità”, ha detto il sindacato guidato da Giuseppe D’Aprile.

Risoluzione del contenzioso sui titoli esteri

Sulla questione del percorso riservato ai docenti che non hanno avuto il riconoscimento del titolo estero di specializzazione sul sostegno, altra misura del decreto 71/2024, la Uil Scuola Rua ha osservato che “esso rappresenta una battuta di arresto da parte dell’Amministrazione scolastica“.

Infatti, per il sindacato, “senza entrare nel merito delle varie procedure per l’accesso all’acquisizione dei titoli esteri e al contempo avere comprensione e rispetto per chi ha intrapreso tale strada (in molti casi perché non ha avuto accesso al TFA per via del numero chiuso) la scelta che attualmente viene prospettata in questo articolo 7 del D.L. è solo la certificazione di un grande ritardo nel progettare e affrontare una questione importante per la scuola italiana“.

Pertanto, “la richiesta di rinunciare a qualsiasi procedura legale sta lì a dimostrare che si tratta di un’operazione tesa in primo luogo, anche se ammantata di buoni propositi come da altisonanti dichiarazione, a salvaguardare l’amministrazione da una valanga di ricorsi in essere. Non si tratta neanche di un condono (almeno avrebbe potuto avere secondo alcuni punti di vista, non nostri ovviamente, una sua dignità) o di un intento pedagogico, ma solo di una mera questione di opportunità, che determina anche condizioni di risentimento e anche di frustrazione per coloro che hanno intrapreso un duro corso di studi con il TFA. Fatto questo che nella scuola non dovrebbe mai verificarsi”.

La Cisl Scuola nella sua audizione ha detto, a proposito di questo punto: “Sebbene la soluzione proposta abbia aspetti di complessità, tanto da essere stata oggetto di una lunga stagione conflittuale e di interventi ripetuti, riteniamo che la soluzione prospettata abbia il vantaggio di risolvere il contenzioso in atto“.

Tuttavia, onde evitare ulteriori ritardi, chiediamo di eliminare il concerto con il MUR previsto per la selezione dei titoli esteri ammissibili“, ha aggiunto.

Continuità didattica agli alunni con disabilità

Piuttosto concordi tutte le sigle nel rigettare la misura dell’articolo 8, ovvero quello che pertiene la possibilità di confermare i supplenti di sostegno su richiesta delle famiglie degli alunni con disabilità.

Proprio il sindacato guidato da Ivana Barbacci ha “ribadito il netto dissenso della CISL Scuola rispetto all’ipotesi di legare al gradimento espresso dalla famiglia la possibilità di confermare sullo stesso posto il docente di sostegno assunto con incarico a tempo determinato. Una soluzione la cui attuazione presenta elementi di rilevante complessità, oltre a rivelarsi assolutamente inopportuna e di dubbia costituzionalità”.

“Per la CISL Scuola – infatti – la continuità va garantita assicurando la stabilità dell’organico, eliminando l’eccesso di lavoro precario e ricorrendo, se necessario, a contratti di durata biennale, in linea con la vigenza delle graduatorie”.

Per la Flc Cgil, bypassando il sistema delle graduatorie, si prevede “una misura che, in nome della continuità didattica, ripropone la chiamata diretta e con questa un sistema clientelare soggetto al consenso e perpetuando la precarietà del sistema“.

Dello stesso tono la posizione della Uil Scuola Rua, che ha osservato come la misura rappresenti “innanzitutto un assurdo giuridico, che darà seguito ad una ondata di contenziosi di cui la scuola non ha assolutamente bisogno”.

Infatti – prosegue la Uil Scuola – consentire la possibilità di assegnare una cattedra sulla base del gradimento dei genitori rappresenta l’annullamento di ogni garanzia sancita da graduatorie che hanno sempre rappresentato il fondamento giuridico e costituzionale nell’assegnazione di una supplenza“.

Ci permettiamo inoltre di sottolineare come un metodo che lascia la scelta ai genitori, in particolar modo in riferimento a quelle situazioni familiari disagiate, favorisca un sistema di clientelismo e di facile ottenimento del consenso di un genitore. Sarebbe un sistema inaccettabile di vincoli e consensi che è in netto contrasto con il nostro sistema statale e costituzionale, garante di laicità, trasparenza e pluralismo“, conclude.

Nettamente contrario il sindacato Anief, che ha inquadrato così il tema:  “Sul sostegno i problemi sono seri: abbiamo il 48% dei docenti precari; inoltre, su 108mila docenti chiamati 87mila non sono insegnanti specializzati. Lo stato italiano non trasforma questo organico in organico di diritto per questioni anche economiche e li chiama come precari. Molti di loro non sono specializzati perché i posti banditi dagli atenei per il Tfa non sono adeguati alle esigenze reali dei nostri studenti più fragili”.

Qual è la soluzione finale? – si chiede il presidente Marcello Pacifico – Specializzare il maggior numero di insegnanti nel minor tempo possibile. Poi, non si garantisce la continuità didattica dei docenti con la scelta dell’insegnante di sostegno da parte della famiglia, ma assumendoli”.

TUTTE LE MISURE

Decreto in Gazzetta Ufficiale

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