Decreto scuola, Anief: 48mila docenti potranno essere assunti, allontanandosi per cinque anni dalle famiglie. 150mila ancora supplenti

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Anief – Decreto scuola è legge: in 48 mila potranno essere assunti nei prossimi anni.

Allontanandosi per cinque anni dalle famiglie. Ma in 150 mila continueranno a fare i supplenti in sfregio alla continuità didattica con aggravi per le casse dello Stato. Ogni precario infatti costa 25 mila in più a tutti i contribuenti e in migliaia contineranno a essere licenziati o a insegnare senza abilitazione. Ci saranno otto graduatorie per assumere in ruolo i futuri insegnanti a differenze delle due precedenti con una guerra che si scatenerà in tribunale, mentre il personale amministrativo delle scuole continuerà a essere chiamato con un contratto a tempo determinato per pochi euro.

È stato approvato in Senato senza modifiche il testo licenziato dalla Camera dei Deputati, nato con il nome salva-precari, da qualcuno durante il dibattito parlamentare ribattezzato ammazza-precari. Di certo, la norma, per Anief, non salva nessuno: promette a 24 mila precari con 36 mesi di servizio nella sola statale un’assunzione soltanto laddove le ex graduatorie permanenti sono esaurite; inventa otto graduatorie per entrare nei ruoli dello Stato complicando il vecchio doppio canale di reclutamento. Ignora il problema della supplentite nella scuola dell’infanzia, primaria, per i docenti IRC, gli ata e i facenti funzione dsga.

Il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico che ha già annunciato la volontà da parte del proprio ufficio legale di impugnare il decreto attuativo in gazzetta ufficiale appena sarà pubblicato ” Noi come Anief abbiamo provato a dialogare con il Parlamento ma la politica è stata sorda a parte qualche piccola modifica (abilitazione alle paritarie IeFP, anno in corso valutato, partecipazione sia al concorso per il sostegno che per il curricolare, valutazione del servizio svolto senza valutazione o quale dottore di ricerca). Poca roba che non cambia il senso del provvedimento e neanche ne legittima la scrittura. Nei prossimi giorni rilanciamo la campagna di adesione al ricorso in tribunale per avere giustizia, garantire una migliore qualità della didattica e la corretta valorizzazione del personale.”

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