Decreto anti rave, verso le modifiche in Parlamento: circoscritta la fattispecie, escluse scuola e università?
La norma anti-rave, approvato dal governo lo scorso 31 ottobre, dovrebbe essere modificato in Parlamento: abbassata la pena massima da 6 a 4 anni (evitando arresto immediato e intercettazioni telefoniche). Sarà inoltre circoscritta la fattispecie.
Secondo quanto segnala La Repubblica, la maggioranza ragiona su come cambiare la norma senza schiantarsi.
Circoscrivendo la fattispecie, dovrebbe restare fuori anche le occupazioni di scuole e università: così da non poterla utilizzare come oggi invece è possibile per una qualsiasi “invasione di edifici”, come un’occupazione di una scuola per esempio, ma soltanto in caso dell’organizzazione di rave.
L’ufficio legislativo prepara correzioni “per poter uscire dall’imbarazzo nella quale la maggioranza è finita davanti a una norma”, le parole sono di un esponente dell’esecutivo, “oggettivamente scritta male e con profili forse anche di incostituzionalità”.
Il Ministero dell’Interno ha fatto sapere che una sentenza della Corte di Cassazione, risalente nel 2000, esclude che il reato di invasione arbitraria di terreni o edifici si possa applicare agli studenti che occupano licei o facoltà. Perché, secondo i giudici, gli studenti non si possono considerare estranei alle istituzioni.
Flc Cgil: “Norma da rivedere”
In una nota la Flc Cgil esprime la propria contrarietà al provvedimento: “Sul profilo giuridico autoritario e probabilmente incostituzionale del nuovo art 434-bis del codice penale introdotto d’urgenza dal governo si sono già espressi nelle ultime ore autorevoli giuristi, costituzionalisti e associazioni. Appare molto grave infatti, che il primo provvedimento approvato dal governo Meloni sia un decreto che limita la libertà di manifestare sancita dall’Art.17 della nostra Costituzione”.
E ancora: “Punire con pene fino a 6 anni di carcere chi occupa aree private e pubbliche con raduni di almeno 50 persone che possono genericamente rappresentare un pericolo per l’ordine, l’incolumità o la salute pubblica ha un grosso significato politico: quello di criminalizzare e reprimere la naturale propensione di giovani e studenti all’aggregazione. Tanto più in un periodo come questo, di grande fermento nelle scuole e nelle università, e nei confronti di una generazione fortemente provata dalla pandemia e dalla crisi economica e sociale in corso, non ci sembra un buon segnale quello dato dal governo con questo decreto”.
Poi aggiunge: “La FLC metterà perciò in campo ogni iniziativa utile a tutela della libertà di manifestazione di cittadini e studenti e si impegnerà, sin da subito, perché questa norma venga profondamente rivista e abrogata“.