D’Avenia: “A scuola dovremmo giustificare non l’assenza ma perché siamo presenti. È il luogo della cura delle persone”
La scuola, un ambiente che tradizionalmente evoca immagini di libri, lavagne e lezioni, è vista da Alessandro D’Avenia, noto docente e scrittore, sotto una luce radicalmente diversa.
Secondo D’Avenia, la scuola va intesa non solo come un luogo di istruzione, ma come uno spazio vitale per la “cura delle persone e del mondo”.
In un contesto dove prevalgono termini quali “obbligo, rendimento, crediti, debiti”, D’Avenia ci invita a riconsiderare il ruolo fondamentale della scuola nella società. Tale prospettiva pone l’accento non tanto sugli aspetti burocratici o sul mero rendimento accademico, ma sull’importanza di nutrire l’animo umano e di contribuire positivamente alla società.
La riflessione di D’Avenia si spinge oltre, interrogando il significato stesso della presenza a scuola. “Dovremmo giustificare non l’assenza ma perché siamo presenti: che ci fai, qui?” Questa domanda, apparentemente semplice, solleva una questione profonda sull’intento e sullo scopo dell’educazione. La scuola diventa un luogo dove ogni individuo è chiamato a riflettere sul proprio ruolo e sul proprio contributo.
Interessante è notare come le parole di D’Avenia non si limitino al contesto scolastico, ma si estendano a “qualsiasi ambiente di vita”. Tale visione allarga l’orizzonte dell’educazione, collegandola strettamente con la crescita personale e con la responsabilità sociale di ogni individuo.