Dall’autorealizzazione all’isolamento: come il narcisismo digitale sta cambiando la salute mentale dei giovani e perché la ricerca di approvazione sui social rischia di trasformarsi in una trappola per l’identità

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“Mi amo troppo per stare con chiunque”, questa la frase che Sara Campanella, la giovane uccisa a Messina, aveva scelto come biglietto da visita sui social.

Diventata virale, è stata ripresa come un manifesto di libertà e autodeterminazione, ma secondo Marcello Veneziani, in un articolo su La Verità, nasconde invece una solitudine narcisistica. La dichiarazione, scrive il filosofo, riflette un egoismo assoluto, una chiusura verso ogni legame affettivo e sociale. Se da un lato la tragedia della sua morte suscita pietà, dall’altro non può essere celebrata come un modello positivo.

L’individualismo estremo e le sue conseguenze

Quella di Sara non è un’eccezione, ma l’espressione di una tendenza diffusa tra i giovani: l’idea che l’autorealizzazione passi necessariamente attraverso il rifiuto degli altri. Veneziani mette in guardia: se l’unico valore è “stare bene con sé stessi”, si rischia di legittimare indifferenza e persino azioni dannose.

Narciso contro Narciso: la società dell’io isolato

Viviamo in un’epoca di individualizzazione tragica, come la definisce il sociologo Ulrich Beck: un mondo in cui l’io si sradica da ogni legame sociale, rifugiandosi in una solitudine tecnologica. Il paradosso è che, mentre si proclama autosufficienza, cresce la paura di essere esclusi. Il narcisismo di massa alimenta anche narrazioni distorte, come quella dei femminicidi visti come scontro di genere. In realtà, sottolinea Veneziani, si tratta di aberrazioni individuali, non di una guerra tra uomini e donne. La vera sfida? Superare l’egolatria che minaccia il tessuto sociale.

Narcisismo e salute mentale: l’impatto sui giovani nell’era digitale

Il narcisismo patologico tra le nuove generazioni, sollevato da Veneziani, non è un fenomeno isolato, ma un sintomo di un malessere più ampio, legato a dinamiche sociali, culturali e tecnologiche. Diversi studi psicologici evidenziano come l’ossessione per l’autorealizzazione individuale – spesso declinata in termini di successo, bellezza e popolarità – stia producendo effetti paradossali: più i giovani cercano affermazione, più sperimentano solitudine, ansia e insoddisfazione cronica.

Social media e autostima: la trappola della convalida esterna

I social network giocano un ruolo cruciale in questa deriva. Piattaforme come Instagram e TikTok incentivano una cultura della performance, in cui il valore personale viene misurato in like, follower e condivisioni. Il meccanismo crea un circolo vizioso: più si cerca approvazione online, più cresce la dipendenza dal giudizio altrui, minando l’autenticità delle relazioni. Ricerche dimostrano che un uso eccessivo dei social è correlato a bassa autostima, perfezionismo tossico e, in casi estremi, a disturbi come la dismorfia corporea.

Isolamento sociale e disturbi psicologici

Parallelamente, si assiste a un aumento di condizioni come ansia sociale e depressione giovanile, spesso legate alla difficoltà di stabilire legami profondi. Molti ragazzi, pur essendo iperconnessi, riferiscono di sentirsi soli o incompresi. Il fenomeno degli Hikikomori – giovani che si ritirano completamente dalla vita sociale – è un esempio estremo di tale tendenza. In Italia, si stima che circa 100.000 adolescenti vivano in questo stato di autoreclusione, spesso aggravato dalla paura del fallimento e dalla pressione delle aspettative familiari.

Possibili soluzioni: educazione emotiva e nuovi modelli relazionali

Per contrastare tale deriva, servirebbero interventi strutturali:

  • Scuole più attente alla salute mentale, con programmi di educazione emotiva che insegnino a gestire frustrazione e insicurezze.
  • Una regolamentazione più severa dei social media, per limitare algoritmi che sfruttano bisogni psicologici fragili.
  • Modelli alternativi di successo, che valorizzino la collaborazione e l’empatia anziché l’individualismo esasperato.

Il narcisismo non è di per sé un male – una sana autostima è fondamentale – ma quando diventa autoreferenziale e disconnesso dagli altri, rischia di trasformarsi in una gabbia. La sfida è bilanciare amore per sé e apertura al mondo, evitando che i giovani crescano nella convinzione che la felicità sia un’impresa solitaria.

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