Dalla società liquida alla società ibrida. Lettera

Inviata da Ferdinando Mazzeo – Zygmunt Bauman, il grande sociologo e filosofo polacco, nella sua riflessione sulla vita nella società contemporanea, utilizza l’espressione “liquida”, per indicare che in essa tutto è momentaneo, fluido, cangiante, ambiguo, precario.
Ebbene, sembra che anche la scuola sia oggi fortemente attraversata da questa fluidità, da questa precarietà, da questa generale e profonda instabilità, che la rende facilmente vulnerabile e persino incapace di dotarsi di strumenti e di idonee sperimentazioni, capaci di dare risposte esaustive alle nuove sfide e ai nuovi bisogni educativi.
Indubbiamente, in una scuola, in una società, in un mondo mal regolamentato, soggetto spesso all’estemporaneità, all’improvvisazione, ai capricci delle mode, aumentano e si diffondono le paure, le ambiguità, le incertezze, la precarietà, il disordine, l’insicurezza, le critiche.
Nuove forme di protagonismo inducono a rimeditare e a riscrivere una nuova coscienza educativa e pedagogica, per realizzare una scuola i cui principi educativi siano costantemente alimentati e supportati dalla sperimentazione e dalla ricerca scientifica.
C’è bisogno di una nuova forma di politica scolastica, di governo della scuola più consono ad una democrazia matura, idonea ad assumere seriamente il concetto di autonomia strettamente in linea con un progetto qualitativo di alta formazione in un contesto di scientificità, di libertà e di autentica partecipazione.
Generalmente, la scuola dell’infanzia ha il compito di aiutare il bambino a sviluppare la sua personalità in senso intellettuale, emotivo, affettivo e sociale e, in tutto questo processo, la differenziazione psicologica fra i ruoli sessuali è una componente importante dello sviluppo dell’Io, un Io che è fonte della nostra autocoscienza, della nostra soggettività e corrisponde al mondo della nostra più personale individualità.
Ciò posto, perché questa ostinazione a ridurre, occultare o eliminare le differenze di genere? I pedagogisti e gli psicologi su quali basi scientifiche fanno poggiare l’assunto che bisogna contrastare lo stereotipo maschietto-femminuccia, che non possono esserci colori da femminuccia e da maschietto e che il colore neutro del grembiule può contribuire al benessere degli studenti e ridurre la violenza di genere?
Se le offese contro la dignità della persona si moltiplicano, se la violenza di genere è divenuta cronaca giornaliera, è perché alcune persone sono cattive dentro. Non si pulisce solo l’esterno del bicchiere, non si cura il cuore e la mente lucidando la propria immagine; bisogna avere il coraggio di eliminare tutte le incrostazioni interiori che impediscono il passaggio della luce del rispetto e dell’amore verso se stessi e verso gli altri.
È dunque importante e imprescindibile educare e orientare l’interno dell’uomo, il suo essere profondo e, soprattutto, far sì che i bambini e le bambine giungano alla fase dell’incontro con lo stesso livello di maturazione e integrazione. L’io e il tu che diventano trasparenti in un’esperienza transpersonale, il maschile e il femminile che si integrano e si rivitalizzano in un’armonica partecipazione, che imparano ad essere insieme diversi nel mondo tra gli altri.
Gli opposti non si nascondono e non si annullano, ma si superano attraverso l’unione delle opposte polarità presenti nella psiche di ogni individuo, come razionalità e pulsionalità, maschile e femminile, pensiero ed eros, conscio e inconscio (C.G. Jung).
Perché, dunque, tutte queste forzature? Ma cosa c’è al mondo di più armonico e più mirabile dell’ unità libera dei principi maschili e femminili? Che cosa c’è di più sacro e divino del proprio essere uomo o donna? Che cosa c’è di più dolce e sublime del sentirsi fiori diversi di una sola pianta, petali diversi di un solo fiore, facce diverse di una stessa medaglia?
In questa grigia atmosfera inquinata di superficialità e di non senso, il volto e il corpo dell’uomo e della donna non possono essere falsati e mistificati dentro abiti non propri.
Il permanere nell’oscuro e nell’indifferenziato ci mantiene incatenati in un mondo torbido di ancestrali paure e vendette e può determinare l’emergenza o l’irruzione di ombre ben più dense e più cupe: la nascita di una società ibrida.